Lo spopolamento di un paese di una vallata altoatesina fa da sfondo a “Resto qui”, romanzo di Marco Balzano. In scena, con una prosa essenziale, l’ancestrale lotta tra la rivendicazione del diritto alla terra contro i soprusi dovuti alla speculazione economica
Un romanzo tenace quello di Marco Balzano che in Resto qui (192 pagine, 11,50 euro), edito da Einaudi, ripercorre i drammatici avvenimenti che hanno portato allo spopolamento di Curon, piccolo centro montano al confine con l’Austria, attraverso le vicende dei due protagonisti, Erich e Trina i quali, malgrado loro, diventeranno essi stessi eroi delle proprie vite e di quelle dell’intera vallata in cui vivono.
Tempi bui
Sono gli anni della guerra, della furia nazista e fascista, della sempre difficile convivenza tra italiani e tirolesi e degli interessi famelici di alcuni industriali. Tempi bui dove gli uomini lavorano come bestie e in questo faticare coltivano il legame più profondo, quello con la propria terra. Balzano analizza bene questo attaccamento che porterà i due protagonisti a combattere la costruzione di una diga pur di non abbandonare il paese in cui sono nati e cresciuti.
Povertà e dignità
La partenza della figlia per la Germania, a loro insaputa, costituisce quel velo di malinconia che si diffonde in ogni pagina, in cui si descrivono vite fatte di stenti, di povertà, ma anche di profonda dignità. Questo è quello che si racconta in questo libro carico di storie e di sofferenze, di fughe e di resistenze. La prosa è essenziale come si conviene al mondo contadino che qui diventa la cornice ideale per mettere in scena l’ancestrale lotta tra la rivendicazione del diritto alla terra contro i più biechi soprusi dovuti alla speculazione economica.
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