I libri del Dragone. Qiu Xiaolong e la sfida al sistema

Stanare ricconi e papaveri del regime cinese, svelarne i delitti, è la missione impossibile di Chen Chao, creatura di Qiu Xiaolong che torna in libreria con “Processo a Shanghai”, ’indagine privata su due omicidi avvenuti nei “piani alti” della città, in parallelo allo studio di un noir ambientato parecchi secoli prima…

Non a causa dei ricordi ghiacciati di ieri/ non a causa delle aspettative in boccio per il domani/noi ci gettiamo nell’oggi. Consumata dai rimpianti di ieri/la vita è solo/un sospiro nel sogno/appagata dalle fantasie per il domani/la vita si spalanca in un sogno/Dopotutto, cos’è la vita se non nell’oggi?

 

Il poliziotto-poeta

S’intitola Oggi questa composizione di Qiu Xiaolong e fa parte di una breve raccolta di versi, Le poesie dell’ispettore Chen, pubblicata in Italia da Marsilio nel 2016. Disponibile gratuitamente in e-book sulle principali piattaforme, la consigliamo a chi sta per immergersi nell’ultimo romanzo dello scrittore sino-americano: Processo a Shanghai (269 pagine, 18 euro), tradotto per Marsilio da Fabio Zucchella. Chen Cao, l’ispettore di polizia promosso-rimosso «direttore dell’Ufficio per la riforma del sistema giudiziario», sfida il sistema – “il socialismo con caratteristiche cinesi” – sapendo bene che il Partito potrebbe non concedergli futuro. «Dopotutto, cos’è la vita se non nell’oggi?».

Corrotti, assassini

Stanare ricconi e papaveri di regime, svelarne i delitti, è la missione impossibile di Chen. A lui si affida Qiu Xiaolong per descrivere cos’è la Cina in questa alba del Nuovo Millennio, anzi cos’è sempre stata nella sua lunga storia di sanguinari regimi “indigeni” e brutali dominazioni straniere. Non è casuale che l’indagine privata su due omicidi avvenuti nei “piani alti” della decadente Shanghai venga condotta dall’ex ispettore in parallelo ai suoi studi su Poeti e assassini, il noir del sinologo Robert van Gulik ambientato tra le nebbie mefitiche dei secoli bui della dinastia Tang (618-907 d.C.).

L’autore

Scrittore e traduttore, insegnante di Letteratura cinese alla “Washington University” di Saint Louis, Qiu Xiaolong ha scelto di raccontare la sua patria – ormai lontana – usando i “tipi” del genere poliziesco. Probabilmente non vincerà mai il Nobel per la Letteratura come i suoi connazionali Mo Yan e Gao Xingijan, ma un premio (virtuale) se l’è già conquistato avendo “fidelizzato” un gran numero di lettori alla serie dell’ispettore Chen con la sua prosa impreziosita da versi e citazioni colte. Impresa temeraria, ma riuscita: vendere in tutto il mondo libri come Processo a Shanghai che, temerariamente, si chiude con una piccola antologia della poetessa Xuanji, tragica protagonista delle pagine di Van Gulik. “A Zi’an, addolorata” è una di queste antichissime composizioni: “Mille foglie d’acero/e poi ancora mille/si stagliano contro il ponte/poche vele rientrano attardate, nel crepuscolo. Quanto mi manchi? /I miei pensieri scorrono/come l’acqua del fiume Occidentale/ che fluisce verso Est, incessante/ giorno e notte”. 

È possibile ordinare questo e altri libri presso Dadabio, qui i contatti

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