Anime salve e perdute nel Paradiso di Coulon

Richiama la migliore tradizione del romanzo del diciannovesimo secolo, ha un finale sbalorditivo e l’ha scritto la francese Cécile Coulon. È “Una bestia in paradiso”, angolo isolato dal resto del mondo dove i personaggi principali mettono in scena sentimenti fortissimi e il sempiterno conflitto campagna-città…

La Francia è la terra promessa delle edizioni e/o. Bestseller, classici moderni e autori già nella leggenda. Da Valérie Perrin (Cambiare l’acqua ai fiori) a Muriel Barbery (L’eleganza del riccio), da Mathias Enard (il più bravo di tutti?) a Eric-Emmanuel Schmitt, da Michel Bussi a Christelle Dabos, fino ai “monumenti” Jean-Claud Izzo ed Éric Vuillard. Dunque, quando arriva una novità da Oltralpe targata e/o, bisogna drizzare le antenne. È il caso di Una bestia in paradiso (187 pagine, 17 euro) di Cécile Coulon, sbarcato in libreria nella traduzione di Silvia Turato. Un romanzo entrato in punta di piedi in Italia, che merita attenzione.

Amori infranti, tradimenti, morti

Dalle prime pagine al finale che sbalordisce, il lettore farà i conti con una portata dai sapori forti, che può soddisfare palati dei più disparati. Una bestia in paradiso di Cécile Coulon (classe 1990 e già parecchi titoli alle spalle, in Italia ne sono disponibili altri tre per i tipi di Keller) è un concentrato di passioni inarrestabili, dall’ambizione più sfrenata alla delusione più cocente. Sofferenze, tradimenti, difficoltà assortite, materiali e non, travolgono quasi tutti i soggetti in campo, che fanno i conti più o meno con tutto ciò che la vita regala, non solo gioie naturalmente, dagli amori infranti alle morti più difficili da mandare giù, la durezza quotidiana della vita, che porta scompiglio nell’anima di chiunque.

Un rifugio per molti

In campagna, alla fattoria del Paradiso sfilano (poche) anime salve e (molte) perdute. In quell’angolo isolato dal resto del mondo le accoglie la proprietaria, Emilienne, che apre le porte per offrire un rifugio a molti, a cominciare dai nipoti rimasti orfani, Blanche e Gabriel. Il meccanismo narrativo plasmato da Coulon è impeccabile e permette al lettore di assistere all’evoluzione, spesso lastricata di sofferenze, dei personaggi principali, a cominciare da Blanche, passionale ma fragile, ingenua e sofferente. Emilienne – personaggio chiave assieme alla nipote – prova a prendersi cura di tutti, a lenire gli sconquassi del cuore, come pure i malanni degli animali, e ad occuparsi dolcemente delle piante. L’amore per la terra, assieme ai legami familiari, alla “roba”, e al sempiterno conflitto campagna-città sono i perni della narrazione febbrile di Coulon, che pur nella modernità del suo dispiegarsi, talvolta richiama la migliore tradizione del romanzo del diciannovesimo secolo.

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