Un’America contraddittoria, in cui la violenza quotidiana non fa notizia e l’autolesionismo sembra l’unico modo per sopravvivere al fallimento. La racconta Stephen Markley in “Ohio”, attraverso un gruppo di ex ragazzi di provincia, cresciuti e alle prese con la propria vita e i propri sogni in fumo
L’ultima cartolina dalla tanto celebrata (in termini letterari) provincia americana, ci è giunta dall’Ohio. Mittente, Stephen Markley. Il suo è un romanzo d’esordio che ha conquistato pubblico e critica d’Oltreoceano. Un romanzo corale, nostalgico e spietato, forse un po’ troppo ricco e pretenzioso, ma che alla fine raggiunge lo scopo.
Funerale con assenze
Ohio (544 pagine, 21 euro), tradotto da Cristiana Mennella e pubblicato da Einaudi Stile Libero, si apre con una parata funebre in onore di Rick, marine morto in Iraq nel 2007. Ma non tutti i suoi amici vi prendono parte. Ed è proprio a partire dagli assenti che si dipana la storia, sei anni dopo. Markley racconta più storie che si intrecciano a vicenda, tra presente e passato. Una struttura complessa eppure efficace, nonostante qualche eccesso stilistico che a tratti ne rallenta la fluidità di lettura. Un romanzo che somiglia ad un puzzle composto da migliaia di pezzi, ognuno dei quali lascia intravedere qualcosa di vivido che accende la curiosità e invita ad andare avanti speditamente. I protagonisti sono un gruppo di ragazzi di provincia che crescendo si sono persi di vista, senza mai riuscire a dimenticarsi, ognuno alle prese con la propria vita e i propri guai. A legarli non è solo il passato comune e il luogo di origine (l’immaginaria e sperduta cittadina di New Canaan), ma anche segreti adolescenziali, amori disperati, decisioni sbagliate, tragedie imminenti. E soprattutto la sensazione costante di un tradimento che ha radici profonde. Ma a tradire, stavolta, è l’America stessa.
Grande illusione con vittime
Il sogno americano sembra essersi sfarinato nell’arco di qualche decennio e Ohio ne racconta le dinamiche in modo convincente. Le vittime di questa gigantesca illusione sono le nuove generazioni, i cosiddetti millennials, quei ragazzi nati a cavallo tra gli Anni ’80 e ’90, con le loro crisi esistenziali e i sogni di gloria andati in fumo. Markley porta a galla dolori e malumori che spesso finiscono nel dramma personale tra alcool, droga e violenze di ogni genere, in un’America tanto lontana dall’immaginario collettivo quanto vera, che fa a pugni con lo skyline di New York, le insegne al neon di Los Angeles e le spiagge affollate di Miami Beach. Un’America contraddittoria, spaccata – economicamente e politicamente – in cui la violenza quotidiana non fa più notizia e l’autolesionismo sembra l’unico modo per sopravvivere alla prospettiva del fallimento. Un’America divisa, che ha paura di perdere il controllo del mondo e reagisce schizofrenicamente.
I semi del trumpismo
Ma ciò che rende il romanzo estremamente attuale (e riuscito) è quel che si staglia sullo sfondo: perché in Ohio sono ben visibili i semi del trumpismo esploso in tutta la sua drammaticità in questo inizio di 2021. La veterana Ashli Babbitt, rimasta uccisa nell’assalto a Capitol Hill, sarebbe stata un personaggio perfetto del romanzo di Markley.
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