Apparire, essere, vita e morte: racconti per Pasolini

Quindici narratori declinano i temi pasoliniani, immergendoli nella contemporaneità. Il risultato, stimolante e di spessore, è “Nuvole corsare”, opera collettiva edita da Caffèorchidea. Punti di vista e storie, ciascuno col proprio punto di vista, che ci interrogano, come faceva Pasolini…

Nell’immensa eredità artistica pasoliniana, punto fermo è il fatto che Pasolini sia stato un uomo profondamente innamorato della vita, della cultura, del Creato. Una passione fonte di ispirazione per la sua opera, al punto che ancora oggi ci chiediamo quale sia l’influenza del suo pensiero, soprattutto sulla narrativa di oggi. Non v’è dubbio, infatti, che i temi a lui più cari continuano ad avere cassa di risonanza  nella letteratura contemporanea: l’attenzione alla società italiana e ai suoi cambiamenti, in primis. La giovane e promettente casa editrice Caffèorchidea ha coniugato l’esigenza di indagare su tale influenza chiedendo ad alcuni narratori italiani di scrivere un racconto ispirandosi ai “temi pasoliani”, ma immersi nella contemporaneità e nella società di oggi. Nasce così la raccolta di quindici racconti Nuvole corsare (226 pagine, 16 euro), curata da Francesco Borrasso e Giuseppe Girimonti Greco, che si inserisce nell’ambito del progetto “Nuvole corsare – Percorsi pasoliniani”, un insieme di iniziative di riflessione e studio voluto e organizzato dall’associazione PoieinLab – Studi sociali (con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia).

Diego Bertelli, Giorgio Biferali, Angelo Di Liberto, Ilaria Gaspari, Simone Innocenti, Elena Giorgiana Mirabelli, Jacopo Narros, Serena Penni, Gilda Policastro, Ivano Porpora, Fabio Rocchi, Ezio Sinigaglia, Piero Sorrentino, Giorgia Tribuiani, Alessandro Zaccuri: sono i nomi che hanno scritto “pensando” a Pier Paolo Pasolini. Nonostante siano trascorsi quarantacinque anni dalla sua morte, la sua opera resta attuale perché la vera eredità dell’artista è quell’osservare in modo attento, critico e originale la realtà: come a dire, ciò che è essenziale non è il contenuto, ma il metodo.

Due riferimenti

Il titolo della raccolta fa riferimento a due diverse opere del visionario Pasolini: Che cosa sono le nuvole?, cortometraggio e terzo episodio del film Capriccio all’italiana, un’allegoria sulla vita, in cui l’autore abbandona l’approfondimento ideologico per accarezzare soprattutto la dimensione poetica, attraverso la proposizione in chiave surreale della tragedia shakespeariana Otello; Scritti corsari, la raccolta di articoli che pubblicò su diverse testate giornalistiche e riviste tra il 1973 e il 1975.

Moralità, libertà, omosessualità

Diego Bertelli con La farsa tocca i temi della moralità, del moralista e dei moralismi che condiscono il finto perbenismo e sfociano in una vera e propria paura della libertà: la libertà di rincorrere il piacere senza pregiudizi e retaggi mentali; la libertà di lasciarsi scandalizzare superando un limite, quello del piacere personale contrapposto all’idea morale di tale piacere. La stessa libertà di scandalizzare contro ogni morale è un tema scelto anche da Ilaria Gaspari ne L’allievo: la protagonista è una docente di scrittura creativa che impartisce lezioni serali ad adulti e s’imbatte nel racconto di un alunno che scrive un testo su Pasolini con il preciso intento di scandalizzarla.
In Finché siamo vivi di Giorgio Biferali il protagonista è uno studente che prepara una tesi di laurea su PPP e, tra tomi e bibliografia, si scopre vicino all’artista e si convince che per capirsi non sia assolutamente necessario essersi conosciuti.
Angelo Di Liberto ne L’attesa affronta il tema dell’omosessualità  con un richiamo al processo che Pasolini subì per corruzione di minorenni e dal quale fu assolto. Il protagonista è un’insegnante che vive un amore-ossessione per un suo alunno, subendo tutta la crudeltà di un adolescente che si trasforma da vittima in carnefice.

Sottoproletariato e distopia

Simone Innocenti in Sambuca si rifà al desiderio di ricchezza del sottoproletariato: il gruppo di giovani che progetta una rapina in banca travesti manifesta il complesso d’inferiorità per il fatto di non appartenere alla cosiddetta classe privilegiata, l’ingiustizia della povertà che si trasforma in voglia di riscatto sociale. Anche nel racconto di Serena Penni, Estate, si affronta il tema delle ingiustizie e delle diseguaglianze sociali che sfociano nella violenza e che trasformano in ciò che prima si considerava orripilante. «C’è una parte di me che teme più di ogni altra cosa il fatto di apparire povero», si legge. Il mondo immorale e cinico del sottoproletariato, fatto di periferie e borgate abitate da persone che vivono ai margini, appare anche nei racconti di Ivano Porpora (La struttura interna), di Fabio Rocchi (La catana), di Ezio Sinigaglia (Soldati sulla luna) e di Giorgia Tribuiani (Apologia). Il sarto di Elena Giorgiana Mirabelli è un racconto distopico che si basa sulla rappresentazione di un’ipotetica società dominata dalla dittatura del potere con inflizioni di punizioni e correzioni ad una donna che ha commesso peccato. Jacopo Norros in Atti relativi alla morte di PPP rimanda a quella fatidica notte in cui il nostro “protagonista” ha perso la vita per circostanze ancora ignote per molti. La raccolta finisce con il testo di Alessandro Zaccuri, Capo Marrargiu, che fa riferimento ad un fatto realmente accaduto, il c.d. “Piano solo” ideato nel 1964 da un generale dei carabinieri con lo scopo di deportare in una località della Sardegna dei dissidenti, tra cui Pasolini.

Di quale anima abbiamo bisogno?

Sono tutti racconti di “spessore”, ciascuno col proprio stile, con la propria sensibilità e un’influenza pasoliniana diversa, ma con un elemento che li accomuna: tutti pongono spunti di riflessione sui significati dell’esistenza umana e sui rapporti tra “apparire ed essere”, tra vita e morte. Sono pensieri corsari quelli che i nostri quindici scrittori mettono nero su bianco nella raccolta pubblicata da Caffèorchidea e che lasciano il lettore con una domanda, la stessa domanda che Pasolini poneva in modo provocatorio ai suoi interlocutori: di quale anima ha bisogno la società oggi? Attuale più che mai, al punto da mettere in evidenza le contraddizioni del potere e di chi lo detiene.

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