Venti frammenti di vita di altrettante donne fieramente siciliane in “Virità” di Giusy Sciacca. Figure autentiche, di varie epoche, dimenticate, tradite oppure travisate. Una testimonianza affinché il loro ricordo e il loro esempio rimanga vivo nell’amnesia contemporanea del frenetico oggi…
È la femmina. È la donna. È la Virità (224 pagine, 14 euro) che troneggia in questo libro (sottotitolo femminile singolare-plurale) di Giusy Sciacca, pubblicato da Kalós Edizioni. Sono venti racconti – ma forse sarebbe meglio chiamarli venti frammenti di vita – che raccolgono le testimonianze di altrettante figure, tutte fieramente siciliane, la cui storia affonda nel mito, sino ad arrivare agli albori del XX secolo. Donne trucidate, dimenticate, tradite, travisate.
Eretiche o sante
Donne che sono state dee, che hanno raccolto il fiore purpureo della rivoluzione; che hanno conosciuto la durezza dell’inquisizione o gli effluvi paradisiaci dell’arte. Talvolta eretiche, talvolta sante, tutte con qualcosa da raccontare, tutte con una propria versione dei fatti da narrare. Giusy Scaccia le fa rivivere una per una, dandone una cornice storica e poi offrendole la possibilità di parlare al lettore, in una sorta di colloquio diretto, attraverso cui rimettere le cose a posto, svelando finalmente la loro verità.
Tra lingua forbita e dialetto
Il linguaggio adoperato da Giusy Sciacca è forbito, spesso non disdegna il dialetto siciliano: l’attaccamento alla Sicilia, ai suoi miti e alla sua cultura, è un elemento dominante in ogni pagina. Ciascuna di queste eroine è profondamente sicula e proprio dall’Isola-femmina sembrano attingere forza, vigore ed autenticità. Se ciò che queste donne sia davvero la verità, è difficile dirlo. Di certo parlano con l’anima. E all’anima dei contemporanei si rivolgono, perché il loro ricordo rimanga vivido, perché non si sciolga nella menzogna o, peggio ancora, nell’amnesia collettiva di questi tempi frenetici e sbadati.
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