Raveggi restituisce Coccioli e la sua sete d’ignoto

“Grande Karma” non è un semplice omaggio di Alessandro Raveggi al multiforme ingegno di Carlo Coccioli: è la storia di un’energia umana e letteraria, di un eterno addio, di una fuga continua, un romanzo che trasuda amore letterario, una lettura splendida, che spalanca possibilità infinite…

Carlo Coccioli – prima “o” accentata – è un mito, un artista vero, tra i più inclassificabili scrittori di sempre, ma in pochi se ne ricordano ancora, a oltre cent’anni dalla nascita. La casa editrice Lindau, verrebbe da dire, che sta riproponendo gradualmente la sua opera omnia, e Alessandro Raveggi, che ha scritto un libro che non è un semplice omaggio all’outsider Coccioli, con Malaparte come unico maestro, più amato all’estero (in Francia e in Messico, per esempio, dove visse) che in Italia, né tantomeno una biografia: è la storia di un’energia umana e letteraria, di un eterno addio, di una fuga continua, di contraddizioni e di ricerca.

Anima cangiante rifiutata dall’Italia

I romanzi di Carlo Coccioli (morto nel 2003) camminano di pari passo con la sua esistenza: sono assetati d’ignoto, bisognosi di sacro e profano, figli delle periodiche conversioni religiose dell’autore, e Grande Karma. Vite di Coccioli (300 pagine, 18 euro) del fiorentino Raveggi – libro rivelazione che staglia l’autore tra i più interessanti della sua generazione – lo restituisce al meglio. Il romanzo, pubblicato dalla casa editrice Bompiani, racconta il viaggio messicano di uno ricercatore universitario, Enrico Capponi, con l’obiettivo di rinvenire una leggendaria e misteriosa opera di Coccioli, un manoscritto perduto, intitolato appunto Grande Karma. Il libro restituisce l’anima cangiante e tumultuosa di Coccioli, la sensibilità, le allucinazioni dei suoi romanzi (di cui ritornano brani), le ossessioni della sua anima, la sua allergia ai compromessi. Eroe della Resistenza, cattolico inquieto, omosessuale, animalista, Coccioli (scomodo, errante, “rottamatore” del neorealismo), che scriveva in italiano, in francese e in spagnolo, era molto vicino alla contemporaneità, lontano fisicamente e spiritualmente dal mondo accademico e letterario dell’Italia della seconda metà del secolo scorso, che nei suoi confronti scelse indifferenza e silenzio (solo da Tondelli, e se ne trova traccia in Un weekend postmoderno, in poi qualcuno aprì gli occhi…).

La ricerca di un provinciale in Messico

I documenti si intersecano con la fantasia, la verità storica con gli spaccati apocrifi. Enrico, protagonista del romanzo, con una fidanzata quasi moglie tutt’altro che amata, Dina, e un amore messicano, Lola, vola in Messico sulle tracce di Coccioli, a caccia di testimoni, arrovellandosi tra le sue parole e le sue ossessioni. Le pagine messicane di Raveggi (qui un video con i suoi consigli di lettura per il nostro canale YouTube) sono quelle in assoluto più felici: rendono merito al multiforme ingegno di Coccioli, ai tormenti che lo tenevano in piedi, alla sua tensione spirituale, al suo perenne sradicamento, all’inquieto esistenzialismo, ai corridoi religiosi che percorreva, alle perenni reinvenzioni stilistiche, alla dimensione da guru. Parallelamente mostrano il borghese e provinciale Enrico alle prese con una liberazione interiore e non, con un’educazione sentimentale e culturale, con vuoti personali da colmare e con quelli

Doti inventive e pezzi di verità

Il risultato a cui approda Raveggi è un romanzo ambizioso, labirintico e coinvolgente che sfata molti luoghi comuni su certa asfitticità dei narratori italiani, che sfoggia grandissime doti inventive pure aggrappate a pezzi di verità, a documenti, a solide realtà. E poi trasuda amore letterario, Grande Karma, trasognante amore che Raveggi non fa nulla per celare. Una lettura splendida, che spalanca possibilità infinite.

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