Male, abusi e morti fanno capolino dai racconti di Aniela Rodriguez, “Il problema dei tre corpi”. Una radiografia del Messico contemporaneo, attraverso personaggi disperati e ai margini, con finali che sono orizzonti di interrogativi…
C’è del talento in Messico, area geografica e letteraria da sempre sotto la lente d’ingrandimento della casa editrice Gran Via, che ha un occhio di riguardo per le raccolte di racconti. Come la prima pubblicata in Italia (nel 2016 in patria) da Aniela Rodriguez, autrice oggi poco più che trentenne. Storie brevi che grondano varie forme d’amore, spesso malato e in quantità ridotte, e tanta violenza, investendo le più diverse fasce sociali e anagrafiche. Per capire di che pasta è fatta Aniela Rodriguez basterebbero poche elegiache righe del primo racconto della raccolta Il problema dei tre corpi (106 pagine, 13 euro), Scatola di fiammiferi.
… ti ricordi di quando eravamo giovani? Non c’era modo di sbagliare, eppure ci siamo riusciti. Essere giovani assomigliava più o meno all’inferno.
Basterebbero queste righe, e capire che il male che si racconta in queste righe è tutto un sogno, per farsi un’idea, ma finirebbero per trarre in inganno, per la fluidità del registro stilistico e dello sguardo della scrittrice messicana, che vira in tante altre direzioni nelle storie successive.
Una collezione di efferatezze
Nei nove racconti, tradotti in un bell’italiano da Annalisa Rubino, si assiste a una collezione di efferatezze, abusi, morti violente, un pugnale piantato in petto (Trattato generale del contropiede), un colpo di pistola (Le feste di Caino), un corpo precipitato, da un’impalcatura, nel vuoto, e il coma in ospedale (Istruzioni per perdere le scarpe), cruente vendette (Le divinità momentanee), la furia di un popolo sintetizzata in un’aggressione (Gli eserciti di Dio), mali dell’anima e del corpo con non convenzionali rimedi (Il lato sinistro della tristezza), una rapina in una farmacia con un tragico e beffardo imprevisto (Kamikaze), esperimenti disumani (A Werner, con affetto). Colpiscono di queste pagine l’esattezza della scrittura, il corpo a corpo di quasi tutte le figure con la morte e il generale quadro sociale del Messico contemporaneo che emerge, un Paese in cui le regole non valgono, la droga è una compagna quotidiana, la spiritualità e la religione assumono forme ancestrali e popolari.
Figli di un dio minore
Aniela Rodriguez ha conquistato l’attenzione di molti e ha appuntato in petto una medaglia niente male, l’inclusione della rivista Granta fra i migliori giovani scrittori di lingua spagnola in circolazione. Le storie sono costruite magistralmente, le emozioni ridotte all’osso, presentano c’è anche qualche sprazzo di umorismo raffinato. I suoi personaggi disperati e ai margini – malviventi, guaritori, puttane, uomini traditi, ciarlatani – che fanno i conti con disgrazie, incubi e demoni, sembrano figli di un dio minore, vittime di caos e paure. E i finali dei racconti non sono mai sentenze definitive, semmai orizzonti di interrogativi.
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