Due zie austere e benestanti accudiscono l’unico nipote, Jean, giovanotto aitante, il miglior partito dei dintorni. Qualcosa però spezza le certezze e la regolarità delle loro vite: una gravidanza inattesa, un matrimonio imposto, a cui seguono l’emergere di opere e omissioni, paure e miserie e dolori silenziati a lungo ma non per sempre e infine un piano perverso. “La fattoria del Coupe de Vague” è l’ennesimo magnetico romanzo di Simenon tra anime grigie e atmosfere rarefatte
Un altro magnetico romanzo duro di George Simenon, asciutto nello stile, corposo e inarrestabile nel plot. Altre anime grigie imbevute di vite da nulla. Altre atmosfere rarefatte, in una terra da giornate monotone. La bisaccia del papà di Maigret, specie senza il commissario, non sembra esaurirsi e il nuovo recupero della casa editrice Adelphi, nella traduzione di Simona Mambrini, è La fattoria del Coup de Vague (142 pagine, 18 euro). Un gioiello, un romanzo cucito di incertezze, menzogne, sospetti, che parte forte, dopo sei pagine una scoperta sconvolge il destino di un giovane, poi scorre implacabilmente come un fiumiciattolo, ma alla fine rompe gli argini…
Fra molluschi ed estreme conseguenze
La cena cuoceva a fuoco lento, come le loro vite.
Sono esistenze scandite regolarmente quelle del mitilicoltore Jean, aitante giovanotto, probabilmente il miglior partito dei dintorni, e delle due zie non sposate – di mezza età. austere, dignitose e temute – che l’hanno cresciuto, le sorelle Emilie e Hortense. Raccolgono molluschi abbandonati dalle onde dell’oceano. Lavorano nei campi di cozze e ostriche nei pressi della spiaggia, hanno una loro azienda, certezze eoonomiche, granitiche abitudini, soluzioni a tutti i problemi. O a quasi tutti. Una gravidanza inattesa, quella di Marthe (anche lei raccoglie ostriche), per una fugace relazione con Jean, si trasforma in un guaio insormontabile per quelle che, via via, saranno definite spesso «megere», anche dall’amato nipote, che le zie provano a proteggere da qualsiasi pericolo e a giustificare sempre. Fino a conseguenze estreme.
Fili sottili pronti a spezzarsi
Jean imparerà, a proprie spese, che nessuno, di quelli che conosce da sempre e che addirittura lo circondano, è quel che sembra. Non le donne che l’hanno allevato, né la donna che gli costringono a prendere in sposa dopo un aborto che le ha lasciato segni, né i suoi suoceri Justin e Adèlaide, né perfino Kraut, vecchio ubriacone alsaziano, ex stalliere, senza fissa occupazione, che finisce per irrompere al pranzo del matrimonio, suonando il trombone e mettendo a soqquadro una festa con pochi sorrisi, tanti sguardi torvi e moltissimi fili sottili pronti a spezzarsi.
… Kraut mangiava e beveva. Era tutta la sua vita. Mangiava e beveva, con un sorriso ebete, dondolando la testa, assorto in pensieri celestiali.
Squallore senza amore
… I gesti si susseguivano con un’armonia prodigiosa, che non lasciava trapelare né lo sforzo né la pianificazione. Mai visto niente del genere. Nemmeno quella regolarità vista in ogni cosa, quell’ordine così meticoloso da sembrare prodotto dall’ordine eterno, che si trattasse della posizione di un foglio di carta assorbente o del bricco del latte.
Solo il ritmo delle maree resiste, altre regolarità e la calma apparente di quell’angolo di provincia francese fanno in fretta a frantumarsi. La salute sempre più cagionevole di Marthe – che nel marito accende dubbi a proposito del passato – compromette tutto e porta a un piano perverso. Qualcosa di cui lo stesso Jean finisce per rendersi conto e prendere coscienza, quando è lontano, alle prese con una fantomatica missione di lavoro, quando tutto è perduto, o forse quando tutto può ricominciare. Squallore senza amore. La maestria di Simenon consiste nel far emergere lungo il sentiero rancori mai sopiti e inganni delle apparenze: vengono a galla opere e omissioni, paure e miserie e dolori silenziati a lungo ma non per sempre, e con una naturalezza che scorre leggera sulle pagine.
È possibile ordinare questo e altri libri presso Dadabio, qui i contatti