“L’isola dell’abbandono” di Chiara Gamberale è una centrifuga di stati d’animo, di riflessioni, di tematiche – a cominciare dall’abbandono e dal senso dell’esistere – con cui tutti facciamo i conti nella vita. Una ragazza madre alle prese con tre amori è la protagonista…
L’isola dell’abbandono (224 pagine, 9,50 euro) di Chiara Gamberale, edito da Feltrinelli, è un libro sull’amore. Ma non solo. Sul profondo senso dell’esistere. Ma non solo. Sul tema dell’abbandono. Ma non solo. Questo romanzo è una centrifuga di stati d’animo, di riflessioni, di tematiche che investono ciascuno di noi nel corso della nostra vita. La protagonista, una ragazza madre divisa tra l’amore tormentato e tossico di Stefano, tra l’amore eterno e incompiuto con Di, tra l’amore irrisolto e ambiguo con Damiano, si confronta con le trasformazioni che l’hanno investita, con quella che l’anno segnata e con quelle a cui si è abbandonata per ritrovare, finalmente se stessa.
Emozionante e avvincente
Nonostante in alcuni passaggi ci si perda un po’ perché la scrittura sembra vacillare e diventare poco accattivante; sebbene taluni dialoghi risultino eccessivamente artefatti e poco naturali, nel complesso la lettura si rivela emozionante e avvincente proprio per la sua capacità di spiegarci la meraviglia incommensurabile della vita, pur al netto delle sue ombre, delle sue violenze e delle sue incomprensioni. I rapporti tra le persone diventano centrali, la passione e persino la genitorialità sono argomenti principi con i quali fare i conti nel corso delle pagine che si inseguono tra loro.
Certezze che crollano
Di particolare pregio uno dei dialoghi finali con Di, l’amore greco perso e ritrovato, che ferisce per la sua cruda schiettezza, in grado di spiazzarci e far crollare le certezze nelle quali ci siamo rintanati
Sei proprio convinta che un lungo matrimonio tiri fuori chi siamo, mentre un amore che non è stato destinato a durare no, non lo possa tirare fuori? E se invece la nostra verità più profonda non fosse che un frammento e avesse a che fare proprio con quella purezza, con quello splendore divino?
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