Per una volta lascia le Langhe e approda in Sicilia il personaggio feticcio di Gianni Farinetti, e suo alter ego, lo sceneggiatore Sebastiano Guarenti. Nel suo nuovo romanzo “Doppio silenzio” non manca un efferato fatto di sangue, ma più che il giallo spiccano altri colori…
Letto e tradotto nei maggiori paesi europei, Gianni Farinetti è un giallista di successo che però scansa i cliché e non disdegna di dare ai suoi romanzi con delitti venature di altri… colori. Un nome affermato del panorama nazionale, sulla piazza da quasi un quarto di secolo, cantore delle Langhe – terre mitiche e letterarie, tra Pavese e Fenoglio – che però stavolta si è concesso un’incursione palermitana, con il suo più recente romanzo, appena pubblicato dalla casa editrice Marsilio, ovvero Doppio silenzio (208 pagine, 14 euro). Editorialmente parlando non è la sua prima volta in Sicilia, nel 1998 aveva vinto il premio Selezione Bancarella con L’isola che brucia, romanzo ambientato a Stromboli, storia di un oscuro omicidio fra il mare e il vulcano, una natura lussureggiante e personaggi affascinanti e sofisticati. E nell’Isola, quattro anni fa, Farinetti ha vinto il premio Racalmare Sciascia con Il ballo degli amanti perduti. Adesso un nuovo romanzo siciliano per l’autore piemontese, che l’ha messo a punto nel corso di un lockdown: periodo fecondo per lui, a differenza di tanti altri autori.
Un matrimonio e un cadavere
Il personaggio feticcio di Gianni Farinetti, e suo alter ego, lo sceneggiatore Sebastiano Guarenti – che ha abbandonato Roma per stabilirsi nelle Langhe, unico contatto con la capitale il fidanzato Roberto, che talvolta lo raggiunge – si ritrova a Palermo, città che lo affascina, come invitato alle nozze di amici. Come nei precedenti romanzi l’ambientazione è tutt’altro che secondaria: i chiaroscuri del capoluogo siciliano, i suoi spaccati alto-borghesi, le sue rovine e i suoi splendori sono un tutt’uno con la vicenda narrata, un noir veloce, con la consueta scioltezza linguistica, e con un’inventiva sopra la media. Durante il volo per Palermo legge dell’assassinio di Paolo Currau, erede di un famoso imprenditore, ritrovato cadavere in una villa antica: il delitto pretesto di tutto il plot. Sulla strada del ritorno, dopo il matrimonio, finisce per perdere l’aereo per Torino: tutta colpa di una figura appena intravista, un imprevisto che gli ricorda un amore vecchio di vent’anni, Nicola.
L’amore perduto che torna
Inevitabile lo sguardo sulla Sicilia e, fra nobili decaduti e ricchi eccentrici, sui siciliani (a un personaggio l’autore fa dire: «… siamo matti, strani, incoerenti e ci meritiamo il disastro che abbiamo combinato»), ma è sul versante elegiaco che stavolta Farinetti dà il meglio di sé: l’amore perduto che torna dal passato, fra rimpianti, malinconie e inquietudini senza tempo. Penna d’altro intrattenimento, Farinetti si conferma maestro nell’accelerare e nel rallentare, nella descrizione d’ambiente e del particolare, con spiccata componente visiva. Piccola buccia di banana, il dialetto in bocca a qualche personaggio, a cominciare dal protagonista, verosimilmente lontano dal siciliano, e certe sintetiche descrizioni d’ambiente. Ma sono difetti di cui anche l’autore sarà conscio.
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Caro Leti
grazie per la bellissima recensione di Doppio silenzio. Ho lavorato con molta gioia a questo romanzo, la Sicilia è nel mio cuore e nei miei pensieri da tanto tempo. L’isola che brucia mi ha portato fortuna e torno “laggiù” sempre col batticuore (dato che sto “quassù” nel vecchio Piemonte e pensare a Palermo mi riempie la mente). Doppio silenzio mi è paricolarmente caro, è come un sopralluogo – e ne ho fatti tanti prima di sentirmi pronto per raccontare questa storia. Grazie davvero, spero di aver penetrato almeno un pochino uno dei luoghi più misteriosi d’Italia, uno dei più incantevoli. Abbracci affettuosi, Gianni