Gianluca Di Marzio, giornalista di Sky, si misura con la sfida di un libro, in cui racconta i retroscena degli affari calcistici degli ultimi decenni: dal possibile passaggio di Messi al Chelsea di Mourinho a quello avvenuto di Cristiano Ronaldo alla Juventus, fino alle favole di alcuni piccoli club. “Spesso si ha la sensazione di sbirciare e di origliare, per spiegare tutte le trattative. Mi piacerebbe raccontare Daniele De Rossi, uno dei pochi mai banali”
Più che mai autorevole nell’ambito del calciomercato, non cacciatore di scoop in senso stretto, anche se gli capita spesso di farne e di memorabili (basti pensare all’eco mondiale avuta dalla sua notizia in super anteprima sul passaggio di Pep Guardiola al Bayern Monaco), Gianluca Di Marzio ha accettato la sfida di misurarsi con un libro ed è nato Grand hotel calciomercato (224 pagine, 17 euro), pubblicato da Cairo editore, nelle librerie da oggi (e acquistabile anche qui). Il risultato è una raccolta delle storie più appassionanti delle fiere dei sogni (realizzati e non) degli ultimi decenni, un compendio assai gustoso, che si legge come le migliori pagine dei quotidiani sportive, ma con un respiro più lungo.
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Gianluca, il tema trattato nel tuo libro non poteva che essere il calciomercato: ma da quale angolazione hai deciso di raccontarlo?
«Ho cercato di raccontare il dietro le quinte di questo mondo affascinante e complicatissimo: quindi retroscena, aneddoti, particolari divertenti, non necessariamente trattative di giocatori importanti. Si parte dagli anni ’80, fino ai nostri giorni. Era da tempo che mi riproponevo di raccogliere in un libro le tante storie del calciomercato, ma non ne avevo mai avuto la possibilità. Il lockdown mi ha dato questa opportunità. Ho sentito oltre 120 protagonisti, tra agenti, direttori sportivi, presidenti, e grazie alla preziosa collaborazione di Matteo Moretto, in 3 mesi sono riuscito a trasformare questa mole di lavoro in un libro. Alessandro Bonan, conduttore di Sky Calcio Show e L’Originale, quando ha letto il libro in anteprima, l’ha definito “una garzantina del calciomercato”, una definizione che trovo piuttosto azzeccata».
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Dacci qualche anticipazione…
«Beh, ho svelato i retroscena di alcune grandi operazioni, come quella che ha portato Cristiano Ronaldo alla Juventus. Ma ci sono molte chicche, trattative non andate a buon fine, come quella di Messi al Chelsea. Nel 2014 trattò a lungo con Mourinho: sarebbe stato il trasferimento del secolo, ma non se ne fece nulla».
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Il calciomercato è un po’ la fiera dei sogni per i tifosi. L’avvento del digitale ha moltiplicato le notizie, amplificando ulteriormente rumors, reazioni, emozioni. Tu sei riconosciuto da tutti come il giornalista più attendibile in questo campo; allora quello che ti chiedo è: come si fa a barcamenarsi in un settore dell’informazione dove talvolta vale più l’indiscrezione dell’affare concluso. Come si fa ad orientarsi nell’era delle fakenews e della post-verità?
«È vero, è sempre più difficile. Da un lato c’è la frenesia figlia dei social, dall’altra i presunti esperti che fanno a gara a spararla più grossa e prima degli altri. E purtroppo in questo modo non solo si fa cattiva informazione, ma si illudono i tifosi. Bisogna sapersi districare tra le fonti, distinguere, fidarsi di chi ha contatti diretti con gli addetti ai lavori e nel corso degli anni si è costruito una fitta rete di rapporti. Ci sta pure che ogni tanto un agente o un ds non dica la verità, è strategia. Va anche detto però che non tutte le trattative che raccontiamo vanno in porto. Ciò non vuol dire che la stampa racconta frottole. Faccio un esempio: una squadra che deve prendere un attaccante, porta avanti 5 o 6 trattative contemporaneamente, per farsi trovare pronta se non dovesse centrare l’obiettivo principale. Questo non significa che le altre trattative non siano esistite».
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È un libro riservato ai calciofili puri oppure la platea può essere più ampia?
«Penso che possa risultare una lettura gradevole per tutti. Il linguaggio è volutamente semplice e lineare, l’approccio narrativo a tratti ricorda una spy-story perché così è il calciomercato. Spesso si ha la sensazione di sbirciare e origliare».
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Che rapporto hai con la lettura?
«Purtroppo non ho tantissimo tempo e mi dispiace. Ma ti assicuro che tra lavoro, famiglia, il sito, le pagine social, di tempo ne rimane davvero pochissimo. Di recente ho letto libri che hanno a che fare con grandi personaggi del calcio, come Pirlo e Klopp, ma vorrei tanto confrontarmi con letture che vanno oltre lo sport. Spero di colmare quanto prima questo vuoto».
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In passato, calcio, giornalismo e letteratura avevano uno legame molto stretto: basti pensare a giganti del calibro di Soriano, Galeano oppure Brera e Mura per rimanere in Italia. Oggi come si è evoluto questo rapporto?
«Si è involuto… Adesso c’è più quantità che qualità. Oggi è difficile imbattersi in colleghi della spessore di Brera o Mura. Si fa tutto troppo velocemente e ciò va a discapito della qualità. C’è anche meno fantasia, a mio giudizio. Ci sono colleghi molto bravi come Buffa o Condò, ma purtroppo sono delle eccezioni».
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Una storia calcistica, vera, di vita vissuta, che un giorno ti piacerebbe tradurre in un romanzo?
«Un personaggio che mi intriga molto per come ragiona, per come parla, per le scelte di vita che ha fatto, vedi il passaggio dalla Roma al Boca Juniors, è Daniele De Rossi. È uno che ha tanto da raccontare, uno dei pochi nel mondo del calcio che sa cosa dire e che non risulta mai banale».