Un viaggio immaginifico, fuori dal tempo e dallo spazio conosciuto. È un grande romanzo “Piranesi” di Susanna Clarke, che evoca un futuro decadente per il genere umano. Protagoniste la solitudine e la prigionia di Piranesi, individuo che non ricorda il passato né il suo nome e vive in un intricato labirinto…
Più che una rivelazione, Piranesi (300 pagine, 16,50 euro) è una sorta di miracolo letterario. «Ok, stiamo calmi e non cominciamo coi paroloni», starete pensando. Vabbè. E allora ricorriamo al dizionario. Per la Treccani, miracolo è «qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto supera i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere». Bene, confermo: Piranesi è una sorta di miracolo letterario poiché mi ha sorpreso, meravigliato, stupito avendo superato i miei limiti delle normali prevedibilità dell’accadere. Il punto probabilmente è che il fantasy non è il mio genere preferito: al di là di qualche Tolkien (strepitoso autore) o di qualche Harry Potter, non sono mai andato oltre. Ne riconosco i pregi, apprezzo (quasi invidio) coloro che sono capaci di inventarsi universi interi. Ma questo tipo di storie non mi hanno mai scaldato più di tanto, neppure da ragazzino.
L’opera di Susanna Clarke, invece, mi ha rapito: meno di 48 ore per divorare 300 pagine (tradotte egregiamente da Donatella Rizzati). Fazi ha collocato questo romanzo nella collana LAINYA, ovvero Young Adult, ma secondo me è riduttivo. Perché, come ha detto Neil Gaiman, la Clarke «usa gli strumenti della fantasia per parlarci di noi stessi». Che è poi il segno distintivo di ogni grande romanzo, soprattutto quelli che varcano la soglia del reale.
Lui e l’Altro
Un accenno alla trama: Piranesi è un tipo un po’ strambo che vive nella Casa. Piranesi non ricorda il suo passato, né il suo nome. Sa che la Casa è il suo mondo, l’unico che conosce. La Casa è un intricato labirinto con smisurati saloni classicheggianti, dove trovano posto migliaia di enormi statue di marmo bianco. Ci sono scalinate imponenti, colonne e pavimenti in rovina, stanzoni sotterranei inondati dalle maree oceaniche che risalgono da chissà quali abissi. Piranesi è l’unico abitante della Casa, ma non è solo: un paio di volte a settimana, infatti, incontra l’Altro, un uomo elegante, enigmatico, che cerca di carpirgli le conoscenze della Casa che Piranesi ha archiviato meticolosamente nei suoi diari, nel corso del tempo. Un giorno però, compaiono strani messaggi in uno dei saloni. Piranesi spera si tratti di un nuovo amico, per l’Altro invece è una terribile minaccia. Il pericolo che diventa imminente, si avverte nello stato d’animo dei protagonisti. E da questo momento in poi, il romanzo assumerà i contorni di un fantathriller che non vi lascerà scampo. Chi è colui/colei che ha raggiunto la Casa? Come ha fatto? E chi è l’Altro? Ma soprattutto: chi è Piranesi?
Mondi fantastici e ritmi ancestrali
Dalle descrizioni e dalle atmosfere della Casa fioriscono scenari da favola, legati ad altri mondi, mondi fantastici, irreali o magari soltanto antichissimi e quindi andati perduti; emergono vincoli ancestrali con un passato che l’uomo ha forse dimenticato. E allo stesso tempo, il declino in cui versa la Casa, la solitudine e la prigionia di Piranesi, la Natura – gli uccelli, i pesci e le alghe – che si riappropria dei propri spazi, evocano un futuro decadente per il genere umano che non sembra poi così lontano.
I rimandi letterari
L’intreccio è spiazzante e avvincente, degno del miglior Stephen King (come non pensare a 22/11/63?), ma non è solo al re del thriller americano che Piranesi rimanda. Il romanzo che Susanna Clarke ha impiegato 17 anni per confezionare (tanto è passato dalla pubblicazione del suo celebratissimo Jonathan Strange & il Signor Norrell) è fortemente introspettivo, a tratti fosco e oscuro, e intriso di poesia e realismo magico. I riferimenti letterari che saltano all’occhio sono di altissimo profilo: da Adolfo Bioy Casares (L’invenzione di Morel) a Guido Morselli (Dissipatio HG), passando per Shirley Jackson (Lizzie e Abbiamo sempre vissuto nel castello). Ma c’è di più: perché leggendo Piranesi, più e più volte la mia mente è andata sbattere contro la figura di Giorgio de Santillana e il suo Il Mulino di Amleto, monumentale saggio sul pensiero arcaico, sul mito e la struttura del tempo, quel tempo che Piranesi – metaforicamente – misura in modo originale, anomalo e forse più naturale rispetto a quanto siamo abituati a fare noi, uomini dell’era post-industriale. Piranesi è un viaggio immaginifico, fuori dal tempo e dallo spazio conosciuto. Un viaggio fuori dal comune come sa esserlo solo un romanzo geniale. O miracoloso. Fate voi.
^ La fantascienza in Europa inizia propriamente alla fine del XIX secolo con il romanzo scientifico (scientific romance), di cui un esponente di spicco fu Jules Verne (1828 – 1905), per il quale la scienza era piuttosto sul livello dell’invenzione, come pure le storie di critica sociale orientate alla scienza di H. G. Wells (1866 – 1946) Brian Stableford, in C. S. Lewis sostiene che “fintanto che l’umanita restera imperfetta e peccaminosa, la nostra esplorazione di altri pianeti fara piu danni che bene”. La maggior parte degli autori del romanzo scientifico non dimostrano comunque sufficiente interesse per l’argomento. Si puo notare come in molte delle opere di tutti gli autori gia citati l’umanita risulta condannata, o a causa del peccato originale o, assai piu spesso, a causa di fattori biologici che ci riguardano fin dai piu antichi progenitori scimmieschi .