L’antica arte dell’irezumi, il tatuaggio come incarnazione nell’arte della libido, è al centro dell’elegante crime di Takagi Akimitsu, “Il mistero della donna tatuata”. La miccia della vicenda è il raccapricciante omicidio della bella Kinue, sullo sfondo di una decadente e malinconica Tokyo postbellica…
Ad aprire Il mistero della donna tatuata (264 pagine, 20 euro), il romanzo di Takagi Akimitsu edito da Einaudi (tradotto da Antonietta Pastore) è il breve excursus storico e ideologico sull’irezumi, il tatuaggio. Una pratica antica e sensualissima, l’incarnazione nell’arte della libido. Spesso confuso con minori e ben più grezze opere dilettantistiche, l’irezumi venne erroneamente considerato un’indecenza e come tale fu proibito dalla legge.
Il fascino che questi capolavori su pelle incarnano è il cardine su cui si imposta l’elegante crime di Akimitsu, autore giapponese di grande talento, paragonabile per successo ed esecuzione letteraria al maestro del giallo francese Georges Simenon.
L’oggetto del desiderio attorno a cui tutti i personaggi della vicenda ruotano è la bella Kinue, donna volitiva che per sopravvivere alla devastazione della Seconda guerra mondiale si è arrangiata coi mezzi che aveva, finendo per avere uno stuolo di amanti. Uno su tutti, Takezo, perdutamente invaghito di lei e gelosissimo del suo corpo, intensa impronta dell’arte su questa terra, la mantiene a sue spese, incapace di lasciarla andare.
Il giallo della camera chiusa
Kinue che è un monumento vivente – sulla schiena sfoggia un tatuaggio di inestimabile valore, realizzato proprio dal suo defunto padre, uno dei più importanti maestri tatuatori dell’epoca – viene ritrovata priva di vita nel bagno della casa che divideva con il compagno. La rappresentazione della scena del crimine è raccapricciante e sottilissima: della donna sono rimasti solo gli arti e la testa, il tronco con il leggendario tatuaggio è sparito. Non si evidenziano segni di effrazione né in entrata né in uscita e non si riesce a capire come l’assassino sia riuscito nel suo intento. Tutto fa pensare ad un fantasma, addirittura ad uno spirito ancestrale evocato proprio dal disegno sul torso della vittima.
Una galleria di protagonisti indimenticabili
Sull’omicidio indaga un giovane ispettore di Tokyo, Matsushita, aiutato nelle indagini dal fratello Kenzō, medico legale, sopravvissuto al conflitto bellico dove era in prima linea sul fronte delle Filippine, e in una sola, impetuosa occasione, amante di Kinue.
A dar loro del filo da torcere il professor Hayakawa, fanatico estimatore dell’irezumi e collezionista, acquirente di pelli tatuate, torbida presenza che inquina le acque sempre più agitate di un enigma che sembra senza soluzione.
Il colpo di genio trova il suo ideale nella figura di Kamizu Kyōsuke, amico di vecchia data di Kenzō, giovane promessa ai tempi della scuola, rientrato in città con la fine della guerra. Kyōsuke è il detective dell’impossibile, capace di districare anche il più ingarbugliato dei misteri.
L’autore mette insieme un cast impeccabile, composto da personaggi intensi, indagati nei minimi dettagli, restituiti con la sbalorditiva pienezza di chi li ha conosciuti.
La torbida Tokyo del Dopoguerra
L’atmosfera d’inquietudine è accresciuta dall’ambientazione accurata di una Tokyo reduce dalla guerra, i palazzi crollati, le rovine deserte, incarnano il luogo perfetto per commettere un crimine e si sparpagliano come gangli infetti nella notte che sovrasta la città. Alla fisicità decadente del più importante centro giapponese si somma l’urbanistica dei ricordi che spesso torna al prima, quando Hiroshima non era ancora stata rasa al suolo e le ombre per le strade erano persone, sorelle, padri, amici, fratelli. La malinconia desolata di un posto che non tornerà più come un tempo nasconde allora tra i suoi lacerti le peggiori insidie, polpe pulsanti di una realtà avariata, maturate in un clima di orrore senza precedenti.
Un finale degno dei migliori polizieschi
I meccanismi che regolano la storia di Akimitzu sono precisi al millimetro e fino all’ultimo rimangono sospesi, ritardando la scoperta del colpevole. Solo una volta che tutti gli elementi del rompicapo saranno esposti davanti al lettore, il deus ex-machina li ricomporrà nel giusto ordine, fornendo la chiave di lettura meno scontata, una vera sorpresa anche per chi credeva di aver ragionevolmente trovato il bandolo della matassa.
Il mistero della donna tatuata, attualissimo romanzo del 1948, è in buona sostanza, ben più di un giallo: è la restituzione del nero affresco di una sensualità sinistra e raffinata, persa tra le pieghe del motivo che orna il corpo di un’irresistibile, sontuosa seduttrice, torbido riverbero di un Giappone segreto.
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