Il coraggio è non dimenticarsi mai, la mela marcia di Prestia

Un lungo, sofferto, catartico flashback, scritto in un linguaggio semplice e profondo nello stesso tempo. Questo è “Dasvidania”, esordio autobiografico di Nikolai Prestia: la storia di un fanciullo e della sorella, cresciuti in un orfanotrofio russo e poi adottati da una coppia di siciliani. Uno sguardo alla ricerca del tempo perduto, i moti reconditi di un bimbo che, con fantasia e coraggio, riesce a vivere l’amore materno che vorrebbe avere e non ha

Dasvidania – titolo del romanzo di Nikolai Prestia per Marsilio – in lingua russa significa arrivederci, ma il significato, secondo il tono con cui il vocabolo viene pronunciato, cambia, così come d’altronde quello di qualsiasi saluto, a prescindere dalla lingua in cui esso viene espresso; pertanto, tale parola pronunciata da Nikolai, appena sceso dall’aereo che dalla Russia lo ha portato in Italia, acquisisce ironicamente il significato di un “addio “ al suo passato e nello stesso tempo di un ”buongiorno” alla sua nuova vita.

Fratello, sorella e madre

Nikolai, chiamato spesso in modo abbreviato Kola, è un bambino orfano e, per indole, silenzioso ed «era così raro sentirlo parlare che la sua voce faceva l’effetto di un dono» (pagina 9). Insieme a sua sorella Alyona vive in un istituto e, nonostante il suo temperamento, ha instaurato un rapporto amicale ed affettivo con i compagni di stanza e con il direttore che, fra l’altro, inizia il fanciullo alla lettura di Dostoevskij, finché entrambi poi, non vengono adottati da due maestri siciliani, in compagnia dei quali intraprendono il viaggio in aereo che li condurrà in Italia e all’incipit di una vita diversa rispetto a quella vissuta sino ad allora.

La madre per vivere si prostituisce, finché nell’oscurità caotica della sua esistenza, lascia i piccoli nell’istituto. L’ultima volta che, prima di morire, va a trovarli, porta loro delle mele verdi, di cui una è anche marcia, così per Kola, dotato di grande capacità immaginifica, la mela diviene lo strumento di comunicazione  con mamma Irina, con la quale instaura un rapporto mentale e fantastico, di comunicazione sincera e profonda, pur essendo talvolta arrabbiato con lei, per cui gli pare di gustare il sapore di quella mela marcia, contenuta nello stesso sacchetto.

Presente e memoria inscindibili

Il tema della vita collegiale è presente in tanti romanzi, quali ad esempio Cuori di carta di Elisa Puricelli Guerra, Lasciatemi andare: storia di un cammino di Max Pellegrino, etc…, oltreché in serie televisive, ma in Dasvidania (160 pagine, 16 euro) di Nikolai Prestia si veste di un alone speciale perché il protagonista nel suo agire quotidiano, secondo la prassi e gli orari che il collegio impone non si stacca mai dal suo passato, sicché presente e memoria sono un’unità inscindibile che trova nella mela verde poggiata sul davanzale la proustiana madeleine che lo porta “alla ricerca del tempo perduto“ o meglio il correlativo oggettivo per adoperare il sintagma montaliano della figura materna con la quale parlare e alla quale mentalmente comunicare pensieri ed emozioni.

Il romanzo si conclude con una poesia in cui, grazie alla magia dei versi, è proposta l’intera storia di vita raccontata nel romanzo ed evidenziato nello stesso tempo, il valore fondamentale che ne rende possibile la prosecuzione: «Il coraggio è non dimenticarsi mai, \ …\ Svelarsi davanti a chi ti ama,\ perché sa stare in silenzio».

La dialettica fra narratore e lettore

Nell’incipit del romanzo di Prestia, l’autore-narratore presenta se stesso in posizione etero-diegetica, ma subito dopo lascia la parola al bambino che è ancora vivo in lui e che per questo si racconta in prima persona, sicché l’acquisizione del punto di vista dell’io narrante fa sì che fra lettore e narratore si instauri un rapporto dialettico. Un romanzo autobiografico, un lungo e sofferto e nello stesso tempo catartico flashback, proposto con uno stile piano e scorrevole, un linguaggio semplice e profondo nello stesso tempo, perché capace di cogliere i moti reconditi di un bambino che con fantasia e coraggio, riesce a vivere l’amore materno che vorrebbe avere e non ha, ma che sicuramente rivivrà, pur senza mai dimenticare la mela verde di mamma Irina.

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