Scrivere di Aleksàndr Blok, nel centenario della sua scomparsa, significa portare un fiore sulla tomba di un amico perduto. Ha lasciato una delle eredità più ricche della letteratura mondiale, è il simbolo di una gioventù che ha creduto nella possibilità di un cambiamento sociale senza che questo minasse la sensibilità umana
Oggi ricorre il centenario dalla morte di Aleksàndr Blok, uno dei maggiori poeti russi di sempre, i cui versi mi accompagnano da anni e sono ormai parti del mio sentire, rendere omaggio a chi li ha scritti è portare un fiore sulla tomba di un amico perduto.
Il 7 agosto 1921 si spegne a Pietrogrado Aleksàndr Blok. Grandi studiosi, slavisti, letterati hanno parlato a profusione di Blok, della sua vita, della sua opera, del suo calarsi totalmente nel tempo in cui ha vissuto, il suo essere specchio stesso dell’inquietudine dell’epoca. La biografia di Nina Berberova è capolavoro di letteratura di genere e sentito ricordo di chi quegli anni e quelle persone le ha vissute. Angelo Maria Ripellino ne ha scritto saggi che sono da considerare esempi unici di ricerca letteraria.
Considerato quasi universalmente il più grande poeta russo dopo Puskin, Blok ha rappresentato il simbolo di un’epoca geniale della letteratura del suo paese. La sua poetica, la lirica delle sue poesie attraversano lo spazio e il tempo regalando emozioni a lettrici e lettori in tutto il mondo ancora oggi a distanza di un secolo.
L’opera di Blok nasce nei circoli letterari di San Pietroburgo, sua città natale, suo paesaggio, sfondo ideale sotteso a tutta la sua opera poetica; la sua famiglia è parte dell’intellighenzia russa, frequenta sin da giovane personaggi illustri, intellettuali con cui ha modo di coltivare la passione per la musica e per l’espressione musicale in letteratura, il verso poetico. Si avvicina giovanissimo al movimento del Simbolismo, fondato da Brjusov che affascinerà altri grandi poeti dell’epoca: Achmatova, Mandel’stam, Belyj, lasciando un segno indelebile nella poesia mondiale.
In questo contesto appare una delle raccolte poetiche più importanti dell’intera letteratura russa, I versi della Bellissima Dama (1902), in cui trova spazio l’ideale di Eterno Femminino che caratterizza in modo netto la poetica di Blok, in poesia come nel teatro, per buona parte della produzione lirica. Ad ispirare l’ideale è la figura di Ljubov Mendeleeva, donna che sposa nello stesso anno. Da questa pubblicazione, la vita di Blok è un susseguirsi di successi letterari, accolti con favore dai circoli culturali, dai critici e dal pubblico più vasto. Blok si trasforma nel tempo in una sorta di divo della poesia. La sua vita personale invece si presenta discontinua, provata, tormentata dalla ricerca di una perfezione nella donna che sfocia in continue separazioni e riunioni con sua moglie Ljubov. Emblematici i suoi Taccuini, una raccolta di pensieri e riflessioni che giovane arrivano fino al 1918 e raccontano per impressioni e brevi cenni il suo sentire come l’ambiente in cui vive.
La poesia di Blok è un continuo risuonare di immagini che suggeriscono livelli sensoriali differenti. Lo sguardo, il tatto, il gusto rientrano a significare la completezza del mondo che descrive attraverso brevi accenni. L’evocazione dell’ascolto si presenta nella caratterizzazione di paesaggi trascendentali dove l’alone, l’aura hanno ben più importanza della luce. Tutto il movimento e i movimenti restano ovattati. Nella lirica di Blok il mondo è sempre filtrato dall’anima. Non c’è concretezza, esiste la sfumatura della percezione dell’essere.
Blok e la Rivoluzione di Ottobre
Perfettamente calato nel suo tempo, Blok è autore tra i più ispirati dalla Rivoluzione di Ottobre. Il suo poema I Dodici racconta in maniera quasi sacrale le lotte del 1917 e degli anni successivi della guerra civile.
I protagonisti sono Dodici combattenti nell’inverno russo. I temi sembrano civili ma sono fortemente intrisi di misticismo e religiosità. I Dodici sono chiaramente un riferimento agli apostoli di Cristo (anche i nomi sono ripresi: Pietro, Andrea) così come la buona novella è questa volta portata dalla Rivoluzione. Si tratta di una sorta di tentativo di “trascendere” la Rivoluzione e il nascente potere bolscevico.
L’appoggio di Blok al potere non è espresso solo in versi. Nel gennaio del 1918 pubblica il saggio Intelligencija e rivoluzione in cui prende le parti dei soviet e in cui giustifica le scelte dei leader bolscevichi perché come scrive lui stesso “la rivoluzione costa sangue”. Nel ciclo Giambi (1907-1914) emerge in modo chiaro la repulsione di Blok per la borghesia, per coloro che non devono faticare, una ripugnanza per l’ipocrisia delle classi alti che determinano modelli di vita basati sull’apparenza. Allo stesso tempo Blok racconta la vita delle classi più umili, bene prima della Rivoluzione di febbraio. Si avvicina alla sensibilità delle fasce deboli della popolazione già dopo la rivoluzione del 1905, abbracciando l’idea che un cambiamento radicale sia necessario alla salvezza del popolo Russo.
Il regime, dal canto suo, è incerto sull’atteggiamento da assumere verso l’opera. La sua accettazione deriva soprattutto dell’enorme credito che Blok riscuote presso il popolo oltre che presso l’intellighenzia di Pietrogrado e della Russia intera.
Qualunque sia il giudizio politico, è indubbio che Blok partecipa agli eventi del suo tempo. È già segnato dalla rivoluzione del 1905, fiuta nell’aria il cambiamento della società russa, dà a questo cambiamento la forma di versi a loro modo rivoluzionari ed eterni.
Il teatro di Blok
I Drammi lirici di Blok rappresentano uno dei punti più alti del teatro europeo del tempo. In queste opere “l’immaginato” serve a rappresentare la realtà, i dilemmi che Blok vive sia nella dimensione privata che pubblica.
La sconosciuta racconta di una stella caduta in terra e trasformatasi in dama, di lei sanno il Poeta e l’Astrologo che la mirano da lontano, che raccolgono il suo riflesso, attendono un suo cenno e perdono la loro occasione di amare la donna. Il riferimento al Poeta è chiaro rispetto all’impossibilità di Blok di cogliere il Femminino cui anela. Come nella lirica, il teatro è onirico, smorzato da sensazioni, soffuso di luci lontane e nebbie che non permettono di mettere a fuoco l’oggetto senza uno sforzo di concentrazione.
Il lascito di Blok
Aleksandr Blok muore senza causa apparente. Una improvvisa spossatezza lo coglie già nel 1919, in un alternarsi di momenti buoni e cattivi, i sintomi lo portano ad allontanarsi sempre di più dalla vita pubblica. Muore il 7 agosto 2021, forse di una crisi cardiaca, aggravata dall’inedia. Nel 1921 a Pietrogrado la popolazione civile è provata da ormai sette anni di guerra, di fame si muore ancora.
Blok lascia, a soli trentanove anni, una delle eredità più ricche della letteratura mondiale, accompagna la Russia in una nuova epoca di cui, forse fortunatamente, non vedrà la deriva totalitarista. Resta simbolo di una gioventù che ha creduto nella possibilità di un cambiamento sociale senza che questo minasse la sensibilità umana.