Un assaggio del nuovo volume di Masha Gessen (già autrice del mirabile “Il futuro è storia”), in libreria a partire da oggi per i tipi di Giuntina. “Dove gli ebrei non ci sono” ha come sottotitolo “La storia triste e assurda di Birobidzan, la regione autonoma ebraica nella Russia di Stalin”. Il progetto, tra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Trenta, fu caldeggiato da alcuni intellettuali che speravano di creare un rifugio per gli ebrei e una casa per la cultura yiddish, ma le cose nel corso dei decenni – come racconta Gessen – per varie ragioni, non andarono per il verso giusto… Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo la prima pagina di questo libro
PROLOGO
A dodici anni, seduta sul pavimento, stavo facendo quella che sembrava la conversazione più importante della mia vita con il mio migliore amico, che rimaneva per lo più in silenzio. Ero seduta sul pavimento perché la pubertà mi aveva colto di sorpresa e ora, in piedi, sovrastavo il mio amico. Era l’altro ragazzino ebreo dell’isolato, perciò eravamo inseparabili da anni. Una volta c’erano altri due ragazzini ebrei coetanei che vivevano un isolato più avanti, in un altro monolite di cemento di nove piani e dodici ingressi. Uno di quei ragazzi era scomparso circa un anno prima e il suo amico, l’altro, ci aveva detto con un tono di voce serio e sommesso che il ragazzo era emigrato in Israele.
Ero seduta sul pavimento perché così sottolineavo la drammatica nudità della stanza. L’appartamento era sembrato desolato e a stento abitato durante i sei mesi passati, da quando i miei genitori avevano spedito tutti i libri in America. Dopo avere presentato domanda per i visti di uscita alle autorità competenti avevano passato una notte dopo l’altra al tavolo di cucina a esaminare con cura due diversi atlanti mondiali, lettere di amici emigrati da tempo e varie riviste, scegliendo la loro destinazione sotto la luce gialla di una lampada della cucina, nell’oscurità. Tranne che per un recente viaggio in Polonia, non erano mai usciti dall’Unione Sovietica: il mondo sembrava troppo grande e troppo silenzioso perché riuscissero a scegliere.
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