L’ultima estate di Dad Lewis a Holt, in Colorado, è il cuore di “Benedizione”, volume della trilogia di Kent Haruf, con la sua scrittura sobria e il suo stile inconfondibile. Una narrazione ordinata di storie minime da togliere il fiato, strappando se possibile, anche qualche lacrima
Kent Haruf, autore di Benedizione, pubblicato da NN editore, è uno che la tocca piano. Nel senso che la sua scrittura è sobria, soffice, francescana, come direbbe il suo traduttore italiano, Fabio Cremonesi (nel 2017 ha vinto il premio della “Lettura” del Corriere della Sera come miglior traduttore dell’anno grazie a Le nostre anime di notte).
I grandi spazi del Colorado
Lo stile è inconfondibile, nelle parole che usa echeggiano magistralmente i grandi spazi del Colorado, il lettore è accompagnato con dolcezza in una immersione che si fa totale, complessiva, dove quasi si ha l’impressione di sentire la polvere degli immensi paesaggi americani entrare davvero nelle narici. Esiste un dolore struggente che serpeggia in queste pagine in cui una treccia di storie diverse, ma contigue, avvolge come un panno caldo l’intero libro.
Gli ultimi giorni
Gli ultimi giorni di vita di Dad Lewis, amorevolmente accudito dalla moglie Mary e dalla figlia Lorraine. Il reverendo Lyle, la sua fede incrollabile contro tutto e contro tutti. Willa e Alene, madre e figlia, con le loro storie complicate, vedova la prima, una storia di adulterio la seconda. E poi una serie di figure minori, Berta May, Alice, Frank le cui presenze contaminano una narrazione sempre efficace, mai sopra le righe, puntuale, precisa, ordinata. In questi avvenimenti di provincia, Haruf ripercorre tutta la sintomatologia dell’animo umano, raccontando in maniera per niente banale amori, rancori, rimpianti, sofferenze che non hanno tempo, né spazio, ma solo un rispettoso impatto emotivo. Da togliere il fiato, strappando se possibile, anche qualche lacrima.
È possibile acquistare questo volume in libreria o qui