Il comunismo fra risate e lacrime, “dirige” Scivoletto

“I pionieri” del regista Luca Scivoletto? Una famiglia compenetrata dalla politica, gli ideali comunisti interpretati rigidamente, un ragazzino che vorrebbe vivere come gli altri, giocando a calcio o andando in vacanza. Una storia tragicomica fra solidarietà, compassione e amore

Regista e sceneggiatore siciliano, Luca Scivoletto esordisce con il romanzo di formazione I Pionieri (335 pagine, 18 euro), pubblicato dalla casa editrice Fandango. «Ma te lo immagini il mondo senza il Partito comunista?» Enrico Belfiore, studente di prima media nella Sicilia di fine anni ’80 e figlio di Michele, Segretario Regionale del partito, un mondo senza comunisti lo vorrebbe proprio perché avere genitori totalmente dediti alla causa comunista non è per niente facile: mai una vacanza, mai una gita al mare, mai una cosa normale nella sua famiglia. Solo politica, sempre politica. Al comunismo deve persino il nome, scelto in onore di  Enrico Berlinguer! «La politica si era insinuata nelle sue vene come un virus latente». Al contrario di lui, il suo migliore amico Renato è il degno figlio del Partito, amante della politica, fedele al comunismo e con una particolare avversione nei confronti del capitalismo, soprattutto se americano.

Ideologia, comizi e scarpe

Con stile narrativo fluido, ironico, a tratti dissacrante, Scivoletto dipana la storia di Enrico che si svolge tra ideali politici, comizi del Pci, l’amore impossibile per Alessia Losurdo, la sorella maggiore Chiara che lo spinge alla ribellione e i compagni di scuola che lo sfottono. La prima rivolta all’ideologia comunista si verifica quando chiede ai genitori l’acquisto di un paio di scarpe Reebook.

Poi un giorno, alla fine della ricreazione, ebbe un’illuminazione guardando le proprie scarpe di tela blu stile Superga che si trascinavano per il corridoio accanto ai mocassini consumati di Renato. Due scarpe qualsiasi che lottavano contro il mondo, mentre tutto intorno era uno sfavillare di Nike Bw e Reebook Classic.

 

Un vendersi al capitalismo che, come sappiamo, oltre che riguardare l’economia, è un fenomeno che coinvolge il modo di vivere di ognuno di noi ed Enrico vorrebbe solo vivere come i suoi compagni di scuola a cui è consentito andare in vacanza, comprare un paio di scarpe sportive dal nome americano, giocare a calcio.

La caduta del muro e il padre

L’autore dimostra di essere abile ad intrecciare il romanzo di formazione, ripercorrendo i tentativi di integrazione di Enrico in quel mondo “normale” che lo ha sempre lasciato ai margini, con la ricostruzione storica: la caduta del muro di Berlino con le sue ripercussioni sull’ideologia comunista, Togliatti, Berlinguer, Ingrao, Occhetto, lo stesso titolo del romanzo che richiama il “Pioniere”, la testata giornalistica ideata negli ambienti della sinistra italiana e diretta da Gianni Rodari, nonché l’Associazione Pionieri d’Italia che riuniva ragazzi tra gli otto e i tredici anni.

Dietro la storia di Enrico e del suo amico Renato vi è, forse, un richiamo dell’autore alle corde della nostalgia verso un passato migliore che, del resto, non può non spingere ad una profonda riflessione sull’attuale situazione politica senza celare l’insoddisfazione verso il presente e l’ansia nei confronti del futuro, oggi più che mai. Ma vi è anche una critica verso il formalismo e il rigore di un comunismo troppo spesso “dichiarato a parole ma ormai tradito nei fatti”. La chiave di lettura autobiografica è suggerita dal fatto che il padre dell’autore, Concetto Scivoletto, fu dirigente siciliano del PCI e segretario della Federazione provinciale ragusana, poi senatore dei DS.

La fuga e la voglia di essere normale

La portata dell’epoca narrata è tratteggiata egregiamente nelle vicende umane non solo del protagonista del romanzo, ma anche degli altri personaggi che gli ruotano intorno: la famiglia Belfiore si nutre quasi ed esclusivamente di politica, è in lotta contro il capitalismo e la Democrazia Cristiana e in questo modo condiziona la vita di un bambino di 11 anni, ne influenza idee e scelte. Ben presto Enrico capisce che la vita va interpretata a proprio modo, senza nessuna influenza di sorta al punto da meditare una fuga. Una fuga verso la libertà. Scivoletto ci regala una straordinaria storia di costruzione della propria identità, attraverso una narrazione  in parte psicologica che mette in risalto il flusso di coscienza del protagonista e una rappresentazione del suo mondo interiore. Soffre perchè vuole essere “normale”, quando l’imperativo categorico del Partito è essere diversi; soffre perché nel cuore di suo padre si sente al secondo posto, dopo il partito; soffre perché il suo essere differente rispetto ai suoi compagni gli impedisce di conquistare Alessia. Anche lo sport è motivo di classificazioni sociali: l’atletica è proletaria, il calcio è capitalista e, di nascosto dalla famiglia, in piccolo Belfiore sceglie proprio quest’ultimo.” Il figlio disadattato di un’altra epoca” nessuna frase può descrivere meglio Enrico.

In mezzo al bosco

I personaggi sono delineati con profondità e ironia, ancor di più l’amicizia tra Enrico e Renato. Così diversi al punto da avere continui scontri e divergenze, ma uniti più che mai. Il senso di protezione del primo è commovente, come la lealtà l’uno nei confronti dell’altro. L’influenza cinematografica dell’autore si percepisce nella parte finale del romanzo, quando coinvolge i due amici in quella che per Enrico è una fuga dalla famiglia, ma per Renato è una spedizione per rifondare il partito comunista. In questa nuova avventura in mezzo al bosco, scandita da episodi amorosi e di sopravvivenza ai limiti dell’impossibile, si scoprono pionieri nel senso più profondo del termine:esplorano un nuovo mondo, quello della libertà e indipendenza. Lo conquistano e si aprono alla vera umanità, il vincolo più forte che possa esistere tra gli uomini: un poderoso combinato di solidarietà, compassione, amore, perdono, cura.

I Pionieri è senza dubbio un romanzo che strappa risate, ma anche lacrime.

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