Umberto Eco non ha mai smesso di interrogarsi sui meccanismi della semiosi e sulla società. Il suo è un pensiero orientato, sempre versatile, pronto ad allargarsi includendo nuovi interessi in un… magma costante. Stefano Traini, allievo del grande semiologo, si cimenta nella sfida di raccontare il maestro a cinque anni dalla scomparsa. nasce così il suo saggio “Le avventure intellettuali di Umberto Eco”
Come raccontare i tanti fili e le altrettante trame del pensiero intellettuale di Umberto Eco senza cadere nella vertigine della lista, presi dalla smania di inseguire i numerosissimi spunti e interessi, e come, invece, tentare di restituire una forma, un’impalcatura, grazie alla quale capire qualcosa dell’Eco-mondo, e iniziare accompagnati un viaggio di esplorazione? Stefano Traini, docente di semiotica all’Università di Teramo e allievo di Eco, accetta la sfida e con il suo Le avventure intellettuali di Umberto Eco (136 pagine, 19 euro), pubblicato da La Nave di Teseo in occasione del quinto anniversario dalla morte del grande semiologo italiano, si cimenta nella prova.
L’intento è esplicito fin dalla premessa, e così l’ostacolo da superare, ovvero la difficoltà di sondare una produzione vastissima che raccoglie pensieri e scritti in tanti “angoli”, dalla filosofia alla semiotica, dall’estetica alla comunicazione di massa, per non parlare della narrativa. L’approccio, mette le mani avanti Traini, non può non partire da una serie di selezioni e organizzazioni logiche della materia. Ed ecco quindi una summa echiana piuttosto agile, seppure con qualche tecnicismo che al lettore estraneo alla semiotica sembrerà oscuro, un libro con il grande pregio di presentarsi sotto forma di guida orientata con tanti percorsi che, alla fine, costruiscono una rete entro cui collocare la parte più consistente delle riflessioni di Umberto Eco.
Tra avventure e strutture
Ordine, quindi, prima di tutto: Le avventure intellettuali di Umberto Eco procede con tre grandi macro-capitoli: il primo è dedicato agli studi di Eco, dalla tesi di laurea in estetica, attraversando la fase pre-semiotica, fino alla formulazione della teoria vera e propria sulla semiosi e l’interpretazione; il secondo affronta la narrativa, con riassunti delle trame dei romanzi di Umberto Eco e una ricognizione della poetica; infine gli scritti dedicati al mondo mediatico e delle comunicazioni di massa, mai raccolti in volume ma sparsi in diverse opere.
Non c’è tutto, ma molto sì, tanto da entrare in quel profondissimo mondo fatto delle grandi passioni intellettuali di un gigante della cultura italiana. Tutto torna, infatti, capitolo dopo capitolo: pregio della selezione e del criterio adottato da Traini in questo volume è rintracciare parallelismi che sono innanzitutto cronologici, ma anche frutto di ricerca e approfondimenti di volta in volta legati alle letture di Eco, ai suoi interessi in dialogo con la società e le sue novità. Quello che ne deriva non è un ritratto frammentato dove la saggistica e la produzione scientifica sono nettamente separate da narrativa e altri scritti, ma un quadro omogeneo che rispecchia una costellazione di interessi declinati con linguaggi e approcci diversi.
Soprattutto, l’autore è abile nel delineare alcuni fil rouge che segnano, ritornando e manifestandosi in vari periodi e in diversi scritti, le tappe della ricerca di Eco. È un doppio movimento che, in omaggio a Joyce, grande passione intellettuale di Umberto Eco, procede per modelli strutturali e rigorosi da un lato, e si apre all’opera aperta dall’altro, tra metodo rigoroso e avventura esplorativa. Un doppio regime e un doppio sguardo che forse sono proprio il segreto della profondità e ampiezza del pensiero di Eco, nel quale tornano gli interessi costanti per il ruolo del lettore e destinatario, e per la comunicazione di massa. Saranno questi spunti a definire l’avventura del Professore: dalla semiotica alla comunicazione, includendo anche i romanzi.
Dentro il campo semiotico
Imprescindibile, in questo volume, l’accurata analisi di come e attraverso quali spunti, letture e scritti si è sviluppato il pensiero semiotico in Eco. Su stessa ammissione di Stefano Traini, è forse proprio questo il cuore del libro, intorno al quale ruotano le parti dedicate ai romanzi e alla comunicazione di massa. Perché dalla tesi su Tommaso D’Aquino fino ai saggi successivi considerati pietre miliari come Opera aperta, I limiti dell’interpretazione o Lector in fabula, Eco non ha fatto che ricercare metodi per mettere a sistema i suoi diversi interessi legati all’estetica, all’interpretazione, al modo di significare dei testi.
Traini dà via così a una rilettura delle avventure di Eco attraverso i suoi scritti, in ordine di apparizione. Si delinea un pensiero orientato, sempre versatile, pronto ad allargarsi includendo nuovi interessi. Di ogni opera, selezionata tra le più rilevanti nel percorso scientifico di Eco, l’autore fornisce una summa, riassumendo con cura i fili teorici tracciati da Eco. Fili tirando in quali, pagina dopo pagina, si intravedono le geometrie sempre più nitide di quel campo semiotico dove Eco continuerà a indagare ed esplorare, di avventura in avventura, per tutta la vita. Sarà infatti proprio lui il fondatore di quella che per gli addetti ai lavori è la semiotica interpretativa, le cui basi sono gettate nel Trattato del 1975 che Traini delinea attraverso i principali termini teorici e concetti. Sono parti di un metodo che Eco perfezionerà di libro in libro, senza smettere di interrogarsi con una curiosità mai sazia sui meccanismi della semiosi e sulla società.
Approdi e partenze: dalla semiotica ai romanzi
Ci sono delle costanti nell’Eco-pensiero, sono fatte di passioni a volte pre-semiotiche condotte dentro il nuovo campo di gioco. Traini le rintraccia: ecco le avanguardie, la comunicazione di massa, dalla tv ai fumetti, dai giornali al kitsch, la riflessione sulle immagini, quella sul lettore. Ogni elemento viene rivisto da Eco sotto le lenti di una semiotica in via di definizione, ed è l’analisi di questi fenomeni culturali a dare forma agli approdi teorici, spesso nati proprio dalle riflessioni sulla comunicazione di massa, la tv, i giornali, i social.
Ma ogni approdo non può che essere una nuova partenza, in fede alla duplicità che disegna la linea di ricerca echiana: costruire, ordinare, ripartire e allargare il campo. Le problematiche tracciate all’inizio del percorso si allargano, variano, si confrontano con il pensiero contemporaneo e con segni, referenti, icone, simboli, con verità e discorsi sociali, con la bellezza e con il falso.
Sono tutti temi dell’universo di Eco che, in quanto tali, si riaffacciano su un altro livello dell’avventura intellettuale, quello che riguarda la narrativa. Traini riassume i grandi romanzi di Eco, da Il nome della rosa a Il pendolo di Foucault, da L’isola del giorno prima a Baudolino e Il cimitero di Praga, arrivando a La misteriosa fiamma della Regina Loana e Numero Zero. La scrittura si sovrappone all’attività saggistica, ne è naturalmente influenzata e vi attinge, proponendo alcune tra le passioni di Eco, come i falsi storici o l’interpretazione. Si allarga così, con un altro linguaggio, la grande avventura della ricerca.
Con gli occhi di Umberto Eco
Nel magma di interessi di Eco si mescolano Superman e Mike Bongiorno, i Peanuts e l’estetica medievale, il pensiero di Peirce con la linguistica strutturale. Tutto si incastra in una grande avventura curiosa di capire meccanismi e fenomeni della cultura di massa, attingendo a interessi e fenomeni che fanno sembrare impossibile trovare una sola chiave di lettura per addentrarsi nella scoperta dell’Eco-mondo. Al centro di ogni viaggio resta però sempre forte il legame tra cultura e comunicazione, un percorso da inserire in quel campo semiotico allestito e raffinato nel corso degli anni fino a diventare una teoria della cultura vera e propria.
È piacevole, leggendo il libro di Traini, perdersi in quelle che Umberto Eco definirebbe passeggiate inferenziali: lasciarsi suggestionare da studi, da letture, da idee. Lo è anche per la straordinaria attualità del pensiero di Eco, che risuona tra le immagini dei mezzi di comunicazioni attuali fornendo visioni che, ancora e sempre, suggeriscono soluzioni e invitano al futuro.
Si respira tutto il piacere della ricerca in questo ritratto avventuroso del più grande intellettuale italiano: la capacità di costruire mondi – scientifici e romanzeschi -, e il gusto di navigarli, la ricchezza di letture e riflessioni, la solidità di architetture di pensiero che su queste si costruiscono, guardando oltre. «La vita è una “meravigliosa accumulazione di sapere”, è la costruzione di una esperienza» ammetteva infatti lo stesso Umberto Eco in mezzo alla sua meravigliosa avventura. «Che spreco, decine di anni spesi per costruire un’esperienza, e poi buttare tutto» aggiungeva pensando alla morte. Ma poi, forte della sua ironia diffidente, concludeva che «forse è meglio continuare, per gli anni che ancora mi saranno dati, a lasciare messaggi in una bottiglia per quelli che verranno». Agli avventurieri di oggi e di domani, la fortuna di incappare in quelle bottiglie, e decifrarne le straordinarie mappe del tesoro.
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