Muscarella e il destino scritto di una ragazza in fuga

L’attualità di una vicenda di fine Ottocento, in un piccolo centro della provincia palermitana, riecheggia nel secondo romanzo di Vincenzo Muscarella, “Maruzza”. Una storia di povertà e immigrazione, con cui fare i conti e che ci spiega il passato e il presente della Sicilia

«Il matrimonio riparatore fu fissato all’alba, cu u scuru, ancora prima della prima messa»: dietro questa frase c’è un mondo intero. È il mondo di Maruzza, ragazza di paese che alla fine dell’Ottocento ha il torto di cedere alla corte di un ragazzo più grande di lei, accettando perfino la fuitina.

Bivio e America

È uno di quei bivi che cambiano la vita di una ragazza e del futuro marito in cui chiunque potrebbe riconoscersi anche adesso. In fondo nella piccola Cerda il mormorio ipocrita e perbenista della gente non è diverso dai click e dai retweet dei leoni da tastiera di oggi. Così come la successiva fuga della coppia dal paese, verso quell’America dove si raccontava che i picciuli crisciani sull’arvuli, non è diverso dalle storie di immigrazione che i giornali raccontano adesso. Ieri i siciliani, vittime di intermediari spregiudicati, oggi gli africani in mano ai mercanti di schiavi. Sullo sfondo le stesse povertà, culturali prima che economiche.

Un mondo che credevamo sepolto

Tutto questo racconta Vincenzo Muscarella in Maruzza (310 pagine, 18 euro), pubblicato da edizioni Arianna, la sua seconda opera dopo il fortunato Damiana. Maruzza è il primo atto di una trilogia dedicata anche a Antunina e Marietta, le madri delle tre ragazze di Cerda, arse vive nell’incendio della «Triangle Shirtwaist Factory», avvenuto a New York il 25 marzo del 1911, in cui persero la vita 146 persone (126 delle quali erano donne). E nel raccontare la (breve) vita di Maruzza l’autore ci riporta in un mondo che credevamo sepolto, immerge il lettore in questa realtà in cui i personaggi sembrano avvolti da un destino già scritto a cui non riescono a ribellarsi. Una realtà che va oltre le pagine e che spinge a riflettere sul passato di una intera regione e, in definitiva, di tutti noi.

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