Una lettura ideale per ritrovare il senso e non lasciarsi ingoiare da qualsiasi buco nero: è “La biblioteca di mezzanotte” dell’immaginifico Matt Haig. La protagonista Nora vede crollare nel giro di poco tempo le sue certezze e si imbatte in un luogo sospeso tra la vita e la morte, dove una bizzarra bibliotecaria amministra scaffali infiniti di libri apparentemente uguali. Lì imparerà a rendersi conto di contenere i presupposti di ogni cosa, la bellezza del poter decidere la prossima mossa
Cosa succede in quello spazio fermo sulla mezzanotte, sospeso tra la vita e la morte e spalancato sul mondo parallelo delle possibilità di vita di una persona? A esplorarlo, con una sorprendente storia che intreccia filosofia, fantasia e romanzo, è Matt Haig nel suo La biblioteca di mezzanotte (329 pagine, 18 euro), in cima alle classifiche nel Regno Unito e arrivato in Italia grazie a E/O nella traduzione di Paola Novarese. Autore per adulti e per l’infanzia, Matt Haig distilla in questo romanzo la sua vena da saggista che si rispecchia in una storia piacevole e al contempo densa di spunti, verità quotidiane e universali, ma anche piccole lezioni di felicità.
Alla radice dei rimpianti
Nora ha 35 anni, ha perso i genitori, litigato con il fratello e vive sola nella cittadina di Bedford dove viene licenziata dal negozio di musica in cui è commessa e, nel giro di poche ore, si vede crollare addosso le poche certezze residue. Un lago di errori e infelicità in cui sprofondare, tra una specie di “malattia dell’anima” fatta di commiserazione di sé e una cittadina che sembra “un nastro trasportatore di disperazione”. Fino al rifiuto stesso della propria vita.
È qui che inizia il magico viaggio nella Biblioteca di mezzanotte, un luogo sospeso tra la vita e la morte, dove una bizzarra bibliotecaria, che molto assomiglia a un vecchio ricordo di Nora, amministra scaffali infiniti di libri apparentemente tutti uguali, dalle copertine di verdi cangianti. Scuri, chiari, smeraldi e foresta: sono le vite che Nora avrebbe potuto vivere, l’intera infinita biblioteca che contiene tutto il suo potenziale inesplorato.
Ed è proprio dalla biblioteca che si avvieranno le esplorazioni di Nora alla ricerca del senso della propria esistenza. Sarà un percorso costellato di avventure, ma anche un viaggio di crescita e consapevolezza costante, il vero cardine di una storia che sapientemente sa intrecciare la quotidianità con la fantasia, condendo il romanzesco di riflessioni filosofiche. Sta qui, probabilmente, il cuore segreto di questo romanzo di Matt Haig, che in un libro di multiversi e teorie sulle esistenze parallele ripone una preziosa visione della vita, quasi un farmaco per l’anima di chi, come la protagonista, a volte si sente schiacciato dai rimpianti e dai fallimenti.
L’albero della vita
Quali sarebbero state le vite possibili che Nora, nel tempo, ha lasciato scivolare dietro di sé? L’esplorazione della biblioteca asseconda questo interrogativo: libro dopo libro, il viaggio della protagonista parte alla scoperta delle realtà parallele che sembrano poter contenere tutto ciò a cui ha rinunciato finendo per ottenere una vita apparentemente solitaria e infelice. Nora avrebbe potuto essere una nuotatrice olimpionica, una mamma, una moglie, una filosofa o una grande musicista, avrebbe potuto vivere a Cambridge o in Australia, occuparsi di glaciologia scacciando orsi polari con un fucile. Tutto, pur di essere felice e di sfiorare quella vita perfetta così sognata.
Ma la vita ha sempre fatto paura alla giovane studiosa di filosofia che per ispirazione ha avuto il Walden ovvero Vita nei boschi, di Henry David Thoreau, con il suo un invito a camminare nella direzione dei propri sogni. Come risolvere il conflitto tra rimpianti e desideri? Viaggiando di vita in vita, Nora imparerà molto su di sé e sentirà al contempo crescere la pressione delle domande, da sciogliere scaffale dopo scaffale tra la biblioteca e le linee e percorsi che l’albero delle sue scelte le presenta davanti. Una specie di gioco dei se: cosa sarebbe successo se avessi fatto, se non avessi detto… Ma il tempo della biblioteca non è eterno e la missione di Nora è quella di imparare molto presto a leggere i suoi desideri dietro le mancanze pressanti, e di ritrovare così la voglia di vivere.
Semi di bellezza
Il cognome di Nora è Seeds, semi. E forse non è un caso che una ragazza abbattuta da una vita di mediocrità e delusioni porti il simbolo insito nel suo cognome in una biblioteca di infiniti libri verdi come il colore della speranza. È lì, tra le molteplici versioni di sé e le altrettante vite possibili, che la protagonista è invitata a cercarsi, a ritrovarsi, per far infine germogliare quel seme che si è disperso e non sa più come realizzarsi. La vita sospesa di Nora è un seme che sboccerà, attualizzando di fatto una delle tantissime vite possibili, ma rendendosi conto di contenere i presupposti di ogni cosa, la bellezza del poter decidere, ancora, la prossima mossa. Pagina dopo pagina, il lettore si lascia trasportare appassionato nel viaggio di Nora alla riscoperta di sé, crescendo ed evolvendo insieme alla protagonista e alle sue rinnovate consapevolezze.
La biblioteca di mezzanotte si apre con una dedica molto particolare di Matt Haig: «a tutto il personale medico. E agli operatori sanitari. Grazie» scrive l’autore. Un riferimento emblematico in un 2020 – anno di uscita di questo romanzo – che sarà ricordato per la cortina di buia miopia calata sul futuro del mondo. Ma, come la sfida di questo tempo complicato, la sfida di Nora, e il saggio insegnamento di questa storia di libri, vite e universi paralleli, è tutta rivolta al punto di vista. Basta infatti cambiare prospettiva, a volte, per ritrovare il senso e non lasciarsi ingoiare dall’oscurità di un buco nero, ma sperimentare invece l’avventura fantastica di un vulcano, distruttore e insieme creatore. Come, in fondo, è la vita stessa.
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