“I pesci non esistono” di Lulu Miller è un volume che mescola saggio, reportage e vita, intreccia le storie di una giovane giornalista e divulgatrice scientifica, ossessionata dal pensiero del caos e di un naturalista di fama mondiale, Starr Jordan, affamato di classificazioni, ma più che tentato da una pericolosa pseudoscienza, l’eugenetica…
Lulu Miller, voce e mente dietro a uno dei podcast di divulgazione scientifica più seguiti degli USA, è autrice di un brillante saggio che mescola la scienza al reportage con sfumature di narrativa di genere, dal giallo alla biografia. Si intitola I pesci non esistono (216 pagine, 16 euro), lo pubblica la torinese ADD (con traduzione di Luca Fusari), e racconta attraverso un percorso non scontato la storia di David Starr Jordan, uno dei più noti tassonomisti del mondo.
Anni di esplorazioni, viaggi, ricerche e studi: siamo tra la fine dell’Ottocento e gli albori del nuovo secolo, Starr Jordan, aspirante naturalista, trova la sua strada e inizia l’allestimento di quella che diventerà una famosissima, vasta e preziosa collezione di pesci, tutti rigorosamente classificati. Un mondo in vasetti etichettati, l’impronta ordinata di una realtà che proprio allora, fondale dopo fondale, stava emergendo. Finché nel 1906 il grande terremoto di San Francisco non si abbatte sull’università di Stanford e sui suoi laboratori, distruggendo tutto. Una scrollata di spalle di una natura che, saggiamente, ricordava la propria presenza. Eppure lo scienziato non si perde d’animo, salva il salvabile e riparte, affamato di classificazioni e nuovi pesci, apparentemente sordo alla grande domanda sottintesa alla sua affannosa ricerca: «Che senso ha la vita?»
A chiederlo è la protagonista del libro bambina, sorpresa fin da piccola dalla constatazione, arrivata dal padre scienziato, che in realtà il senso non c’è, tanto vale non arrovellarsi e vivere bene. Ma Lulu Miller, la voce narrante, a vivere bene non riesce, e per gran parte della vita sarà tormentata dalla sete mai risolta di un senso che sembra sfuggire. Finché eccola incappare in David Starr Jordan, che quel senso apparentemente inesistente sembra averlo individuato nei suoi appassionati studi naturalistici e nei pesci.
Resistere al caos
Lo recita il secondo principio della termodinamica: l’entropia di un sistema isolato lontano dall’equilibrio termico tende ad aumentare nel tempo. In poche parole, e riassumendo all’osso: il mondo è dominato dal caos. Per cavalcare il caos, per gestire la domanda incessante di un senso, dominare l’effetto che fa il vuoto dell’orizzonte, una risposta possibile potrebbe essere l’ordine. E chi, meglio di un tassonomista, può aiutare a ricostruire un quadro, allestire gerarchie, dare un nome alla cose classificando e, pazientemente, riordinando frammenti di caos in un mondo dove domina l’entropia?
Se il caos è l’unica certezza del mondo, la vita di David Starr Jordan non è che un tentativo di sfidare il caos e la sua implicita constatazione: noi non contiamo nulla. Ecco allora che il grande scienziato diventa un rifugio: Lulu Miller si affida a lui e alla sua ossessione perché vi intravede la luce di un’incrollabile fiducia nel senso delle cose. Jordan diventa il simbolo di una direzione per una giornalista smarrita, in cerca di un percorso per una vita avvolta dal caos e dal martellante desiderio di una risposta.
La domanda dell’autrice resta incagliata sull’accanimento di Starr Jordan: perché continuare nonostante il terremoto, nonostante una lotta con i mulini a vento, contro un caos che non può essere sconfitto? Dove trova, Starr Jordan, l’energia per un’impresa già fallimentare in partenza?
Una non proprio adorabile idea di ordine
Inizia così la seconda parte del viaggio-reportage, quella che scoprirà una pagina poco encomiabile della biografia e degli studi dello scienziato: il suo rapporto con l’eugenetica. Studi, inchieste, cronache: a emergere è un terreno di pseudoscienza – oggi la chiameremmo così – foriero di scelte assurde come la castrazione subdola e imposta di migliaia di persone ritenute non degne di procreare e “infamare” la specie.
Da Linneo e dal suo metodo di osservazione e classificazione alla posizione di rettore all’università di Stanford: la carriera di Jordan corre veloce. E se il terremoto reale ha scosso il suo piano, ci sono stati nel frattempo altri terremoti nella scienza. Darwin, per esempio, ha scombussolato la visione del mondo di molti, e seppure Starr Jordan aderisca al suo pensiero, la linea di azione, lo si scoprirà procedendo pagina dopo pagina, sarà ben diversa.
L’idea che alimenta la stortura è che esista un piano della natura, una gerarchia degli esseri viventi, e che classificare e ricostruire mondi e legami possa darne conto. È probabilmente questa la passerella logica che permette a Jordan di approdare all’eugenetica senza rimorsi. Il senso della vita starebbe infatti nel suo pensiero in una gerarchia di eccellenza, nel progetto divino di costruire creature sempre migliori
L’anello che fa saltare la catena è un’affermazione sulla quale l’autrice arriva dopo aver respinto, disgustata dalle teorie eugenetiche e dalla loro deriva, l’ispirazione di Starr Jordan. I pesci non esistono: non sono una categoria a se stante. È un’altra scossa tellurica: salta la tassonomia, il lavoro di una vita di Starr Jordan si sgretola sulla base di un presupposto scientifico farraginoso.
Anche la scienza sbaglia, fa parte del metodo e del pensiero: è una ricerca costante, mai una verità imposta, e come tale ammette, anzi incoraggia, lo sguardo capace di andare oltre, superando le gerarchie imposte e allargandosi a contemplare ordini nuovi delle cose, associazioni di vita mai pensate né realizzate prima. Ecco che tutto si riassesta, torna un nuovo ordine nel disordine accettato del mondo, nella mescolanza che è variazione e dunque, per Darwin, possibilità maggiore di sopravvivenza.
Saggio, reportage e vita in una sceneggiatura
Un raro intreccio di scienza e divulgazione, narrazione, mistero e riflessioni personali rende I pesci non esistono di Lulu Miller una lettura fresca, al contempo vorace come una spy story – che in effetti, a tratti, evoca, con il suo enigma centrale e con altri misteri legati alla vita dello scienziato – e appassionante come un saggio le cui ricerche e visioni forniranno stimoli e riflessioni nel lettore. Una formula agile, a suo agio con un pizzico di ironia, con un io narrante saldamente presente, e con un rigore scientifico che non perde smalto, come conferma il ricchissimo apparato bibliografico in coda al volume.
Saggio, reportage e vita sono mescolati con il ritmo incalzante di una sceneggiatura cinematografica che alterna la biografia alle scoperte scientifiche, drammi, cadute e ripartenze a misteri irrisolti e indagini ancora in corso su enigmatici avvelenamenti. Fino all’esacerbazione di quel nocciolo di estrosità che, fin dalle prime pagine, sembrava accompagnare la vita di Starr Jordan: la deriva del pensiero scientifico, la sua distorta associazione a principi morali che il racconto del mondo e della natura non ha e non ha mai avuto.
Non è solo un reportage ma una storia: quella di un naturalista di fama mondiale, quella di una giovane giornalista e divulgatrice scientifica, ossessionata dal pensiero del caos e tormentata da una domanda a cui dare risposta, abbeverandola di esempi salvo poi, quando questi la deludono, trovare la propria singola maturità. Un baricentro in mezzo al caos implacabile del mondo.
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