Ambizioso e sofisticato, un romanzo/miraggio, arguto e sperimentale, per chi vuole uscire dai soliti canoni di lettura. È “La Sublime Costruzione” di Gianluca Di Dio. I protagonisti scappano verso nord, attraverso cinque approdi omerici…
Nell’ultimo periodo sono stati tanti gli autori che si sono misurati in vario modo con Omero. Da Daniel Mendelsohn a Madeline Miller, passando per Marilù Oliva, Maria Grazia Ciani o Natalie Haynes. Ognuno a modo proprio. Spesso con risultati lusinghieri. L’ultimo a provarci è Gianluca Di Dio, scrittore, copywriter e autore teatrale, già in libreria con L’Emiliano innamorato (Fernandel, 2003), Prospero (Italic-Pequod, 2010) e Più a est di Radi Kurkk (Voland, 2019). Il tentativo di Di Dio però è veramente originale, perché la sua “Odissea” ha una chiave che si presta a molteplici interpretazioni. È un romanzo fortemente onirico e di matrice distopica. D’altronde è lo stesso Di Dio, nelle primissime battute a specificare i suoi intenti.
A chi vorrà leggerla dico questo: non credete a questa storia, è simbolica, farneticante, totalmente esagerata.
Una sfida al lettore
Ed è vero, tanto da poter affermare che La Sublime Costruzione (224 pagine, 16 euro) di Gabriele Di Dio, in libreria per Voland (con una copertina molto bella e suggestiva, col richiamo a Omero che “adesca” al punto giusto), difficilmente sarà un romanzo che incontra il gusto delle masse. Perché è ambizioso e sofisticato. Perché se è vero, da un lato, che si tratta di un libro che si legge tutto d’un fiato per la prosa affascinante, l’ambientazione post-apocalittica (che non può non rimandare a McCarthy) e gli escamotage narrativi che invitano il lettore a giungere presto al fine dell’ipnotico viaggio, è altrettanto vero che non si tratta di un libro facile, con una trama lineare e ben definita, con i buoni schierati su una sponda e i cattivi sull’altra. Ma quella di Di Dio è anche una scommessa intellettuale, una sfida al lettore, chiamato ad interrogarsi sui singoli episodi che scandiscono il viaggio dei due protagonisti (Andrej e Arvo), nonché sul senso ultimo della vita che Di Dio sembra voler delegare a nobili pensatori di scuola darwiniana come Jacques Monod.
Due profughi di guerra
Andrej e Arvo sono due profughi di guerra che scappano verso Nord, attraverso una fantomatica corriera bianca che simboleggia la speranza, e che li porterà (o li dovrebbe portare) in un cantiere enorme dove è in atto la costruzione di un edificio universale – La Sublime Costrizione, appunto – un approdo che darà loro lavoro e benessere, la felicità a cui tendere, insomma, quella felicità che spesso si insegue e mai si conquista.
E tutto il viaggio compiuto, alla fine, non è altro che un interminabile ritorno al punto da cui sei partiti, al luogo che hai abbandonato.
Cinque tappe simboliche
Ma il viaggio dei due uomini sarà lungo e per nulla agevole: Andrej e Arvo incontreranno personaggi ambigui e saranno costretti ad affrontare ammalianti pescatrici, terre popolate da “sonnivori”, colossi dalla forza sovrumana e una temibile maga dedita alla produzioni di film porno con l’intento di tenere vive le emozioni. Cinque approdi omerici (le Sirene, Circe, i Lotofagi, Polifemo e il Regno dei Morti), cinque tappe fortemente simboliche. Un romanzo/miraggio, arguto e sperimentale, che apprezzerà senza dubbio chi vuole uscire dai soliti canoni di lettura.
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Grazie Giovanni per le tue belle parole, sono molto importanti per me per continuare fiducioso nella mia ricerca che non è mai semplice e lavora sempre in una zona lontana dai potenti fari del mainstream letterario. Per fortuna che tra noi ci sono anche persone curiose e intelligenti come te.
Un grande abbraccio di cuore.