Il terzo episodio della serie del biblioterapeuta Vince Corso è “Uccido chi voglio”. Il protagonista di Fabio Stassi torna a casa e la trova a soqquadro, i vinili frantumati, l’amato muto cane Django avvelenato. Il primo di parecchi strani eventi…
Roma. Da fine giugno a luglio. Vincenzo Vince Corso, ammalato di letteratura, da oltre vent’anni in graduatoria per insegnare italiano, non è mai passato di ruolo vivacchiando fra precari incarichi e supplenze (o anche collaborazioni giornalistiche con pseudonimo), fino a che si è inventato un mestiere da sperimentare. Da qualche anno ha affittato un appartamentino-studio in via Merulana, un sottotetto all’ultimo piano, dove vive, lavora e si propone come facilitatore emozionale e biblioterapeuta, ricevendo le potenziali clienti senza segretaria o sala d’attesa. È cresciuto a Nizza con la madre Anna, graziosa e solare, e le sue colleghe, cassiere o cameriere o cuoche o inservienti di tante diverse strutture alberghiere, sconosciuto padre di passaggio al quale scrive tutti i giorni una cartolina senza destinatario e con l’indirizzo dell’albergo dell’incontro che lo ha concepito.
Lettera del detenuto e casa a soqquadro
Niente elettrodomestici e automobile, si arrangia, gira in motorino Malaguti, talora si diletta con il clarinetto o con gli scacchi. Assomiglia un poco a Gérard Depardieu, fisico imponente, pelo grigio, occhi azzurri; e ha pure tradito tutte le donne amate, da ultimo Serena; ora sta con Feng che però è partita per la Cina. Il nuovo, terzo episodio della serie, Uccido chi voglio (234 pagine, 14 euro), è pubblicato ancora da Sellerio. La mattina del 29 giugno il portiere Gabriel gli consegna la lettera del detenuto Queequeg che gli vuole parlare di libri. Di ritorno dall’edicola trova la casa a soqquadro, i vinili frantumati, l’amato muto cane Django avvelenato. Nella sala d’attesa dell’ambulatorio veterinario vede arrivare e riandarsene tanti padroni preoccupati, da ultimo un cieco. Sul giornale si parla di uno straniero ucciso a colpi di pistola sul lungomare di Tarquinia, più o meno quando c’era andato lui. Vince comincia a scrivere una lettera al padre. Poi, per giorni, assiste a distanza Django isolato e in coma, mentre strani eventi con ciechi presenti continuano ad avvenirgli intorno, incidenti furti omicidi, oscuri pedinamenti. Il commissario Ingravallo lo sospetta di svariati inghippi. E molte gli chiedono consigli professionali.
Otto giorni dalla Z alla A
Il bibliotecario di origine siciliane Fabio Stassi (Roma, 1962) ha iniziato a scrivere romanzi di vario genere una quindicina d’anni fa, lindi, solidi e ben scritti, colmi di notevoli letture e densi di riferimenti ad altrui scritture, seriali quelli con Corso (protagonista anche di vari racconti), narrati in prima persona al passato, qui ancora con 26 capitoli titolati con le lettere dell’ordine alfabetico dalla Z alla A raggruppate lungo gli otto giorni della vicenda. L’incipit è un lungo “epilogo”, datato 16 dicembre 1959 quando i genitori scoprono un bambino d’improvviso ferito agli occhi. Le chiusure letterarie in corsivo sono due: l’intera completata lettera al padre, l’attentato di Nizza.
Citazioni e passeggiate
In fondo al testo c’è l’appendice con libri, canzoni e altri rimedi citati esplicitamente o implicitamente in ogni capitolo, compresi consigli di lettura e origine dei nomi di alcuni personaggi. Segue la “mappa” delle quindici passeggiate romane (cui si aggiunge quella al Museo delle Relazioni Interrotte di Zagabria) descritte nel corso del testo: dai portici di Piazza Vittorio al cimitero acattolico di Testaccio. Contano le sale d’attesa, questa volta più quella del veterinario che quella del biblioterapeuta. Dal Don Chisciotte in poi, il vero protagonista di ogni romanzo è il lettore, si dice e si spiega in un dialogo importante fra carnefice e vittima. Onnipresente Carlo Emilio Gadda (Milano, 1893 – Roma, 1973), anche la tomba. Dedica al grande Gianni Mura, «perché il tuo cuore faceva più rumore di una macchina da scrivere». Aleggia una congiura di lettori non vedenti tramite il titolo e la copertina. Birra e Tim Collins. Cantautori francesi.
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