A Cali, noto cantautore francese, riesce l’incantesimo linguistico di esprimersi come il bambino di sei anni che è stato nel romanzo autobiografico “Solo i bambini sanno amare”. La scomparsa prematura della madre è l’inizio di un percorso di rara sensibilità, fra cicatrici e opportunità, dolore e dolcezza
Prendete un noto cantautore francese di acclarate origini italiane. Prendete il dolore più folle che possa sconvolgere la vita di un bambino. «La tua voce è la bontà stessa quando mi racconta che non moriremo. Mai». E invece la mamma di Bruno muore poco più che trentenne, di cancro, quando lui ha appena sei anni. Ed è l’inizio di un percorso di rara sensibilità, che ha le sue fondamenta, quelle di una vita, nell’amicizia e nell’amore, radici di un’esistenza e di una carriera artistica che non passano inosservate, specialmente in Francia. Se qualcuno ha sani pregiudizi per i libri scritti da cantanti, attori, uomini dello show-biz, li tenga pure con sé accostandosi a Solo i bambini sanno amare (153 pagine, 16 euro) di Cali (nome d’arte di Bruno Caliciuri, notissimo esponente della musca d’Oltralpe), romanzo autobiografico, pubblicato con cura da Vague edizioni, tradotto da Gabriella Montanari e Sylviane Tulimero. Alla fine della lettura nessuno se si stupisca se i pregiudizi saranno crollati sotto i colpi di una scrittura disadorna ma poetica, che si srotola con la voce di un bambino, alle prese con una ferita immensa che sconvolge l’infanzia e la vita.
Carol e Alec
L’amore nel piccolo Bruno, che pure incamera dolore a pieni polmoni, non si esaurisce, ma si moltiplica. È il suo modo di fare i conti con la morte, di non interrompere il dialogo con la madre, di cercare e dare sostegno, soprattutto al di fuori del proprio nucleo familiare. Ama Carol (incide le sue iniziali sul palmo di una mano), compagna di scuola che non lo ricambia, ha un rapporto viscerale con l’amico Alec (sarà lui a baciarlo in bocca), quasi un fratello, racconta tutto in prima persona, col candore e con lo stupore di un’età che Cali ha superato da più di quarant’anni. L’incantesimo linguistico gli riesce, tramite pagine che strappano facilmente accessi di commozione in chi legge.
La vita bugiarda degli adulti
La sofferenza del padre, che comincia a bere, i passaggi a vuoto del resto di una famiglia spezzata – verrebbe da dire, la vita bugiarda degli adulti, presenti nell’orizzonte di Bruno, ma mai decisivi, mai risolutori, forse con la sola eccezione di Patricia – qualche problema di salute che lo riguarda in prima persona, perfino la «partenza per l’inferno» (un campo estivo in compagnia della sorella Gina) non gli trasmettono fino in fondo scoramento, o magari lo mescolano a una nostalgia struggente e a sentimenti positivi che mai sembrano arrendersi. Da quel piccolo centro catalano della Francia sud-occidentale, dalle continue fughe dalla disperazione, dalla fragilità e dalla rivolta nasce il pathos della musica di Cali e, dunque, della sua anima. Quello di Cali è un romanzo di cicatrici, ma anche di opportunità, di un amore accoltellato che però indica strade diverse dal dolore, che portano al disincanto, ma anche alla dolcezza.
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