“Terra alta” è una svolta nella produzione dello scrittore spagnolo Javier Cercas: un duplice omicidio e un poliziotto che s’intestardisce nella ricerca della verità. Non un semplice poliziesco, fra contraddizioni dell’anima, scavo psicologico e pezzi di Storia che irrompono nella storia…
Gandesa, Terra Alta, Catalogna. Giugno 2021. Il poliziotto quasi trentenne Melchor Marín è ancora in ufficio durante il turno di notte. Quasi all’alba lo avvisano che ci sono almeno due morti nella masseria degli Adell, arrivando li ha trovati la cuoca ecuadoriana, due fagotti sanguinolenti. I cadaveri nel salone, meticolosamente torturati e mutilati, sono i due anziani religiosi ricchissimi padroni di casa, l’ultranovantenne austero imprenditore Francisco era il padrone della Gráficas Adell e di mezza cittadina. Hanno ucciso anche la domestica romena, nella sua stanza con un colpo in fronte. Non ci sono tracce di furto. Arrivano i vari poliziotti della zona. Melchor pensa che la scena sembri un rituale opera di professionisti, dice qualcosa ad alta voce, non tutti sono d’accordo.
Un passato difficile
Il viceispettore Barrera, il sergente Blai e l’intera locale piccola Unità investigativa al completo lascia spazio e comando al viceispettore Gomà, nuovo capo dell’Unità territoriale di Tortosa, che forma una squadra con i propri agenti, quelli della Scientifica e solo due di Gandesa, Melchor e il caporale Salom. Lavorano per settimane; sospettano dell’aitante marito dell’unica figlia, del vecchio amministratore delegato, di altri dirigenti dell’azienda; riflettono sulla recente affiliazione all’Opus Dei e sulle motivazioni possibili della crudele esecuzione; ma non trovano indizi e piste. Melchor è felicemente sposato, s’intestardisce comunque, ha una storia precedente a Barcellona di adolescenza criminale e di investigazioni solitarie che lì pochi conoscono. Madre prostituta e padre ignoto, orfanatrofio, aveva presto cominciato a spacciare, era finito in galera. Dentro, aveva deciso di entrare nel corpo dei Mossos, soprattutto per trovare gli assassini della madre. Ci era riuscito e nel 2017 si era trovato a eliminare con grande mira e successo un gruppo terroristico. Poi, per proteggerlo, lo avevano allora spedito nella Terra Alta, dove aveva incontrato l’amata Olga (più grande di 15 anni) ed era nata la piccola Cosette.
Hugo cambia tutto
Terra alta (377 pagine, 19 euro), edito da Guanda nella traduzione di Bruno Arpaia, è uno splendido romanzo del filologo, traduttore, saggista e grande scrittore spagnolo Javier Cercas (Ibahernando, Cáceres, Estremadura, 1962), alta letteratura. La narrazione di Cercas è in terza persona fissa sul protagonista, alternando capitoli sull’efferato delitto contemporaneo (al presente) e capitoli sulla sua biografia (al passato), segnato dalla lettura in carcere di una spessa opera in due volumi, I Miserabili. Finì quel romanzo commosso, con la certezza di non essere più la stessa persona che aveva iniziato a leggerlo, e che non lo sarebbe più stata, innanzitutto perché scelse di continuare a leggere molto. Analoga certezza avrà molti anni dopo, conosciuta e sposata Olga, la bella bibliotecaria del paese. Nel corso del tempo lo rileggerà ancora centinaia di volte e gli accidenti esistenziali lo porteranno a identificarsi nel profondo, nei vari momenti, con ognuno dei personaggi principali. E, a capire meglio, contraddizioni e plurivalenze della storia collettiva e delle vite personali, lui che ha imparato a fare a meno di cocaina e alcol, beve solo Coca Cola.
Civiltà e frustrazione
Non a caso, anche rispetto alla guerra civile spagnola (che molto interessò la Terra Alta), Olga osserva che «le vere ferite sono altre. Quelle che nessuno vede. Quelle che la gente tiene segrete. Sono quelle che spiegano tutto». Del resto, la vita civilizzata consiste nell’imparare a convivere in maniera ragionevole con la frustrazione. La Terra Alta è una delle 41 comarche della Catalogna, con una popolazione di quasi 13 mila abitanti; fa parte della provincia di Tarragona (che comprende 10 comarche); appare come una povera pietraia di perdenti, un territorio scosceso, deserto, inospitale, agreste e isolato, a circa due ore mezza di macchina da Barcellona, verso sud (da cui il titolo). Nel romanzo di Cercas buon vino rosso a chilometro zero con abbinamenti italiani: aceto di Modena, maccheroni alla bolognese. Non ha alibi chi resta a casa da solo ad ascoltare l’opera, quella sera Il crepuscolo degli dèi del maestro Wagner.
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