Un talento da coltivare quello di Eleonora Spezzano, autrice a quattordici anni di un convincente romanzo storico ambientato nella Varsavia del 1941. In “Hans Mayer e la bambina ebrea” un messaggio di speranza e un inno alla ribellione e alla libertà
Scrivere o parlare della Shoah non è mai facile. Trattare un argomento così doloroso, come la sofferenza e la morte programmata di milioni di persone, i campi di sterminio, non è facile per un adulto, figuriamoci per un adolescente. Eppure Eleonora Spezzano, giovane autrice di 14 anni, con il suo romanzo d’esordio Hans Mayer e la bambina ebrea (388 pagine, 18,90 euro), pubblicato dalla casa editrice ennese Bonfirraro, riesce a toccare con delicatezza uno dei periodi storici più cupi del Novecento. Siamo a Varsavia nel 1941, in piena seconda guerra mondiale. Hans Mayer è un ufficiale della Wehrmacht dal passato turbolento che percorre ogni giorno la strada che lo separa dalla caserma e dagli uomini sotto il suo comando, non senza mostrare incertezze e dubbi sul ruolo che ricopre.
Fin da quando mi avevano messo addosso la divisa sapevo che sarei diventato un mostro, una macchina fatta di ferro e cavi intersecati fra di loro solo per fare del male. Ero un ragazzino dal cuore spezzato, troppo giovane per reggere tutto il peso che mi avevano messo addosso, ma di questo ancora non mi rendevo conto. Ero consapevole di ciò che facevo comunque, come tutti, provando un dolore che mi appariva ancora inspiegabile. Ben presto le cose sarebbero cambiate, e io ancora non lo sapevo.
Distinguere bene e male
Sarà un incontro fortuito a cambiare le sorti del suo destino: l’incontro con Marie, una bambina ebrea di tre anni, rimasta sola perchè la sua famiglia è stata catturata dai tedeschi. La piccola creatura innocente diventa ben presto il suo segreto indicibile, la sua sfida al sistema, il bisogno di disobbedienza, l’inno di libertà, la strada da percorrere verso il bene. Affronta molte sfide, rischiando la vita più volte, ma ormai è certo delle orme da seguire: quelle che conducono alla salvezza, propria e delle persone a cui pian piano impara a volere bene in modo assoluto e incondizionato.
Nonostante la giovanissima età dell’autrice, ciò che colpisce non è soltanto la capacità di raccontare un tema delicato attraverso una storia che è intensa e drammatica allo stesso tempo, ma l’abilità di tratteggiare la personalità del protagonista ricorrendo ad uno stile ed un linguaggio chiaro, semplice, ma decisamente appropriato che riesce a commuovere e toccare le corde dell’anima. Emergono tutti i pensieri e i tomenti interiori di un uomo che si ritrova davanti un bivio, regalando al lettore spunti di riflessione sulla distinzione tra il bene e il male
Tutti, in fondo, viviamo per stare dalla parte dei buoni, ma quando non si sa chi è il buono e chi è il cattivo di una storia? Insomma, ogni volta che leggiamo un libro, ascoltiamo una storia, o semplicemente sfogliamo un giornale, siamo perennemente condizionati dall’interpretazione personale degli altri. Il protagonista di un racconto è sempre il buono, il cattivo è quell’uomo spietato e senza valori, ma se invece fosse il contrario, chi sarebbe il nemico?
La speranza e il talento
La storia che racconta Spezzano, però, è anche un messaggio di speranza: nella mostruosità che conosce l’umanità in quel periodo buio, nelle atrocità subite dagli ebrei, c’è spazio per l’amore, quel sentimento in grado di smuovere le coscienze. Hans Mayer conquista l’affetto non solo della piccola Marie, ma di Victoria, la donna che lo aiuterà nell’impresa di ristabilire il bene nel mondo, sovvertendo radicalmente quell’ordine folle che un uomo altrettanto folle aveva in mente.
Un libro che convince, una penna che non lascia indifferenti, un talento da coltivare. Non resta che sperare di leggere presto un nuovo romanzo di Eleonora.
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