Se la natura è immutabile, la diversità dei destini e delle scelte individuali diventano variabili ininfluenti perché non potranno mai modificare la struttura del sistema. Affinità fra Schopenhauer & Chico Buarque…
Se Schopenhauer avesse conosciuto il cantautore brasiliano Chico Buarque de Hollanda forse gli avrebbe dedicato Il Mondo come Volontà e Rappresentazione. Non so se a sua volta Chico Buarque conoscesse il filosofo di Danzica (d’altronde da giovane praticava i classici della letteratura europea, e suo padre era uno storico e un intellettuale); sta di fatto che nella canzone O que será Chico canta Schopenhauer.
«L’intima essenza delle cose è estranea al principio di ragione. Essa è la cosa in sé, e questa non è altro che Volontà; la quale è perché vuole e vuole perché è. La Volontà è in ogni essere la realtà assoluta». Questo è Schopenhauer.
C’è una vita che ci vive dentro, una volontà di esistere che ci determina e si esprime attraverso i nostri corpi. Corpo e volontà sono tutt’uno. Non si tratta di una volontà cosciente, deliberata, dell’alfieriano «volli, e volli sempre, e fortissimamente volli». È pura energia, è spinta cieca, è una forza irrazionale che tutto coinvolge, finanche il regno minerale e quello vegetale. Sfugge al tempo, è ubiqua, non conosce inizio né fine, insomma è causa prima e ragione ultima dell’universo.
Ne discende una drastica separazione tra destino e natura. Se la natura è immutabile, la diversità dei destini e delle scelte individuali diventano variabili ininfluenti perché non potranno mai modificare la struttura del sistema. «Alla natura sta a cuore solo la nostra esistenza, non il nostro benessere». E ancora: «La spinta sessuale è la più completa manifestazione esterna della volontà di vita, quello che può dirsi il concentrato di tutte le volontà».
Insomma, siamo fottuti sul nascere, non siamo che un corpo ospite di un parassita molto volenteroso. Lo sospettavo da un po’. Per fortuna ci sono poeti come Francisco “Chico” Buarque de Hollanda, musicista poeta e scrittore, icona della Música Popular Brasileira e della resistenza negli anni bui della dittatura militare. La cover italiana di O que será è stata fedelmente tradotta da Ivano Fossati in collaborazione con la poetessa Anna Lamberti Bocconi.
Oh, che sarà, che sarà
che vanno sospirando nelle alcove
che vanno sussurrando in versi e strofe
che vanno combinando in fondo al buio
che gira nelle teste, nelle parole
che accende le candele nelle processioni
che va parlando forte nei portoni
e grida nei mercati che con certezza
sta nella natura nella bellezza
quel che non ha ragione
né mai ce l’avrà
quel che non ha rimedio
né mai ce l’avrà
quel che non ha misura.
Oh, che sarà, che sarà
che vive nell’idea di questi amanti
che cantano i poeti più deliranti
che giurano i profeti ubriacati
che sta sul cammino dei mutilati
e nella fantasia degli infelici
che sta nel dai-e-dai delle meretrici
nel piano derelitto dei banditi.
Oh, che sarà, che sarà
quel che non ha decenza
né mai ce l’avrà
quel che non ha censura
né mai ce l’avrà
quel che non ha ragione.
Ah che sarà, che sarà
che tutti i loro avvisi non potranno evitare
che tutte le risate andranno a sfidare
che tutte le campane andranno a cantare
e tutti gli inni insieme a consacrare
e tutti i figli insieme a purificare
e i nostri destini ad incontrare
persino il Padreterno da così lontano
guardando quell’inferno dovrà benedire
quel che non ha governo
né mai ce l’avrà
quel che non ha vergogna
né mai ce l’avrà
quel che non ha giudizio.
In Schopenhauer un Padreterno non c’è. Consideriamola una licenza poetica.