Con il romanzo “Il ritratto” Ilaria Bernardini vuole insegnarci – attraverso un triangolo sentimentale – le infinite sfumature dell’amore le cui declinazioni si alimentano di un cibo che sfugge all’umana comprensione e ad ogni possibilità di catalogazione. Protagonisti un magnate argentino colpito da ictus, la moglie, nota pittrice, e l’amante, una scrittrice
Un libro d’amore, un libro sull’amore. Una storia pazzesca, senza categorie, senza giudizi, che fa de Il ritratto (369 pagine, 19 euro) di Ilaria Bernardini, edito da Mondadori, una lettura commovente, se vogliamo struggente, carica di emozioni, ricordi, sensazioni. A partire dal punto focale della vicenda, l’ictus di Martin Aclà, noto magnate argentino, del quale sono profondamente innamorate non solo la moglie, la celebre pittrice Isla Lawndale, ma anche l’amante di una vita, la scrittrice Valeria Costas. Proprio quest’ultima, per stare vicino all’uomo che ha sempre amato, commissiona all’ignara consorte un ritratto di sé stessa. Da questo incontro professionale nascerà una profonda amicizia che consentirà a Valeria di entrare nella famiglia di Martin e di poterlo accudire segretamente durante la malattia.
Flashback e lutti
Il potere dell’amore, la triangolazione tra lui, lei e l’altra sono qui trattati con estremo garbo, in punta di fioretto, regalando a ciascun personaggio il giusto spessore caratteriale e la dovuta attenzione. Attraverso una serie di flashback il lettore è guidato nelle vicende personali dei personaggi, le cui vite, come nel caso di Martin e Valeria, sono segnate da lutti importanti, non ancora pienamente elaborati. I tormenti, le gelosie, i sensi di colpa della scrittrice vengono affrontati con piena maturità, talvolta rivelandone la fragilità, altre volte, invece, sottolineandone la profonda devozione. A rafforzare questo legame clandestino che sfida le convenzioni, il tempo e persino la malattia, sarà il tenero affetto nato tra Valeria e la figlia ribelle di lui, Antonia, che in questa nuova amica troverà un solido punto di riferimento.
Una testimonianza in un mondo anaffettivo
Ilaria Bernardini, con una scrittura immediata e semplice, priva di fronzoli, pare voglia insegnarci le infinite sfumature dell’amore le cui declinazioni si alimentano di un cibo che sfugge all’umana comprensione e ad ogni possibilità di catalogazione. Se solo i protagonisti fossero stati scelti tra persone più ordinarie – e non tra profili alto-borghesi – l’intera storia ne avrebbe senz’altro guadagnato in termini di vicinanza al lettore medio. Fatta salva questa considerazione, però, il libro di Bernardini merita di essere letto perché in un mondo anaffettivo come questo, rappresenta una bella testimonianza su quanto, ancora oggi, l’amore conti
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