Marchitelli e il solito commissario, un esercizio di scrittura

Un commissario e un racconto incanalati sul binario degli stereotipi. Ecco a cosa fa pensare la lettura de “Il pittore” di Gino Marchitelli, atipicissimo giallo. Né suspense, visto che l’assassino è immediatamente chiaro, né descrizioni ambientali, né analisi di tipo sociologico, per un libro che sembra senza troppe pretese

Del terzo episodio del commissario Matteo Lorenzi non c’è molto da dire. Il Pittore (184 pagine, 15 euro), scritto da Gino Marchitelli per le RedDuckEdizioni, è un libro che non si lascia ricordare a lungo. Non colpisce la storia, alquanto scialba e senza pretese; né rimangono impressi i personaggi principali, in primis il commissario della Mobile di Milano, Matteo Lorenzi, e la sua compagna, la giornalista Cristina Petruzzi.

Cliché e niente colpi di scena

La storia scivola senza colpi di scena, puntellata dai soliti clichè: il poliziotto duro e ostinato che neppure in vacanza riesce a tenersi lontano dai guai; la fidanzata ostinata e agguerrita che si rivelerà fondamentale nello svolgimento delle indagini. E poi una serie di personaggi minori, tutti infatuati dalle doti investigative del protagonista, il quale anche in trasferta saprà fare la differenza facendo giustizia.

Ideale sotto l’ombrellone

Non ci sono colpi di scena – chi uccide è chiaro da subito –, non si assiste ad una scrittura particolarmente seducente: la bella terra salentina non è descritta all’altezza della sua maestosità e le sporadiche riflessioni sociologiche che ogni tanto compaiono, e che evidentemente nelle intenzioni dell’autore vorrebbero dare profondità al testo, non riescono purtroppo nell’intento. “Il pittore” sembra più un esercizio di scrittura che non un lavoro fatto e compiuto. Leggero e senza pretese, è il classico giallo estivo da leggersi sotto l’ombrellone, tra una granita e un cruciverba.

 

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