Con “Il mare è rotondo” Elvis Malaj scrive la picaresca epopea di un giovane albanese, Ujkan, che sogna di raggiungere l’Italia. Negli occhi del protagonista i desideri di una generazione, tra le pagine un impasto linguistico stridente e feroce
Il sogno più grande di Ujkan è raggiungere l’Italia e lo desidera così tanto da averci provato in tutti i modi, anche se ogni volta qualcosa sembra essersi messo di traverso. Come quella volta che con il barcone era arrivato a pochi metri dalla costa italiana e quando lo scafista aveva intimato a tutti di buttarsi in acqua e raggiungere la costa a nuoto, lui si era rifiutato, aveva preteso di essere riportato in Albania. L’episodio era diventato una vera e propria leggenda nel suo paese
la sua cronologia dei tentativi di raggiungere l’Italia era scandita dai nomi con cui nel quartiere via via lo battezzavano: “il Greco”, quando si era procurato il passaporto falso; “il Turista”, per la richiesta del visto turistico; poi “il Missionario”, “l’Italkaro”, “Fisheku”, “Drapni” e altri nomi che durarono poco, fino a quello attuale, ossia “il Nuotatore”. Ujkan era un bravo nuotatore e in apnea non lo batteva nessuno, aveva il primato di due minuti e quattro secondi, e per questo – forse – gli avevano finalmente affibbiato un nome decente. Il vero significato Ujkan l’aveva scoperto per caso, al bar. Un tizio stava raccontando all’amico la storia di uno che era andato fino in Italia e poi non si era buttato dal gommone perché non sapeva nuotare. «Sì, lo conosco, è il Nuotatore» gli aveva risposto l’altro
Il sogno italiano…
Tuttavia nell’ultimo anno e mezzo della sua vita Ujkan – protagonista de Il mare è rotondo (240 pagine, 18 euro) di Elvis Malaj, pubblicato da Rizzoli – aveva visto sfumare il suo tentativo di raggiungere l’Italia: dopo un mese che non si presentava al lavoro era stato licenziato; la sua fidanzata l’aveva tradito e lasciato, anche se a ben vedere non gli era dispiaciuto liberarsi di lei; e poi era stata la volta dei suoi amici, che si erano stancati di corrergli dietro e sopportare i suoi cambi d’umore. Tuttavia il sogno italiano sembrava non perdere vivacità, si radicava sempre più nel suo orizzonte e dopo tanto tempo, la speranza di raggiungere l’Italia sembra farsi più forte quando uno dei suoi amici lo chiama con l’occasione perfetta fra le mani: questa volta sarebbe andato in Italia con un volo aereo e con un lavoro che lo stava aspettando. Per racimolare un po’ di soldi per il viaggio, Ujkan finirà per essere coinvolto in ogni sorta di espediente. La burocrazia per l’espatrio finirà per tormentarlo e i progetti dei suoi amici per sbarcare il lunario lo metteranno in guai così grossi che per tirarsene fuori dovrà intervenire persino il Presidente. L’immagine di una generazione negli occhi di Ujkan, protagonista di un romanzo che tratteggia giovani trentenni intenti a lasciare il proprio paese per cercare un futuro altrove, che vogliono attraversare quel mare che per pochi metri separa l’Albania dall’Italia e lasciarsi alle spalle il proprio paese.
… e una giovane donna
Nel romanzo di Malaj sembra di fare un salto nel tempo, agli angoli delle strade i vecchi «studiano le tessere del domino sul tavolo», i ragazzini ti allungano «un pacchetto di sigarette di contrabbando in cambio di trecento lek», e nell’aria echeggia «l’ultimo singolo di Sinan Hoxha»; mentre nelle case gli uomini si radunano nella oda e burrave, si siedono a gambe incrociate «intorno al tavolo rasoterra, senza parlare, rispettando antichi rituali» che ancora si seguono, aspettando che le donne portino il caffè preparato con la xhezve, «la caffettiera che preparava il caffè alla turca». E se Ujkan cerca in tutti i modi di approdare in Italia, altrettanto fortemente vuole innamorarsi e ancora di più quando incontra Irena, in sella alla sua bicicletta, fuori da un tabacchino, tanto che nei giorni seguenti finirà per bere il caffè sempre nello stesso bar con la speranza di incontrarla nuovamente. Anche se Irena gli darà del filo da torcere, Ujkan si ricorderà di quella frase pronunciata dall’oratore del corso per venditori: «Anche se cerchi di vendere un capolavoro per pochi spiccioli […] il cliente le prime volte risponde sempre di no, è automatico. Bisogna continuare finché rompi questo automatismo ed entri davvero in comunicazione con il cliente». Il giovane prenderà alla lettera il suggerimento e lo applicherà alla sua tecnica di conquista della giovane donna, senza dimenticare il sogno italiano.
Ispirato a una storia vera
Stridente e feroce, l’impasto linguistico del romanzo di Malaj restituisce le difficoltà a restare a galla in quel mare, che una leggenda definisce rotondo. Il romanzo si ispira alla storia di Ylli Bodinaku, un giovane poco più che trentenne che cercò di raggiungere la Germania, non senza colpi di scena: «Io penso che se sei uno scrittore – ha detto Malaj in un’intervista a proposito del suo romanzo – e vieni a conoscenza di una storia del genere non puoi non scriverne. Nel gesto di questo ragazzo c’è tutta la letteratura del mondo».
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