Ne “L’evento della scrittura” di Sara Durantini spazio – con rispetto, competenza e grazia – a biografia e bibliografia di Colette, Duras ed Ernaux, tre protagoniste della letteratura francese. Una lettura piacevole anche per i neofiti degli argomenti, anche perché spesso il tono dottrinale cede il passo a una atmosfera più confidenziale e coinvolgente…
Ho impiegato più tempo del solito per raccogliere le idee a proposito di L’evento della scrittura (133 pagine, 12 euro) di Sara Durantini, editore 13LAB. Temevo che l’ombra di Colette, Duras ed Ernaux, le tre gigantesse della letteratura a cui il libro è dedicato, si frapponesse, in qualche modo, tra me e il lavoro della Durantini, deviando il focus del mio appunto di lettura. In un saggio come L’evento della scrittura, pensato e redatto in modo impeccabile, è concreto il pericolo per l’autrice di finire “vittima” della sua stessa bravura. Mi spiego meglio: le voci di Colette, Duras ed Ernaux emergono dalle righe tanto vitali e intense che sembra quasi si raccontino da sé, senza l’ausilio di alcuno.
Mano invisibile e magia
Immergendo il lettore nell’argomento con tanta semplicità, competenza e grazia, Durantini, assorbita dalla sua scrittura, finisce quasi per essere eclissata al ruolo di mano invisibile artefice di una magia. Confesso che lo sprone a superare l’impasse in cui ero finita, la spinta motivazionale a non desistere dal parlare de L’evento della scrittura per sottolineare, appunto, le virtù e i meriti dell’autrice, mi è venuto dall’ultimo saggio di Walter Siti, Contro l’impegno, Rizzoli editore. Alla luce delle sue illuminanti considerazioni su ciò che dovremmo attenderci dalla letteratura, spero di aver trovato l’angolazione più appropriata dalla quale riaffacciarmi al saggio per soffermarmi sui punti che ho maggiormente apprezzato.
Densità e spessore
«Come sono lontane le stagioni in cui Jakobson sosteneva che la funzione letteraria della lingua era quella di costringere il messaggio a riflettere su sé stesso! Al centro delle analisi letterarie che ora appaiono più aggiornate (…) non c’è tanto la ricerca del senso quando lo studio sull’efficacia». Sara Durantini torna, invece, a meditare proprio sulla sostanza. Nelle 133 pagine del libro utilizza il materiale biografico-esistenziale delle sue beniamine per esplorarne «in profondità, attraverso il loro modo di essere e di guardare il mondo», i romanzi, tra i quali si muove con il medesimo rispetto, la stessa dimestichezza e l’identica grazia con cui la figura femminile raffigurata sulla deliziosa copertina passeggia sul Lungo Senna. «Senso, densità e spessore» – prendo ancora in prestito da Siti – di un importantissimo segmento della letteratura francese sono illuminati dalla densità e dallo spessore della penna di Durantini.
Tre sezioni sviluppate simmetricamente
Il suo testo – in controluce è nettamente percepibile la filigrana di studi accuratissimi – è compatto, certo, per numero di pagine, ma di ampio respiro riguardo all’arco di contenuto abbracciato: tre biografie confluite in tre bibliografie. Sicuramente una lettura piacevole anche per i neofiti degli argomenti curati. L’ho altresì molto apprezzato sotto il profilo squisitamente strutturale: la scelta di sviluppare simmetricamente le tre sezioni monografiche in cui si articola, partendo da istantanee di momenti personali e dettagli geografici, è altamente simbolico. Ottiene di unire al coro delle tre maggiori, una quarta voce che, in primis, va a smorzare il tono dottrinale a vantaggio di una atmosfera più confidenziale e coinvolgente, secondo, grazie al contributo, seppur minimo, di particolari autobiografici partecipa fattivamente al progetto narrativo inaugurato dalle scrittrici francesi, con il quale esse guadagnano il merito di aver introdotto in letteratura – in maniera per nulla marginale – le sonorità femminili.
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