Un viaggio alla ricerca dell’amata Nina conduce Gaspar Carvajal a Città del Messico: di questo si legge nel convincente e sorprendente debutto di Marco Lapenna, “Latitudine 0°”; la scomparsa sembra collegata all’omicidio di una psichiatra e a un suo farneticante paziente. La ricerca, dai tratti onirici ma reale, proseguirà in una foresta, tra apparizioni improvvise e disturbanti
Il confronto, impari, tra la civiltà protetta dai compromessi salvifici del contratto sociale e quella nella quale l’unica regola sembra essere quella della predazione istituzionalizzata è al centro di Latitudine 0° (256 pagine, 16 euro), il romanzo di esordio di Marco Lapenna, pubblicato da 66thand2nd.
Un cammino tormentato
La storia, che ha come protagonista Gaspar Carvajal, è quella di un cammino difficile, tormentato, a tratti pericoloso, che in modo sempre più evidente fa perdere di vista al viaggiatore la via maestra (ammesso, ovviamente, che questa ci sia mai stata) per condurlo in quei luoghi ove, mentre l’ago della bussola e della ragione ormai privi di ogni riferimento continuano a girare impazziti, si susseguono, mai dome, altrettante visioni ed apparizioni improvvise e spesso disturbanti.
Gaspar, giunto a dicembre in una Città del Messico fredda e che “gli faceva uscire sangue dal naso” alla ricerca della (sua?) amata Nina, della quale non ha più notizie da tempo, si rende subito conto che, se davvero vuol riuscire nella sua impresa, deve spostare il suo campo di indagine altrove.
Perché le ricerche in città non sembrano destinate a sortire alcun effetto, e non solo perché Gaspar non ha, né ha mai avuto, alcuna idea ben precisa sull’accaduto, né tantomeno perché i pochi indizi che riesce a raccogliere sono a dir poco sconfortanti. In realtà, ai suoi occhi appare sempre più chiaro che la scomparsa della (sua?) ragazza sembra essere legata, prima, all’omicidio di una psichiatra, la dottoressa Guzman e, poi, alla presenza inquietante di un oscuro paziente farneticante di quest’ultima, il Russo, il quale sembra essersi diretto verso la foresta, portandosi dietro proprio lei, Nina.
Spiriti, demoni e misteri
Gaspar inizia, così, nella foresta, un viaggio dai tratti marcatamente onirici eppure così maledettamente reale, che il Nostro si trova costretto a portare avanti a vista, non avendo né mappe, né guide da compulsare; e saranno le lettere indirizzate alla sorella, unico buon viatico rimastogli, a consentirgli di mantenere una sorta di contatto con il mondo reale, mentre la foresta, madre di tutti gli spiriti e di tutti i demoni, ma anche culla di mondi misteriosi ed inimmaginabili, lo costringerà ad interrogarsi di frequente sui propri sentimenti e su tutto quello che i suoi occhi increduli e la sua mente continueranno, loro malgrado, a vedere e ad elaborare. Al di là di ogni plausibile spiegazione.
Il sorprendente (e, direi, molto convincente) romanzo di esordio di Marco Lapenna è davvero difficile da imbrigliare in una armatura categoriale e d’altra parte, non riesco a scorgere in questa operazione alcun eventuale e concreto vantaggio. Lascio, dunque, al lettore, il piacere di lasciarsi, davvero, catturare, come me, da questo viaggio (nella foresta?) al di là di ogni possibile catalogazione, con un’unica avvertenza: le vertigini ed i sobbalzi, mentre cercate Nina, sono assicurati e, dunque, vi conviene allacciare bene le cinture.
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