Sciascia, come indagare su Majorana e spiegare la libertà

“La scomparsa di Majorana” è un testo cruciale della produzione di Leonardo Sciascia: per lo scrittore lo scienziato è un uomo libero dall’arrivismo e dei giochi dell’accademia italiana internazionale, libero dall’arroganza della posizione sociale e del riconoscimento altrui. A tal punto da rinunciare a tutto per sfuggire alla responsabilità della propria conoscenza, scansando la complicità in qualunque progetto di distruzione di massa, come quello della bomba atomica…

“Sciascia” parola che lenta scivola sulla lingua, un suono che è quasi una nenia, un ripetersi di sillabe che diventa filastrocca, scioglilingua, sibilo soave, portato alla concretezza dall’altra parola, Leonardo, la forza dell’affermazione, due consonanti liquide e una dentale. Se nel nome di uno scrittore rintracciamo il carattere delle sue lettere, mai fu vero come nel grande siciliano che ricordiamo, qui a cento anni dalla nascita.

Come ricordare Leonardo Sciascia? Certo, facile non è. Tutto è stato scritto, detto, raccontato su di lui. Siamo nel ‘900 e la comunicazione rende personaggio il protagonista già in vita. Sciascia protagonista lo è stato della vita culturale, politica e sociale in senso ampio con le sue prese di posizione contro il pensiero politico dominante, con il suo dirompente rifiuto di allineamento, con la forza di opporsi al male che la sua terra ha generato.

Si può forse ricordarlo a partire da uno dei tratti maggiormente distintivi della sua scrittura ovvero l’estrema capacità di sintesi combinata alla sovrapposizione di molteplici livelli di lettura. In poco più di cento pagine, i romanzi di Sciascia raccontano una storia spesso travestita da inchiesta o da giallo, delineano il mondo nel quale la storia si svolge, lasciano intravedere domande e risposte che interessano tanto la sfera letteraria, quanto la compagine sociale.

Capolavoro in questo senso è La scomparsa di Majorana (119 pagine, 10 euro), edito da Adelphi, a quarantacinque anni dalla sua uscita, questo libro ibrido tra i generi dell’inchiesta, del saggio sociale e del giallo presenta la dirompente forza della ricerca della verità dei fatti a discapito delle sovrastrutture sociali che hanno determinato la verità storica.

Un genio e il suo distacco dal mondo

Nel libro Sciascia ripercorre a ritroso gli eventi che hanno preceduto l’uscita di scena del grande fisico Ettore Majorana, lustro delle italiche scienze, prodigio di intelligenza, l’uomo che Enrico Fermi, suo professore, definì uno dei geni dell’umanità.

A soli 32 anni Ettore scompare, lasciando vuoto il suo posto del mondo, una scomparsa annunciata da lettere di commiato che fanno pensare ad un suicidio. Sciascia riapre il caso a modo suo, passa nel dettaglio tutti gli atti dell’inchiesta e delle indagini che seguono la scomparsa, analizza i modi dei personaggi coinvolti, fino a far balenare l’ipotesi conclusiva che non si sia trattato di suicidio, ma di volontaria scomparsa, il prendere congedo da un mondo che sceglie una direzione avversa all’idea che Majorana ne ha.

Resta da capire il perché di una tale scelta. In maniera quasi indipendente rispetto all’esito della vicenda (scomparsa o suicidio), il nodo della questione è il distacco di Majorana dal suo mondo. La maestria di Sciascia sta nel seminare nel corso del racconto indizi che portano al ragionamento conclusivo discostandosi a mano a mano dal semplicistico epilogo voluto dalle autorità fasciste, ovvero il suicidio causato da disagio mentale, per arrivare all’analisi del rapporto di Majorana con “il sistema”, “il Contesto” (per parafrasare il titolo di un altro suo grande romanzo).

I rapporti tra scienza e potere

Majorana vive la sua genialità estrema non come strumento di ascesa sociale ma come un elemento connaturato alla sua “psiche”, ai tratti intimi della sua vita, l’utilizzo di tale genialità non può essere concepita come fenomeno da esporre ma come un aspetto del suo essere, unico e quindi eccessivamente attenzionato con fare morboso da chi lo circonda (autorità fasciste in primis). La consapevolezza delle sue doti lo porta ad usarle in modo quasi intimista, scansando il clamore dell’ambiente accademico che ne avrebbe fatto un burattino nelle mani del regime, un fenomeno da esposizione. Il percorso scientifico di Majorana resta ufficialmente inferiore ai risultati che lui raggiunge e che non ha mai reso pubblici, la sua interazione con i più eminenti fisici del tempo (Fermi, Heisenberg, Bohr) sembra un modo per misurare la capacità altrui di giungere alla verità scientifica (e quindi alle inevitabili conseguenze storiche) piuttosto che un confronto tra pari.

Ancora resta aperta la domanda: perché sottrarsi al confronto fino a sparire? Una volta scartata l’ipotesi del disagio psicologico, Sciascia indirizza il lettore verso l’analisi dei rapporti di forza tra scienza e potere. Nella domanda che Sciascia pone sulla libertà dello scienziato sta, a suo avviso, la soluzione della scomparsa del fisico. Quali sono gli scienziati realmente liberi, quelli che si sono sottratti alla ricerca della verità scientifica presagendo la distruzione che avrebbe portato o quelli che in nome di tale libertà hanno proseguito fino alla realizzazione della bomba atomica?

Chi, sia pure sommariamente (come noi: tanto per mettere le mani avanti), conosce la storia dell’atomica, della bomba atomica, è in grado di fare questa semplice e penosa constatazione: che si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece godevano di una oggettiva condizione di libertà. Furono liberi coloro che non la fecero. Schiavi coloro che la fecero.

La responsabilità delle proprie azioni

Poco importa se quella atomica sia stata costruita per gli americani e sottratta ai nazisti, per Sciascia l’asservimento della scienza al potere è comunque manifestazione di debolezza, degrado della conoscenza. La dimensione morale per Sciascia prevale sulla dimensione etica, non importa che l’atomica sia stata usata dai “buoni”, importano le conseguenze e le conseguenze della ricerca sull’atomo ha seminato in maniera scientificamente calcolato una distruzione senza precedenti, causato la morte di milioni di persone in pochi secondi.

Libero, dunque, è lo scienziato che non si fa condizionare in alcun modo dal potere, che non adotta il punto di vista del politico (che sia vincitore o vinto). Libero è lo scienziato che costruisce una propria chiave interpretativa, che penetra il mondo sulla base di quella conoscenza preclusa a chiunque altro. Libero è lo scienziato che calcola ogni possibile risultato e lo analizza alla luce delle sue possibili e impossibili conseguenze. La gnoseologia diventa la chiave per la costruzione di un’etica pubblica che passa attraverso la morale individuale, a sua volta determinata dalla conoscenza stessa. La concatenazione causa-effetto gioca su variabili che sembrano deterministiche e che poco hanno a che fare con indeterminatezza e relatività. La responsabilità delle proprie azioni è per Sciascia sempre chiara e soggetta al giudizio.

No all’apoteosi della distruzione umana

Alla luce di tale lettura, per Sciascia Majorana è uno scienziato libero, libero dall’arrivismo e dei giochi dell’accademia italiana (S. ricorda il gioco del concorso a cattedra bandito senza tenere conto della sua partecipazione) e internazionale (ricordiamo che Majorana getta letteralmente via i calcoli sull’esistenza dei neutroni e dei protoni che lo avrebbero portato al Nobel), libero dall’arroganza della posizione sociale e del riconoscimento altrui. Ma oltre ogni cosa Majorana è un uomo libero, libero a tal punto libero da potersi distaccare da tutto e da tutti, dalla sua famiglia, dalla sua ricerca scientifica, dalle sue passioni (filosofia e scienze sociali) per sfuggire alla responsabilità della propria conoscenza. Majorana sceglie di non partecipare all’apoteosi della distruzione umana per conservare la sua integrità. È come se di fronte al dilemma della conoscenza disseminata e la pace della coscienza, Majorana semplicemente scegliesse di poter dormire serenamente.

E il resto del mondo che libero non è, e che a maggior ragione non lo era nel 1938, come reagisce a tale scomparsa? Semplice, il mondo gioca la carta della follia come fa la polizia, come fanno le alte sfere del regime interpretando a proprio uso fatti, prove ed evidenze per asservire la verità reale alla conveniente soluzione più semplicistica e deresponsabilizzante.

In anticipo sui tempi

Sciascia con questo libro rende onore al più grande scienziato italiano, ma soprattutto ad un uomo realmente libero che ha deciso di non sottomettersi alla storia universale, ma di scegliere la propria liberamente.

Sembra ridondante sottolineare l’attualità di quest’opera. A distanza di quarantacinque anni dalla sua pubblicazione La scomparsa di Majorana resta di una attualità sconcertante, rileggendolo l’ho trovato in anticipo sui tempi; no, non sui suoi tempi, ma su questi nostri tempi strani in cui il concetto di libertà sembra prescindere dal suo legame con la conoscenza e soprattutto con la consapevolezza della conoscenza.

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