Debutta oggi, alla Fiera Più libri più liberi, “Nessuno mi salverà”, romanzo di Alessandro Orofino pubblicato da Pathos Edizioni. Dopo aver barbaramente ucciso la moglie, Francesco rapisce le due figlie, ma la sua fuga termina nel parcheggio di un centro commerciale, circondato dalle forze dell’ordine. Barricato nell’auto, nel lucido tentativo di trovare un senso al folle gesto, Francesco cercherà un ultimo disperato confronto con le bambine, Melissa ed Elisabetta. Comincia così un doloroso viaggio a ritroso nella storia di questa famiglia, in cui passato e presente finiranno per sciogliersi solo nel finale. Per gentile concessione dell’autore e dell’editore pubblichiamo un estratto del romanzo
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Melissa piange. Elisabetta invece non versa una lacrima. È immobile, pietrificata. Tutto il contrario della sorella. Sono gemelle, identiche, nessuno saprebbe riconoscerle. A parte i genitori, com’è naturale che sia. Tecnicamente sono omozigote, evoluzione di un’unica cellula uovo fecondata da uno spermatozoo. In poche parole, indistinguibili. Eppure non potrebbero essere più diverse: insicura ed emotiva Melissa, determinata e rigida Elisabetta. Ecco perchè la prima non fa che piangere mentre la seconda imbriglia ogni emozione.
Sanno però entrambe molto bene una cosa: sono in pericolo.
Capiscono che potrebbero morire. A sette anni sono oramai certe che il padre, quel padre che ora è asserragliato con loro dentro la Fiat bianca comprata a rate, è molto arrabbiato e potrebbe far loro del male. Lo vedono agitato, muoversi a scatti. Continua a gridare di smettere, sbatte i pugni sul volante. Sul sedile passeggero, dentro uno strofinaccio, è avvolto un coltello da cucina sporco di sangue.
Il sangue della loro madre.
Lui che diceva di volerle bene, l’ha uccisa poche ore prima. Davanti alle figlie. Non ha neppure urlato quando l’ha colpita al petto. Quante volte? Due, tre? Hanno visto il suo braccio levarsi su di lei. L’hanno vista cadere fuori dal bar dove si era rintanata per sfuggirgli. Tutto è durato pochi istanti. Pensava di mettersi al sicuro, ma non è servito a niente: ci sono appuntamenti con il destino che non si possono disdire né evitare.
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