“Il mondo alla fine del mondo” è uno dei migliori libri di Luis Sepulveda, che oggi sarà ricordato in tutte le librerie italiane. Un libro che racconta – attraverso la caccia alle baleniere fantasma nei mari del sud – il posto nel mondo di ogni uomo, il senso di responsabilità con cui tutti prima o poi facciamo i conti
«Ignoro come lei intenda il mare. Io lo vedo come un corpo infinito e potente che nonostante la sua capacità distruttiva sopporta generosamente la debole e arrogante avventura umana»: dovrà attendere che un vecchio marinaio gli sussurri queste parole, un Sepulveda ormai adulto, per capire che ogni uomo ha un posto e anche una missione nel mondo. E che quello che da giovani è un sogno può rivelarsi da adulto un incubo che si è chiamati a combattere per quel senso di responsabilità con cui tutti prima o poi dobbiamo fare i conti.
Le avventure cambiano con l’età
La debole e arrogante avventura umana è, in questo caso, quella dei cacciatori di balene che oggi saccheggiano in modo piratesco i mari del sud come secoli fa i conquistatori spagnoli facevano con le terre del nuovo mondo. È quello in cui Sepulveda ritorna, all’inizio degli anni Novanta, è Il mondo alla fine del mondo (129 pagine, 15 euro), tradotto da Ilide Carmignani per Guanda: quelle terre estreme della Patagonia da sempre sinonimo di avventura.
Ma nella vita ogni avventura è diversa a secondo della fase in cui la si affronta. E così il viaggio sulla baleniera fatto da adolescente è la realizzazione del sogno di ricalcare le orme del capitano Achab e di evadere da un destino già scritto. È il sogno di tutti noi che Sepulveda incarna e descrive nella prima parte col romanticismo di parole scritte quando internet e la sua prospettiva non erano neanche nei libri di fantascienza.
La forza di farcela e qualcosa di incredibile
Il ritorno alla fine del mondo dell’adulto, richiamato dall’impegno ambientalista, è la scoperta di una realtà invisibile da giovane. Dando la caccia alle baleniere fantasma e risolvendo un giallo per Greenpeace scorrono le immagini di notti in barca, ghiacciai dai nomi impronunciabili, isole che non si trovano sulle mappe. E poi c’è quell’incrocio di storie che diventano una sola trama con una morale, che ci consegnano gli ambientalisti durante lo scontro con le baleniere che vogliono distruggere il mondo alla fine del mondo: quando si ha la forza di credere che possiamo farcela a dispetto di tutto, a darci una mano può essere anche qualcosa di incredibile. È un messaggio attualissimo che ci arriva sul velluto di una scrittura che ricama immagini e ci trasporta, appunto, nel mondo alla fine del mondo facendoci sentire parte di esso.