“La vita perfetta di William Sidis” di Morten Brask racconta la storia di una talentosa diversità, di un individuo che avrebbe potuto cambiare il destino del mondo. I suoi contemporanei, però, stentarono a capirlo, lo emarginarono e derisero…
Ci sono storie di uomini e di donne che spesso sfuggono ai più. Storie di vite tormentate, eccezionali, improntate alla genialità, ma anche alla solitudine. Storie che meritano di essere raccontate, perché non cadano nell’oblio e non finiscano per essere cancellate dal tempo. Allora a Morten Brask, autore de La vita perfetta di William Sidis (396 pagine, 17,50 euro), edito da Iperborea, va riconosciuto, senza ombra di dubbio, il merito di averci regalato un libro, per quanto in parte romanzato, sulla storia di un personaggio poco conosciuto, ma che forse avrebbe potuto cambiare il destino del mondo, compreso il suo, se le cose fossero andate in maniera diversa.
Il più intelligente, ma deriso
Lui è William Sidis, bambino prodigio vissuto in America nei primi anni del XX secolo, considerato a buon diritto l’uomo più intelligente mai esistito. Capace di fare cose assolutamente impensabili per qualsiasi altra persona, in grado di tenere testa ai più brillanti scienziati dell’epoca, stimolato da una coppia di genitori, Boris e Sarah, particolarmente attenti al suo sviluppo intellettivo, William finì purtroppo per essere deriso – e addirittura disprezzato – dai sui stessi contemporanei, lontani dal comprendere la geografia della sua mente e la profondità del suo pensiero.
Fanciullezza, giovinezza, maturità
Attraverso tre momenti differenti della vita di Sidis, Brask ne ripercorre alcuni momenti salienti, ciascuno dotato di una propria autonomia narrativa: la fanciullezza, tra letture onnivore e riflessioni audaci; la sua giovinezza, tra simpatie socialiste e un amore platonico; ed infine la sua maturità, protesa alla ricerca della vita perfetta, quella della solitudine, l’unica in grado di dargli quella serenità che il destino gli aveva negato. Nella sua talentuosa diversità, Sidis si trasforma, agli occhi dei compagni, in un fenomeno da baraccone prima e in un pericoloso sovversivo dopo. La sua figura diventa iconica, inarrivabile, ma il mondo stenta a capirlo: come altri prima di lui, l’esistenza genera sofferenza, gli sguardi alimentano diffidenze e ciò che rimane da fare è solo allontanarsi. Da tutto, da tutti.
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