Ramingo Borgese, vite irresolute tra viaggi reali e mentali

Giuseppe Antonio Borgese non è solo “Rubé”. Ripubblicata la summa della sua produzione di racconti ne “Il pellegrino appassionato” (titolo che allude anche alla sua condizione di esule antifascista): poche le tracce della Sicilia natia e, in quasi tutte le storie brevi, un’inquietudine di fondo, con personaggi piccolo-borghesi oppressi dalla solitudine, che vanno alla deriva

La “dittatura” di Rubè nella geografia letteraria di Giuseppe Antonio Borgese? Forse va ricalibrata, il suo universo va riequilibrato. Lo scrittore di Polizzi Generosa non si può circoscrive al suo libro più rappresentativo e centrale. Una decina di anni fa un eccellente saggista e critico come Salvatore Silvano Nigro, che è anche consulente dell’editore Sellerio, si interrogava sul suo destino editoriale dopo la pubblicazione, per Vallecchi, di Atlante americano, articoli di dissenso al fascismo scritti sul Corriere della Sera. Da allora si è mosso qualcosa.

La riscoperta degli ultimi anni

Negli ultimi due anni sono riapparsi tre titoli: Poesie giovanili (La canzone paziente) per Edda, I Balcani 1917-1919. La missione in Albania e la questione jugoslava (relazioni e foto inedite di una missione diplomatica di Borgese) per le edizioni Luglio, e un altro suo cruciale romanzo, I vivi e i morti (ne abbiamo scritto qui), di rara potenza, complementare a «Rubè», pubblicato da Il Palindromo: una storia metafisica sull’incapacità di vivere, tra turbamenti psichici, visioni e ossessioni del modernissimo protagonista. Una vivacità, quella attorno a Borgese, che potrebbe accendersi ulteriormente dal 2022 quando, trascorsi i settant’anni dalla morte, scadranno i diritti d’autore, rendendo libera la pubblicazione delle sue opere.

«Il migliore dei miei libri»

Il ritorno più recente in libreria è quello di un altro volume di Giuseppe Antonio Borgese, una sorta di chiusura del cerchio, un’opera meditata a lungo, che raccoglie la summa della sua produzione di racconti, genere in cui mostra di eccellere con grande versatilità. Il pellegrino appassionato (422 pagine, 22 euro), pubblicato da Avagliano (catalogo prezioso con classici, Serao, Gozzano, Pomilio e Patti, e contemporanei, Balzano, Franchini, Milone) col contributo della fondazione «G. A. Borgese» e la cura dell’italianista Gandolfo Cascio e del direttore della fondazione, Gandolfo Librizzi, che firmano rispettivamente prefazione e nota editoriale conclusiva. L’emblematico titolo della raccolta di novelle allude alla condizione di esule, viandante e cavaliere errante di Borgese che, come si desume dagli apparati critici, ha un giudizio più che positivo della sua “creatura”: «Un libro veramente nuovo, e da certi punti di vista il migliore dei miei libri». La sua figura di intellettuale tutt’altro che provinciale che si contrapponeva all’estetismo sterile di stampo dannunziano e alla retorica di cui era gonfio il fascismo, non poteva attecchire nell’Italia di Mussolini. Non giurò fedeltà al regime e così si trasformò in esilio un suo breve soggiorno negli Usa, da dove sarebbe tornato nel dopoguerra.

Il sole nel buio esistenziale

La prima edizione Mondadori de Il pellegrino appassionato risale al 1933: cinquantuno racconti che disegnano, in effetti, la mappa di un autore ramingo simbolicamente, interiormente ed esteriormente, dove della Sicilia sono poche le tracce (molto riuscite una novella, non esplicitamente, isolana intitolata La centenaria, e un’altra, La Siracusana), e gli scenari vanno dalla Liguria a Firenze, dalle valli del nord Italia all’estero, seguendo itinerari di vita del «pellegrino» Borgese. Le anonime, inconsistenti e irresolute esistenze di gran parte dei protagonisti vanno di pari passo col tramonto e con l’imbrunire, con scenari autunnali di molti racconti (realistici alcuni, soprannaturali altri), si susseguono viaggi reali e mentali, un’inquietudine di fondo di gente oppressa dalla solitudine – in genere piccoli borghesi come Filippo Rubè – che va alla deriva. Sembra esserci poco spazio per la speranza in mezzo a tanto buio esistenziale, anche se l’autore, quasi a smentirsi, ottenne di pubblicare nell’ultima pagina del libro a frase: «Il sole non è tramontato». (Questo articolo è stato pubblicato sul Giornale di Sicilia)

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