Schine, la passione senza età e l’enigma di un dio amorale

“La lettera d’amore”, primo successo di Cathleen Schine, potrebbe sembrare un romanzo rosa, ma è psicologicamente denso, sottilmente pensoso e ironico, stilisticamente accurato. E non disdegna riflessioni sul legame fra scrittura e amore. La passione tra una libraia e il suo giovane commesso si intreccerà al mistero di una lettera trovata in un libro, fino a un epilogo tutto da scoprire

Con La lettera d’amore di Cathleen Schine (269 pagine, 12 euro), traduzione di Domenico Scarpa, romanzo uscito nel 1995 dal quale è stato tratto il film del 1999 diretto da Peter Chan, la casa editrice diretta da Calasso sembra virare al rosa. Certo, non un rosa da collezione Harmony ma in stile Adelphi, psicologicamente denso, sottilmente pensoso e ironico, stilisticamente accurato. Rosa è la copertina del romanzo che ha dato la notorietà alla scrittrice americana, già firma di prestigio del New Yorker e pubblicata da noi sempre per Adelphi con il suo precedente Le disavventure di Margaret, mentre quest’anno è uscito per Mondadori Io sono l’altra, di colore rosa è la libreria dal nome shakesperiano di Helen, la protagonista del romanzo della Schine, un’affascinante, aspra e risoluta donna di quarantadue anni la quale si è lasciata alle spalle senza rimpianti un matrimonio con un ex marito ora diventato «spaventosamente, mostruosamente ricco», matrimonio dal quale è nata l’adorata figlia Emily, Helen la quale con noncuranza e leggerezza vive la sua nuova condizione collezionando avventure amorose una dietro l’altra nelle quali sarà sempre lei a avere in mano le redini del gioco.

Commedia romantica e giallo

Rosa è insomma l’atmosfera dell’intero romanzo della Schine, quella di una commedia romantica giocata su più piani e narrata con intelligenza e in modo non patetico e scontato. Alla commedia si lega il giallo tramite l’utilizzo dell’espediente di cui al titolo: una lettera d’amore trovata per caso da Helen nella sua libreria all’interno di un libro. La lettera inizia così:

Cara Capra, come ci si innamora? Si casca? Si inciampa? Si perde l’equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi un ginocchio, sbucciandosi il cuore? Ci si schianta per terra, sui sassi? O è come rimanere sospesi oltre l’orlo di un precipizio, per sempre?…

… e così via. Banale forse, non propriamente scritta in una lingua letteraria, in qualche modo convenzionale e sdolcinata, ma vera, luminosa, di quella luce che si irradia nei deserti delle singole esistenze quando il dio Cupido lancia i suoi dardi fiammeggianti. Quella lettera, quelle parole messe su un foglio da chissà chi e dirette verso chissà chi, frutto di emozioni e tormenti altrimenti destinati ad andare dispersi si insinuano con dolcezza e contemporaneamente in modo minaccioso nella mente e nel cuore di Helen, suscitando delle pressanti domande, non solo in lei, infatti anche Johnny, lo studente ventenne che approfittando della casa libera dei genitori in questa piccola città identificata come Pequot, una ex colonia di artisti sulle sponde dell’Atlantico nel New England e che evoca antiche battaglie fra coloni puritani e i nativi americani, andrà lì a passare quella fatale estate, lavorando nella libreria, alle dirette dipendenze di Helen, sbircerà e leggerà la lettera che vede spuntare dalla borsa dove lei l’aveva riposta. Nasceranno le reciproche domande dei protagonisti, su chi abbia scritto la lettera e su chi fosse il destinatario, domande e desideri inconfessati che faranno da prologo all’esplodere della passione fra Helen e Johnny, un amore «impratico e poco dignitoso», passione e amore che si confondono fra un poco più che adolescente e una donna tanto matura da poter essere sua madre, tanto da far domandare a Helen «da che punto in poi chiamiamo la passione amore?»

Una storia dirompente e struggente

La dirompente e per molti versi struggente storia fra Helen e Johnny, le sue inevitabili complicazioni, sono il corpo del romanzo ma non eludono la domanda iniziale che Helen rivolge a se stessa: Chi sono Capra e Montone? Il primo il destinatario e il secondo il mittente della misteriosa lettera? Helen mostra una spiccata predilezione per le lettere, delle quali è una collezionista, siano quelle dei genitori che ritrova nella casa di famiglia, siano quelle di adolescenti innamorati, lettere di ogni tipo come nei citati versi di Auden:

Lettere di ringraziamento, e lettere dalle banche,/lettere di gioia da ragazza e ragazzo…e amanti timidi che fanno la dichiarazione/e chiacchiere, chiacchiere da ogni nazione…Intelligenti, cretine, lunghe o corte,/a macchina, stampate o tutte piene di errori

ma anche epistolari di scrittori come Nabokov, Edith Wharton che era capace di scrivere fino a quaranta lettere in un solo giorno, lettere nelle quali come ci ricorda la voce di Helen possono nascere anche teorie scientifiche come nel caso del freudiano complesso di Edipo, d’altronde la letteratura sembra nascere essa stessa dall’atto di scrivere lettere a qualcuno, tutte cose che Helen nelle sue varie forme seleziona e ordina accuratamente e che sembrano rivendicare l’altrui attenzione dagli scaffali dove sono riposte, salvo la possibilità di rimanere per sempre non spedite, a testimonianza di tutte le risoluzioni mancate e i propositi troncati.

La metamorfosi di una donna

La misteriosa lettera oltre a diventare perno del romanzo della Schine e del giallo a esso collegato, oltre a fare da accompagnamento alla storia fra Helen e Johnny, per Helen assume un significato quasi archetipico e sacrale. Helen sogna l’amore leggendo una lettera altrui e ne proietta i significati nella sua storia con Johnny, un ragazzo di vent’anni che potrebbe essere suo figlio, l’unica persona confesserà a se stessa che l’ha amata:

Ogni lettera è una aggressione, concluse Helen, perché esige una risposta

e

Tutte le lettere finiscono con la promessa di continuare

proprio come ci aspettiamo possa accadere con l’amore. ll legame fra scrittura e amore è uno dei contenuti più significativi che emergono dal romanzo della Schine, come esposto in alcune bellissime riflessioni nelle pagine finali. Un finale tutto da scoprire che regala la bellissima evoluzione del personaggio di Helen, da donna forte, seducente, severa e un po’ saccente, che proprio grazie all’irrompere dell’amore vivrà la sua trasformazione. Nelle ultime pagine che con calibrata maestria fanno crescere l’aspettativa di scoprire l’origine della misteriosa lettera, la figlia undicenne torna dal campo estivo, vi è il dirompente, ingombrante e chiassoso arrivo a casa di Helen della mamma e della nonna, la ripresa degli studi di Johnny e il suo ritorno a New York è prossimo. Tutto sembra annunciare la prevedibile fine di una passione che banalmente sembra destinata a consumarsi solo nell’infuocata stagione estiva durante la quale si svolge la narrazione, ma il finale lascia delle porte aperte oltre a svelarci finalmente il mistero della lettera con un colpo di scena degno di ogni giallo che si rispetti e nel quale sono evidenti tracce autobiografiche della scrittrice. Il giallo sentimentale, il mistero della lettera d’amore, di quell’«enigma mandato da un dio amorale» è svelato e sarà bello arrivare fino alla fine di questa godibilissima e per molti tratti commovente commedia romantica per scoprirne lo scioglimento.

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