Un grande ciclista, Oliver Fanti, e suo fratello Luca, che gli fa da manager e vive una rovina personale ed economica, sono i protagonisti del più recente romanzo di Enrico Brizzi, “La primavera perfetta”. Pagine in cui si indagano legami familiari, relazioni e reazioni, fra cadute, risalite, nuovi ostacoli, sullo sfondo di una Milano nevrotica…
Storie di fratelli, relazioni, cadute, vittorie e perdite, salite e lezioni di vita. Storie di viaggi, e dunque di cambiamenti: temi consueti, ma che si ritrovano sotto vesti nuove in La primavera perfetta (Harper Collins), quattrocento dense pagine di romanzo con cui Enrico Brizzi mette momentaneamente da parte i suoi cammini a piedi per tornare a masticare la materia prima della sua scrittura. Un romanzo corposo, ricco, da gustare: si tratta della storia di Olli, Oliver Fanti, ciclista supercampione, e di suo fratello Luca, suo manager, padre di una famiglia che va disgregandosi nel più guerrigliero dei modi e protagonista assoluto di una stagione nera che non sembra voler lasciare il morso e che lo metterà a confronto con versioni di sé inedite e volti apparentemente sconosciuti. Fino alla primavera, stagione nuova di promesse e cambiamenti, di rinascite che provano a sfidare le ferite passate mentre alle spalle tutto è cambiato.
Una costruzione classica
Tre come gli atti del dramma classico: La primavera perfetta si suddivide in tre parti, ognuna corrispondente a una stagione, giù verso l’infittirsi del buio, per poi risalire alla luce. C’è così l’autunno, stagione di caduta, che si avviluppa con le sue spire intorno a Luca frantumando dapprima il suo matrimonio e poi il formidabile contratto previsto per il fratello; l’inverno, il gelo di una stanza senza più riscaldamento, una morsa che priva di tutto, anche dell’orizzonte verso cui continuare a pedalare fiduciosi; e infine la primavera, una possibilità per ripartire dopo la rovinosa frana di tutto quello che aveva rappresentato la vita di Luca Fanti. Protagonista assoluto è lui, che si muove sullo sfondo di una Milano nevrotica e incapace di perdonare gli sbagli. Sarà infatti lo stesso Luca a dover affrontare le forche caudine della rovina personale ed economica fino a scoprire i lati peggiori di sé e fino a toccare il fondo, su cui darsi finalmente la spinta per risalire. Intorno alla brulicante Milano si agita il mondo del grande ciclismo professionistico nel quale si muove, apparentemente asettico, Oliver Fanti, il fratello minore, campione rigoroso e perfetto alla stregua di un cyborg. Una perfezione che non è da Luca, come la scena di apertura del romanzo racconta risalendo a un episodio dell’infanzia dei due. Un annuncio di quel che sarà: una caduta imprevista, seppure probabile, e il rovinoso capitombolo cui seguiranno piani di salvataggio e da cui il carattere dei due fratelli sarà plasmato.
Le relazioni in gioco
Dopo Il matrimonio di mio fratello, Brizzi torna al grande romanzo incentrato sulle famiglie e le relazioni. Temi di tanti, forse, ma affrontati qui con la sapienza del narratore che ama indagare legami e reazioni portando i personaggi su caselle dalle quali, poi, assisterà stupito alle loro mosse. Ci sono così relazioni fraterne, amicizie storiche, genitori, mariti e mogli, e poi figli e colleghi di lavoro. Davanti a ognuna di queste pedine Luca Fanti, messo alle strette dai cambiamenti e dalla vita, presenterà lati di sé sbagliati, imperfetti e persino esecrabili, scoprendosi pagina dopo pagina insieme al lettore che con lui familiarizza e tifa, scegliendo di non correre e pedalare insieme al campione Torpedo, come è chiamato Olli. È ai più sfortunati che va l’attenzione, e di sfortuna Luca Fanti ne incontrerà davvero molta nella stagione pessima che deve affrontare. Stagione della vita, dopo la svolta dei quarant’anni e il matrimonio fallito, stagione anche professionale, con un fratello all’apice della carriera la cui fortuna riuscire a gestire senza farsi fregare dai grandi squali del mondo agonistico. Luca però è solido, apparentemente sicuro di ogni sua scelta, affatto cauto, proprio come da ragazzino, in quella stessa scena iniziale che dà il la a tutta la storia che si srotolerà lungo le pagine con la piacevolezza e l’agilità di un Olli intento sui pedali a marciare verso il traguardo di una tappa.
Pedalando verso la primavera
La destinazione di tutti i personaggi è però la primavera, una possibilità di uscire dalla nube di guai
e ricominciare. Con la maestria che ne contraddistingue la voce, Enrico Brizzi si muove in questo gomitolo di relazioni sullo sfondo del mondo del ciclismo conducendo i fili della trama lungo la loro pista. I piani di Luca si spezzano e cadono, non è così per la voce che tiene insieme questa storia fino alla fine, con il giusto livello di tensione, le ricadute e i nuovi ostacoli che sembrano far riprecipitare le prime avvisaglie di speranza in nuove avversità. La verità è che Luca più e più volte si macchia di colpe che avrebbe potuto evitare, si perde nei meandri di relazioni rovinate e non riconosce più un fraterno spirito di amicizia che, fantasma sempre presente nella scrittura di Brizzi, tornerà a imporsi all’attenzione per decretare le svolte, quelle giuste e, questa volta per davvero, perfette. Così, nonostante l’imperfezione evidente che agita Luca e che lo fa scontrare con il fratello campione, per la magia che abita i romanzi noi lettori tifiamo ugualmente per lui, incitandolo a non mollare e provarci di nuovo, più concentrato, con più senno e ragionevolezza della prima volta. Proprio come nella scena finale del romanzo, la rincorsa di un sogno lungo una gara ciclistica classica, la Milano Sanremo, inframmezzata dalle salite più dure a una manciata di chilometri dalla fine. Una corsa da portare avanti in squadra, coperti da quell’appoggio che, le gambe distrutte dopo centinaia di chilometri, permetterà lo scatto finale, la volata verso il traguardo che annuncia il primo sole di primavera.
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