Non solo musa di Carducci, ma scrittrice cosmopolita, apprezzata e di valore, vittima dell’oblio per le simpatie nei confronti del fascismo. Annie Vivanti, esuberante, spassosa e modernissima, torna in libreria con una raccolta di novelle, “Gioia”, a cento anni dalla prima pubblicazione
Una scrittrice d’altri tempi per una casa editrice nuovissima. La sigla Fve non ha debuttato nemmeno da un anno ma ha le idee chiarissime e recupera Annie Vivanti, negli ultimi decenni bollata semplicemente come musa di Carducci (uno scandalo nell’Italia umbertina per i tre decenni di differenza fra i due…) e nulla più. Ma dagli intellettuali suoi contemporanei considerata, anzi apprezzata. Un secolo dopo la prima edizione per l’editore Bemporad, è bello rivedere in libreria le novelle raccolte sotto il titolo Gioia! (184 pagine, 16 euro) in un bel volume verde che speriamo non passi inosservato in libreria e che, pare, sia il primo di una serie della scrittrice nata a Londra e morta a Torino. Anna Emilia Vivanti, detta Annie, madre tedesca, padre italiano (ebreo e mazziniano), finì per essere un personaggio del jet set internazionale, un’autrice alla moda, molto tradotta, cosmopolita, viaggiatrice, autrice di vari reportage travestiti da romanzi, sostenitrice del Sinn Fein in Irlanda, poi della causa italiana (in chiave anti-inglese, erano i tempi della Perfida Albione…), tanto da trasferirsi nella penisola. Fuori dai canoni e dai generi, capace di passare da articoli per i giornali a testi teatrali, dalla poesia alla narrativa, Annie Vivanti è vittima ingiusta dell’oblio, probabilmente per la vicinanza al fascismo.
Tra spasso e vezzi
Uno sguardo sul mondo, sulle relazioni fra gli individui, uno sguardo anticonvenzionale, brioso, anche esuberante, al femminile, spesso dal proprio punto di vista, di volta in volta con qualche alter ego. Ecco cosa si trova nelle pagine di questa raccolta di racconti, con prefazione di Livia Ravera («Annie Vivanti è dunque “una di noi”, nella scrittura e nella costruzione narrativa e nella capacità di mancare di rispetto a Padri e Padroni, e questo mi ha colpito fin dalle prime righe»). Spassoso e modernissimo il primo racconto, eponimo della raccolta, un dialogo che oscilla fra ciò che si pensa e quanto si dice, dalla parte di una lei, poetessa, e di un lui, scultore (Gioia! è una statua di lui a lei ispirata). Nasce un amore ma, avverte un’amica:
L’amore si posa sulla soglia del nostro cuore come una cosa mite, luminosa, alata; ci sembra una farfalla, una colomba, o un’allodola che batterà le ali, canterà e volerà via. Ma non appena è in noi, ecco che ci accorgiamo di aver chiuso nel nostro cuore una tigre; una tigre che ci rode, ci strazia e ci dilania…
Sono novelle che vogliono sempre stupire, un vezzo, una frase, un particolare, un espediente, c’è sempre qualcosa che ci fa capire che Annie Vivanti è decisamente avanti rispetto ai suoi contemporanei. In Tenebroso amore piazza una terza parte del racconto dopo la prima, prima di riprendere con la seconda.
Il lettore dirà: Il tipografo ha sbagliato. Qui doveva esserci la «Parte Seconda» non la Terza.
Invece no, Poiché la letteratura d’oggi esige qualcosa d’inatteso e d’originale, io ho escogitato questo modo di stupire il lettore.
La felicità? Si può imparare
Ironica e autoironica, fulminante, Annie Vivanti passa da una sorta d’intervista a una donna scampata alle grinfie di un serial killer (Quella che Landru non uccise) a un autoritratto da Fata Luminosa (come da omonima novella) convinta che si possa imparare a essere felici («bisognerebbe istituire dei corsi di lezioni speciali per insegnare alla gente – soprattutto alle donne! – come si fa ad essere felici»), da un dialogo fra amiche che potrebbe essere preso da un film di Hollywood (con Claudia che invita Vilia a farsi un amante “perché fa bene ai nervi, fa bene alla carnagione, fa bene al carattere; bisogna prenderlo come si prende un tonico”) a una storia, quella che chiude il volume, in cui appaiono il vate Giosué Carducci, ribattezzato affettuosamente Orco, e Piero Giacosa. Si diverte e diverte, Annie Vivanti, curiosa e libera, deliziosamente disinvolta e acuta, spumeggiante, ammicca ai lettori. Non dobbiamo più dimenticarla…
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