Dilorenzo e i dolori del giovane velocista

La parabola di un ragazzo di colore, adottato da una coppia di italiani, poi giovane adulto, nel romanzo di debutto di Antonella Dilorenzo, “Limite bianco”. Dalle sofferenze per gli episodi di razzismo con cui fa i conti alle ambizioni sbagliate che gli nascono dentro negli anni. In mezzo l’unico “luogo” di pace, la corsa. L’incandescente materia psicologica resa condelicatezza e lucidità

Carl va alla scuola media, corre i 100 metri (ha il mito di Owens e un nome di battesimo impegnativo, come quello di Lewis, il “figlio del vento”) e tenta di far emergere la propria identità e di integrarsi in un microcosmo italiano. È stato adottato da Achille ed Elisa, coniugi romani. Corre anche per sfuggire ai compagni di scuola media che lo discriminano, a cominciare dal bullo e violento Gerardo (che dietro le apparenze cela tante fragilità). Giornalista e narratrice, nata in Puglia, Antonella Dilorenzo colpisce per la freschezza della prosa e per l’apparente semplicità di Limite bianco (176 pagine, 14 euro), romanzo breve con cui esordisce, per la casa editrice Scatole Parlanti. Una storia senza manicheismi, con zone grigie, in cui tutti i personaggi, ma proprio tutti (a cominciare dal padre di Carl, o da Giorgio Pagri, faccendiere che è il datore di lavoro di Achille) hanno qualcosa da nascondere

Bullismo e sensi di colpa

Carl, ragazzo dalla pelle nera, è schernito e maltrattato (chi non ci comporta così nei suoi confronti, nella migliore delle ipotesi fa finta di niente), ma a un certo punto si lascia perfino travolgere dai sensi di colpa. Come se tutto il male che gli viene riversato addosso avesse origine da lui e dai suoi comportamenti, che se perfino i dissidi fra i suoi genitori fossero da addebitare a sue opere o omissioni. Antonella Dilorenzo maneggia bene la materia incandescente della psicologia di un ragazzo e la fa emergere con delicatezza e lucidità. Facendoci correre accanto al suo protagonista, che sta bene solo quando è in pista.

Tra l’avidità e ciò che conta davvero

Non solo bullismo e razzismo sono i cardini della narrazione di Dilorenzo. Entrano in gioco, con i personaggi adulti, anche gioco d’azzardo, ludopatia e una certa “disinvoltura” fiscale. È l’Italia d’oggi in alcune declinazioni e zone d’ombra. In Limite bianco (nella seconda parte del romanzo) il lettore segue e ritrova Carl a vent’anni, alle prese, se possibile, anche con guai maggiori di quelli affrontati qualche anno prima, con un mondo degli adulti squallido e inconsistente. Carl è già un velocista di una certa reputazione, ma a mettergli i bastoni fra le ruote ci sono in un caveau svizzero i soldi sporchi e gli affari loschi di Pagri, che ha già condizionato negativamente la vita del padre di Carl. Il ragazzo che ha finito per sognare potere e denaro, cadrà nel gorgo del faccendiere o saprà riscattarsi, comprendendo ciò che conta davvero nella vita?

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