“L’ultima corriera per la saggezza” di Ivan Doig, scomparso cinque anni fa, ci mostra la vita e ogni sua piega di senso: è l’opera di uno scrittore totale, non un semplice cantore del West. Protagonista un undicenne col suo stupore, in un contesto epico, un viaggio dal Wisconsin al Montana…
Una perdita irreparabile per chi crede nella lettura come compagna di viaggio dell’uomo, balsamo e dannazione, sostegno e comprensione. Ivan Doig non scriverà più romanzi, essendo morto cinque anni fa. Basterebbe però solo questa sua ultima opera (portata in Italia grazie al fiuto e al coraggio della casa editrice Nutrimenti e alla traduzione di uno scrittore, Nicola Mannuppelli, con cui ha collaborato anche Pasquale Panella), L’ultima corriera per la saggezza (544 pagine, 20 euro), per comprendere la portata della sua narrativa, che va ben oltre l’etichetta di cantore del West, per pensare di leggere anche il precedente libro tradotto in italiano, Il racconto del barista, e per chiedere lumi sulle prossime traduzioni in programma. Doig è uno scrittore totale e ha scritto un volume che non ha nulla da invidiare alla potenza di Canada di Richard Ford e che guarda ad alcuni immortali classici americani, come il Kerouac citato nell’esergo, che a un certo punto è personaggio del romanzo, o Twain e Steinbeck, che opportunamente Mannuppelli cita nella postfazione.
L’estate e un viaggio indimenticabile
È il 1951 e un undicenne orfano, Donal Cameron, deve separarsi suo malgrado dalla nonna, costretta a lasciare casa e soprattutto alla vigilia di un delicato intervento. Fulvo di capelli, dolce di carattere, Donal (che ha anche un nome da pellerossa, Capo Rosso) è destinato ad abbandonare il Wisconsin per il Montana, a raggiungere in corriera una coppia di zii, Kate e Dutch, che non conosce. Lo aspetta un’estate fra luoghi e personaggi indimenticabili, a cominciare dai suoi compagni di viaggio. Sono gli occhi del ragazzo a condurci lungo strade polverose, presso anime ammaccate, con lo stupore di un fanciullo agli inizi della vita, ma inserito in un contesto epico.
Il libro delle dediche
Doig delinea una figura di rara vividezza: tra sconforto e audacia, Donal non si tira mai indietro, dispensando fiducia e buone parole, davanti a qualsiasi interlocutore, un galeotto, uno sceriffo, la ragazza che gli dà il primo bacio, parvenze di dolori e di amicizie. Il piccolo eroe di Doig porta con sé il “libro delle dediche”, e tra le pagine appunta i pensieri in rima delle persone che incontra. Senza inutili complicazioni o intellettualismi (talvolta di mezza tacca anche in qualche libro di celebre autore), con la forza e l’onestà di una storia che ha i piedi ben radicati a terra, lo scomparso scrittore statunitense si mette e ci mette di fronte all’esistenza quotidiana e a ogni sua piega ricca di senso.
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