Un libro che trasuda di provincia padana, con il suo rosario di personaggi, tutti perdenti, tutti aggrappati a un sogno, a una speranza. Ecco cosa è “Padania Blues” di Nadia Busato, una lente di ingrandimento su una macroregione dove la gente macera veleno e aspetta il proprio riscatto. Una scrittura ricca, in contrasto col grigiore che descrive
Bella scoperta Padania Blues (272 pagine, 16 euro) di Nadia Busato, pubblicato dalla casa editrice Sem. Un libro che trasuda di provincia padana, con il suo rosario di personaggi, tutti perdenti, tutti aggrappati a un sogno, a una speranza che li estirpi da una vita incapace di sorprenderli, non più in grado di farli sentire veramente vivi. Colpa di un contesto sociale gretto e ignorante, nonostante il benessere diffuso che, come una polvere asfittica, copre le miserie quotidiane, l’abitudinarietà elevata a sistema. C’è chi fantastica di sfondare in TV, chi vuole scappare via, chi spera in una nuova opportunità: ognuno ricama il proprio desiderio nascosto e, pur di raggiungerlo, è disposto a scendere a compromessi.
Quelle esistenze fatte in serie…
Busato ci racconta di una provincia sofferente, riavvolta su se stessa, dove la gente macera veleno e aspetta il proprio riscatto. La sua scrittura è ricca, incalzante, in picco continuo, quasi in contrasto con il grigiore e le apatie dei luoghi che descrive. L’autrice impianta un’analisi spietata della “Macroregione” – la Padania, appunto – dove le cose non sono come sembrano, dove non basta un’opulenza generalizzata a rendere migliori le cose. Anzi ne denuncia le ipocrisie, i limiti, le sostanziali contraddizioni: quelle proprie di chi cerca sempre una chance per sfuggire all’ordinarietà di esistenze fatte in serie, senza più stimoli, senza più direzioni
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