Lattanzi, la casa parlante e i luoghi oscuri di una madre

“Questo giorno che incombe” di Antonella Lattanzi è una storia nera in seno a una famiglia, con atmosfere alla Stephen King e pagine magnetiche. Scandaglia la maternità fra inadeguatezze e sensi di colpe. La protagonista Francesca, sposata e due figlie, fa i conti con insoddisfazioni, paure, vuoti di memoria e un’attrazione per Fabrizio, un vicino di casa. Ogni equilibrio è del tutto spezzato quando dal condominio in cui vive Francesca sparisce una bimba…

Dopo Una storia nera, Antonella Lattanzi torna con… un’altra storia nera. Indagando luoghi oscuri, ancora in seno a una famiglia – trasferita da Milano a Giardino di Roma, periferia della capitale – Lattanzi mostra di non avere paura delle sfide e nel suo nuovo titolo cita esplicitamente Shakespeare, Questo giorno che incombe, pubblicato da Harper Collins, casa dove ha seguito Carlo Carabba, editor con cui aveva collaborato in seno a Mondadori. Il Bardo non è l’unico ambizioso riferimento letterario di un romanzo che guarda, abbastanza platealmente, a certe atmosfere dei romanzi di Stephen King (in esergo righe dall’avvertenza a Shining). Si prende il lusso di rischiare Lattanzi e scrive un romanzo che potrebbe dividere un immaginario pubblico di lettori tipo: difficile sostenere che le pagine non siano magnetiche e non trascinino chi legge, difficile sostenere il formidabile e inesorabile crescendo del pathos di una storia che dialoga con vari generi (finisce per essere anche un romanzo d’amore, ma nella misura in cui «l’amore non è una verità. È solo un’ipotesi plausibile»), ma qualche prolissità e paranoia di troppo nel personaggio principale possono inficiare il giudizio di taluni, non di chi scrive queste righe.

Angosce e minacce

Il buio dell’angoscia che si insinua in Francesca (la protagonista) e Massimo, e nella loro nuova vita che condividono con le loro figlie Angela ed Emma (dette il Generale e Psycho, per dire delle loro personalità), è un tamburo incessante che batte lungo i novantotto brevi capitoli del romanzo. La placida cordialità dei vicini di casa cozza ben presto con un pressante senso di minaccia che opprime Francesca, le schiaccia il petto e i pensieri, e va a sommarsi con piccoli segnali negativi che via via diventano presagi allarmanti. La figura femminile è passata ai raggi X, in particolare il suo essere madre (fra inadeguatezze e sensi di colpe), donna che ha quasi rinunciato alla carriera e accudisce e cresce quasi da sola le due figliolette: le loro esigenze la assorbono così tanto da distoglierla dalle illustrazioni di un libro che ha scritto e che punta a pubblicare.

Ombre sinistre nel grande condominio

Perplessità, insoddisfazioni, paure, il peso di maldicenze e pettegolezzi, vuoti di memoria e un’attrazione per il solitario Fabrizio, musicista e vicino di casa, modificano lentamente lo sguardo e la vita di Francesca, che finisce per sbandare e perdersi, per non capirsi più: arriva a fare pensieri orribili e si sente prigioniera delle mura in cui abita. La convivenza in una piccola comunità come quella del grande condominio romano del romanzo di Lattanzi (qui un video con i suoi consigli di lettura per il nostro canale YouTube) è tutt’altro che semplice: dietro i volti sorridenti dei più cominciano a emergere ombre sinistre. E un evento – la scomparsa di una bimba – squassa qualsiasi tentativo di cercare un equilibrio. Se qualche certezza sembra materializzarsi in fretta, presto viene meno, i sospetti si collezionano, le amnesie aumentano

I dialoghi con l’appartamento

Fra colpi di scena e ossessioni, personaggio tutt’altro che secondario di Questo giorno che incombe è la… casa. Con cui Francesca… dialoga. L’appartamento consiglia, se la prende, spesso parla all’imperativo, la butta sul ridere e interroga la donna. Costantemente. Fino all’apice della tensione narrativa, a un paio di capitoli dalla conclusione.

‘Ho fatto solo casino. Ho pensato solo a me stessa. Se ce ne andassimo di qui, io e le bambine, dove andremmo? Dovrei crescerle senza un padre? Un padre che… che colpe ha, davvero, se ci pensi? Non ho il diritto di fare una cosa del genere alle mie figlie’.

‘Francesca’, la voce della casa si fece dura. ‘Queste sono scuse. La verità è che non hai la forza di andartene’.

Francesca fece silenzio un attimo. ‘E se anche fosse vero? Se avessi ragione tu? Se io non avessi la forza? Se io non ce l’avessi questa forza di vivere che tutti hanno?’.

 

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