Un assassino per amico, Humphreys vola alto

Il senso d’inadeguatezza di un ragazzo, che poi diventa adulto, trova quiete nell’amicizia con un barbone solitario. Il morboso legame tra Leonard e Bill viene bruscamente interrotto due volte, sempre per un efferato omicidio. La magnifica Helen Humphreys torna con un romanzo ispirato a una vicenda reale, “Bill”: al di là della trama robusta, i punti di forza del libro sono gli stati emotivi scandagliati con estrema vividezza, i paesaggi psicologici, due solitudini che si danno conforto

Canada, 1970. C’è Flint, un uomo sposato, padre di una figlia di sei anni, che torna da Toronto a una remota provincia, il Saskatchewan, alla casa della madre, in occasione del funerale del padre. Fa i conti col suo passato, con lei, con due reduci di guerra, uno che ha molto amato, il vagabondo del suo paesino, e una che ha molto odiato, il padre. Sono le ultime decisive pagine di Bill (219 pagine, 17 euro), romanzo di Helen Humphreys, ispirato a vicende reali, pubblicato da Playground grazie alla traduzione di Chiara Brovelli. Raramente si dà il giusto risalto, fra le glorie canadesi, a Helen Humphreys, scrittrice immensa. In Italia si celebrano o si tengono in considerazione Alice Munro e Margaret Atwood, Anne Carson e Mordecai Richler, Margaret Doody e Michael Ondaatje, William Gibson e Douglas Coupland. Ma la potenza delle opere di Helen Humphreys, la sua scrittura affilata e precisa, il talento con cui si insinua tra le pieghe della vita, nei suoi luoghi oscuri, sono cose con cui chi ama la lettura dovrebbe confrontarsi. Trattasi di scrittrice speciale. In Bill Humphreys vola altissimo, come già le era capitato in La verità, soltanto la verità (se ne accenna anche qui), in Cani Selvaggi (ne abbiamo scritto qui) e non solo

Uno psichiatra e l’LSD

Stavolta Humphreys si confronta con una storia vera e la piega alle sue esigenze, trasfigurandola. Leonard Flint, giovane psichiatra, riesce ad approdare al maggiore istituto d’igiene mentale del Canada, l’ospedale Weyburn: sembra l’inizio di una carriera importante, subito assecondato e ben voluto dal dirigente, il dottor Christiansen (Leonard, mollato malamente dalla fidanzata, finirà a letto con la moglie…), che lo ammette immediatamente ad alcuni esperimenti in cui i medici assumono LSD, «droga che altera la coscienza» e «crea una realtà alternativa»

L’LSD, nei suoi effetti, riproduce la condizione mentale di una persona schizofrenica e quindi, per capire meglio le sensazioni che prova, stiamo assumendo il farmaco noi medici, registrando i singoli eventi.

Un’ossessione

In questo istituto il medico ritrova quello che è stato l’unico amico della sua infanzia, il vagabondo del suo paesino, che tutti chiamavano Bill Zampe di Coniglio. Quando Leonard Flint era solo il piccolo Lenny c’era un unico individuo, Bill, praticamente un barbone solitario (selvaggio, istintivo, silenzioso) che riusciva a dare un senso alle sue giornate, coi sui cani e la sua grotta. Non un affetto innocuo, ma un’ossessione. Cementata da quello che pensava essere l’atto finale della loro amicizia: un omicidio, per mano di Bill, un assassinio inspiegabile e, scoprirà il lettore, non il solo. Il legame è morboso e malato, tanto che Leonard si rivolgerà a un collega, William Scott, per provare a riannodare i fili dei ricordi e capire cosa è successo nel passato, eventuali rimozioni.

Mi piaceva il suo spirito libero. Mi piaceva il suo modo di vivere. Agli occhi di un ragazzino era certamente romantico. Ammiravo il suo comportamento in mezzo alla gente. […] Non c’era nessuno come lui. Ho passato l’infanzia in una sfilza di cittadine nella prateria. Nessuno era eccitante come lui. Era una personalità eccezionale per un ragazzino come me. […] Sentivo di volermi dare a Bill. Volevo abbandonarmi, volevo farmi prendere e non tornare più, volevo liberarmi di me stesso, cadere fuori dalla forma della mia vita.

Reciproco senso di rifugio

Il costante senso di inadeguatezza del protagonista, da ragazzo e da uomo, nella sua piccola comunità dove non ha amici ed è bullizzato, e nella sfera lavorativa, da adulto, prova ogni volta a trovare quiete nella presenza di Bill che «non è un uomo come gli altri», strappa le zampe ai conigli vivi, per farne amuleti. Un reduce di guerra come il padre, che però ha deciso di cambiare radicalmente vita. Sarà la sua seconda apparizione nell’esistenza di Leonard a far comprendere tante cose, a far luce sul passato. Pur essendo un romanzo dalla trama robusta, Bill ha i suoi punti di forza negli stati emotivi scandagliati con estrema vividezza, nei paesaggi psicologici, in due solitudini che si danno conforto e nel reciproco senso di rifugio, in un sentimento bestiale che per due volte si esprimerà nello stesso modo feroce, un’amicizia portata sempre alle estreme conseguenze. Comprensibile, infine, grazie alle “spiegazioni” di un personaggio quasi marginale, l’anziana Lucy Weber.

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