Mencarelli tra grido di dolore e inno alla vita

La strana amicizia fra alcuni pazienti sottoposti a TSO in un’estate romana. Matti che si avvicinano ai poeti nei protagonisti di “Tutto chiede salvezza” di Daniele Mencarelli, che si conoscono senza necessariamente capirsi

Partiamo dal titolo.Tutto chiede salvezza (204 pagine, 19 euro) di Daniele Mencarelli, edito da Mondadori e vincitore dell’ultimo Premio Strega Giovani 2020, parla già da sé in maniera molto evocativa. Un grido intimo di dolore, ma nel contempo un inno alla vita, a quell’immensità imperscrutabile che talvolta lascia basiti, spaventa e disorienta.

Ascoltarsi senza giudicarsi

Attraverso un linguaggio semplice, che scava nell’umanità nascosta delle persone, Mencarelli (l’abbiamo intervistato qui) compie un viaggio profondo in un anomalo rapporto di amicizia instauratosi tra alcuni pazienti sottoposti a TSO, in una calda estate del ‘94. Ciascuno con la propria storia e i propri disturbi, ciascuno con un grande bisogno di affetto e con tanta voglia di vivere, malgrado una scienza poco empatica che l’autore non manca di criticare, nonostante una incomprensione generalizzata incapace di distinguere cosa davvero sia follia, i protagonisti di questa storia troveranno il modo di ascoltarsi senza giudicarsi, di conoscersi senza necessariamente capirsi.

La follia come l’arte

La follia come l’arte, ovvero il ricordo di una bellezza primigenia andata perduta, questo il nocciolo del libro di Mencarelli (qui il suo video per il nostro canale YouTube) che viene espresso in alcuni passaggi particolarmente suggestivi. Mencarelli (ha scritto qui per noi) regala spunti di riflessione che avvicinano i matti ai poeti, ricordando Gibran quando scriveva «La differenza che separa i saggi dai pazzi è sottile come la tela di un ragno».

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