Giornata mondiale del libro, i volumi belli dentro e fuori…

Un libro bello dentro e fuori, un libro con una bella copertina e una storia che rimane dentro, un libro con un bell’abito e una bella anima. Ecco cosa abbiamo chiesto alle nostre firme. Ne vien fuori un catalogo speciale con cui celebriamo la Giornata Mondiale del Libro 2020

“Ravenna” di Antonio Pizzuto (Polistampa)

ravenna

Pizzuto è la scrittura dell’eterno presente, un’atemporalità che è il significato immanente di un’attesa perpetua in cui è possibile rivivere quanto già vissuto e quanto vissuto da altri, in cui è possibile fare riapparire quelle persone e quegli oggetti . Ravenna, definito dallo stesso scrittore “vera e propria empietà, insulto alla ragione e al buon gusto” è un romanzo biologico e genealogico, è il più fulgido esempio di romanzo della duplicazione e dell’accoppiamento del purtroppo quasi dimenticato autore siciliano. (Simone Bachechi)

“Il miniaturista” di Jessie Burton (Bompiani)

tradotto da Elena Malanga

miniaturista

Un romanzo avvincente, un personaggio enigmatico, una delle città più affascinanti del mondo, Amsterdam, alla fine del diciassettesimo secolo. Una scoperta. Galeotta fu l’illustrazione in copertina. (Arturo Bollino)

“Il riccio nella nebbia” di Kozov, Norstein e Yarbusova (Adelphi)

Tradotto da Livia Signorini

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Riccio, come ogni sera, si incammina verso casa di amico Orso, ma al calar della nebbia il piccolo riccio si perde. Così, il solito percorso diventa un’avventura popolata da animali fantastici in luoghi straordinari. Questo racconto illustrato, tratto da un capolavoro del cinema di animazione russo, regala calma, pensieri dolci e tanta, tanta bellezza. Consigliato per lettrici e lettori da 0 a 99+. (Anna Caputo)

“Un incantevole aprile” di Elizabeth Von Armin (Fazi)

Tradotto da Sabina Terziani

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Che ci troviamo in Liguria, è chiaro fin dalla copertina di Un incantevole aprile, un classico di Elizabeth Von Arnim. Una copertina bellissima, perché è proprio la bellezza il perno intorno al quale ruota la vicenda delle quattro protagoniste. Un romanzo intelligente, ironico eppure delicato, pieno di bellezza, quello della gamma di fiori incantevoli di un aprile in Riviera. (Alessandra Chiappori)

“Il grido” di Antonio Moresco (Sem)

ilgrido

Un saggio potente, la cui potenza è esemplificata nella bellezza essenziale e diretta della copertina, di uno dei maggiori scrittori italiani contemporanei, che dialoga con pensatori, scienziati e poeti del passato, riflettendo sulla condizione umana e, in qualche modo, sull’estinzione dell’umanità. Consigliatissimo, per chi vuol percorrere sentieri poco battuti. (Giosuè Colomba)

“Nessuno scompare davvero” di Catherine Lacey (Sur)

tradotto da Teresa Ciuffoletti

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L’inabissarsi volontario di “Nessuno scompare davvero”, la voglia di annullarsi, di rendersi introvabile, di ricominciare daccapo, magari altrove, con altre persone, sotto un cielo diverso. Chi non ha mai desiderato sparire? Ma la realtà è diversa. E spesso, anziché sparire, si finisce per rimanere solo sotto il pelo dell’acqua. (Giovanni Di Marco)

Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, di Jared Diamond (Einaudi)

tradotto da Francesca Leardini

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Mai titolo mi è parso più in linea con l’attuale frangente. Nella mia libreria di fiducia è tra i classici nella sezione saggi. Sono molto legata a questo libro. Una ricognizione tra storia, sociologia e geopolitica che con lucida acutezza ci porta dentro il meccanismo delle crisi, all’epicentro del problema, ponendo delle domande cruciali. Copertina un’esplosione, una traccia, la bellezza di quel che è a rischio. (Teodora Dominici)

“Acqua di mare” di Charles Simmons (Bur, adesso Sur)

tradotto da Massimo Bocchiola, adesso Tommaso Pincio

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«Non si può rimpiangere di aver amato qualcuno». C’è anche una data, 23 settembre 2007. È una frase che ho appuntato all’interno del libro Acqua di mare di Charles Simmons. Se non si può rimpiangere una storia d’amore almeno si può raccontarla, come riporta la citazione a Primo amore di Turgenev voluta dall’autore all’inizio del libro. Ho sempre considerato Acqua di mare un piccolo capolavoro, riscoperto dal pubblico grazie alla recente traduzione di Tommaso Pincio per Edizioni Sur. Sono, tuttavia, legata all’edizione Bur del 2007 (tradotta da Massimo Bocchiola) che contiene, oltre all’appunto citato pocanzi, un’interessante intervista all’autore all’interno della quale ritroviamo Turgenev ma soprattutto ci addentriamo in una riflessione intima sul significato della scrittura per Simmons e su cosa ha rappresentato la stesura di questo romanzo. Ebbene, ci accorgiamo, leggendo il libro e assaporando poi le confessioni dello scrittore, che l’onda dei ricordi sono il vero cuore del romanzo, l’essenza dell’indagine umana sulle proprie radici e il proprio passato, sul legame con la famiglia. “Non si sfugge al proprio io, io almeno non ci riesco” ammette Simmons in chiusura dell’intervista.
In copertina Coppia di Herbert List, 1958: il lirismo fotografico immortala la perfezione estetica di un momento. La dolcezza ipnotica dello sguardo della ragazza trafigge la macchina fotografica. Sarà la stessa (amara) dolcezza ad accompagnare il lettore durante tutta la lettura, mentre si addentra nella musicalità narrativa ed evocativa che è la struttura stessa dell’intera opera. (Sara Durantini)

“Malgrado tutto” di Julián Fuks (Quarup)

tradotto da Giacomo Falconi

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É un libro pieno di domande Malgrado tutto di Julián Fuks. Perché la memoria è astuta, inganna, dissimula. Il narratore indaga sul passato del fratello adottato e la ricerca di una storia familiare si trasforma nell’analisi della storia collettiva di un paese: quello dell’Argentina, patria dei genitori del protagonista e costretti all’esilio dopo il golpe del 1976. In un confronto serrato tra realtà e memoria, questo romanzo è un esempio straordinario di autofinzione che ci interroga sulla funzione attuale della narrativa e sul suo ruolo identitario. «Oscillo tra una fedeltà impossibile alla realtà – o, per meglio dire, a quei cocci del mondo che siamo soliti chiamare realtà – e un’insopprimibile tendenza a favoleggiare, un modo astuto per sfiorare i fatti, la volontà di dare alle cose un senso che la vita si rifiuta di dar»e. (Silvia Gasparoni)

“L’altra luna” di Irene Giuffrida (Splen)

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Un romanzo labirintico, fatto di luci ed ombre che si riversano nella psiche della protagonista dal nome ambiguo, esattamente come la sua natura mutevole, incontrollabile e scissa. Luna è una ragazza dalla bellezza disarmante, ricca, intelligente e giovane. All’apparenza è un essere perfetto, tuttavia, la sua mente è corrugata dal fantasma del padre, morto suicida e rinvigorito nella memoria solo attraverso i racconti amorevoli della nonna; e dall’ombra della madre, personalità di spicco di Mongio Servino e donna dal carattere forte, e dalle sue ombre. Luna si ritrova in un’aula di tribunale per discolparsi di un omicidio che afferma di non aver commesso, o non ricorda, o non sa di aver commesso. Un romanzo, quello di Irene Giuffrida, autrice catanese, classificabile non solo nel genere del thriller psicologico ma anche filosofico: le eco del pensiero nietzschiano, del dionisiaco e nell’apollineo che abitano in modo disordinato la psiche della donna fino a tramutarsi in malattia e follia; e in quella pirandelliana, in cui la maschera non è soltanto il “fantasma nero” che ne abita la mente, ma il suo doppio, il suo gemello, quello che Luna prova a combattere e ad annientare, per trovare un equilibro. La copertina realizzata da Cecilia Paladino racchiude gli elementi in forma di rebus disseminati nel testo: il cuscino a forma di cuore, il volto della luna come maschera, il Giano Bifronte e la lampadina nella quale è intrappolata una mosca. Anche la scelta di sistemare il titolo nella quarta di copertina suggerisce al lettore un ulteriore enigma. Un romanzo molto avvincente e ben costruuito, bello dentro e fuori. (Margherita Ingoglia)

“Anthologie de la poésie française” a cura di Georges Pompidou (Le Livre de poche)

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Una copertina perfetta, quella che riproduce un particolare del pannello pittorico di Odilon Redon Le jour, per il florilegio della poesia francese curato da Georges Pompidou: da Villon a Ronsard, da Nerval a Éluard, questa Anthologie ci permette di scegliere «fior da fiore» senza alcun commento, come puro godimento estetico. Troveremo tutti i grandi poeti, ma anche alcune vere sorprese trascurate dai manuali scolastici. (Maria Grazia La Malfa)

“I cinque” di Vladimir Jabotinsky (Voland)

tradotto da Marta Zucchelli

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Nella copertina e nel romanzo un mondo che non c’è più, l’elegia di una Odessa cosmopolita – con ebrei, armeni, russi, greci, tedeschi e ucraini – prima che gli orrori del Novecento disintegrassero tutto. Ne ho scritto più diffusamente qui. (Giovanni Leti)

“Due di due” di Andrea De Carlo (La Nave di Teseo)

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Due giovinezze, un’amicizia, la sensazione che più di un pezzo di questo libro appartenga alle nostre vite. Una lettura del tempo che fu, con una marcia in più, ovvero la nuova copertina realizzata dall’autore per la recente edizione che celebra il trentennale e che contiene altre illustrazioni di De Carlo. (Salvatore Lo Iacono)

“Nessuno accendeva le lampade” di Felisberto Hernandez (La Nuova Frontiera)

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Una raccolta di racconti che hanno per protagonisti la luce e il buio, la musica e il silenzio, ma anche la magia, che serve a dare un senso nuovo alla realtà, offrendo una nuova prospettiva, un nuovo sguardo per comprenderla pienamente. (Paola Lorenzini)

Benedetti, Rattaro, Attenberg

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Chi di noi di Mario Benedetti (Nottetempo), traduzione di. Noia e rifiuto di sé, il non riuscire a trovare un quid che dia significazione alla sua vita, induce Miguel a favorire il rapporto tra Alessia, la sua ragazza, e il suo amico Lucac. Attraverso tre generi narrativi diversi (diario, lettera, racconto), i tre protagonisti, danno ognuno una personale interpretazione alla loro storia d’amore.

Niente è come te di sara Rattaro (Garzanti). “Niente è come te” sussurra il padre alla figlia Margherita, nei momenti in cui le sembra più triste, perché niente può annullare o avvilire la forza propulsiva che, dopo una lunga separazione, li riunisce: l’amore.

“Santa Mazie” di Jami Attenberg (Giuntina), traduzione di. Mazie di giorno vende biglietti in un cinema, di notte diventa la regina del quartiere poiché dà sostegno a tutti i barboni, i diseredati che vivono tra le vie di New York. Esemplificazione del concetto di amore come Gesù lo propose, Mazie, fa parte della storia della città. (Francesca Luzzio)

“Balzac e la piccola sarta cinese” di Dai Sijie (Adelphi)

tradotto da Ena Marchi

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Come Sorgo rosso di Mo Yan o La montagna dell’anima di Gao Xingjiang, Balzac e la piccola sarta cinese di Dai Sijie è uno di quei libri che hanno fatto scoprire al mondo e amare la letteratura contemporanea del Gigante asiatico. Romanzo di una generazione sconvolta dalla “Rivoluzione culturale” maoista, il capolavoro di Dai rivela la grandezza di uno scrittore capace di scrivere in prosa accarezzando la poesia. Da quell’opera (ne ho scritto qui) è stato tratto un film del 2002: la traduzione italiana pubblicata da Adelphi ha in copertina proprio una bella, suggestiva, inquadratura di quella pellicola. (Gerardo Marrone)

“La bolgia delle eretiche” di Marinella Fiume (A&B)

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Un romanzo allegorico che restituisce alla memoria la storia “d’inchiostro e d’ombra” di alcune figure femminili straordinarie di varie epoche: Ursula, Suor Agueda, Francisca, Garronfola, Gertrude, Sofonisba, Peppa la Cannoniera e la poetessa Mariannina Coffa. Storie, in alcuni casi, a rischio oblio. A narrare le donne che abitano la bolgia delle eretiche è Alda, alter ego della Fiume, omaggio alla poetessa dei navigli, con una lingua che si piega ai registri delle protagoniste, ora ispanica, ora latina ed ora sicula, per raccontare la dannazione, il tormento, per gridare l’ingiustizia patita e per ridare memoria alle sorelle cui è toccato l’inferno e il deserto della vita. (Mirella Mascellino) 

“Il cardellino” di Donna Tartt (Rizzoli)

 

tradotto da Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai

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Il cardellino, unica opera rimasta di quelle dipinte da Carel Fabritius a Delft prima della sua morte, domina fin dalla copertina l’omonimo romanzo di Donna Tartt, vincitore nel 2014 del Pulitzer per la narrativa. Così come l’appassionato d’arte è soggiogato dal capolavoro del pittore olandese, il lettore rimarrà -ne sono certa- irretito dall’avvincente storia di Theo Decker, scritta in maniera magistrale.Non fungano da deterrente le quasi ottocento pagine del libro: il piacere che esse riservano sarà, infatti, di gran lunga esuberante rispetto all’impegno rappresentato dalla mole. (Antonietta Molvetti)

“Oscar e la dama in rosa” di Eric-Emmanuel Schmitt (Bur, adesso e/o)

tradotto da Fabrizio Ascari, adesso Alberto Bracci Testasecca
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Dietro l’immagine sognante della copertina una storia di sofferenza, ma anche di amicizia, speranza e fede. Oscar muore di leucemia a 10 anni e, negli ultimi giorni di vita, con lui non ci sono i suoi genitori, che hanno paura di guardarlo negli occhi e trasmettergli il dolore. Ma c’è il suo angelo custode, la dama in rosa.che non gli dice bugie e gli parla di Dio come fa una mamma vera. Grazie a lei Oscar accoglie la morte con naturalezza, senza terrore; la malattia che lo fiacca non gli impedisce di confortare e rincuorare gli adulti, l’ultima lezione, la più bella. (Lucia Porracciolo)

“Una vita da libraio” di Shaun Bythell (Einaudi)

tradotto da Carla Palmieri

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Un riuscitissimo esperimento narrativo. Raccontandosi autobiograficamente con enorme abilità descrittiva, l’autore descrive tutti passaggi e le avventure del suo “mestiere” di libraio, catapultando il lettore oltre quel magico bancone che è come il varco tra un desiderio e la sua ormai prossima conquista. Pagine che si leggono come un romanzo, anche se romanzo non è! E che ci fanno comprendere quale mondo si nasconda dietro le nostre passeggiate tra gli scaffali di una libreria. Leggere non solo un libro, dunque, ma un libro che ci parli di libri e di librai! Una vera… Festa del Libro! (Nuccio Puglisi)

“Nel blu tra il cielo e il mare” di Susan Abulhawa (Feltrinelli)

tradotto da Silvia Rota Sperti

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Prima di entrare definitivamente nel blu, lo spazio-tempo degli spiriti, un bambino di dieci anni, Khaled, racconta la sua vita e quella delle donne della sua famiglia in Palestina. Una saga familiare che commuove ed emoziona, ricca di storie e sentimenti. (Arcangela Saverino)

“Piccolina” di Marisa Silver (Bompiani)

tradotto da Anna Mioni

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Un’allegoria, una favola moderna, che ho letto perché sono stata catturata dalla copertina. Pavla, come da cliché fiabesco, nasce quando i suoi genitori sono già anziani e quasi non l’aspettano più. La piccola, dal volto bellissimo, non crescerà, affetta da nanismo. E avrà una vita mirabolante, fra tante avventure, un po’ da vittima e un po’ da carnefice. Una storia che parla di pregiudizi nei confronti delle donne, dei diversi e dei deboli. (Micol Treves)

“A quarant’anni” di Nahid Tabatabai (Ponte 33)

tradotto da C.Z. Rafatnejad

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«Doveva svegliarsi. Non era più una melagrana. Era una giovane ragazza che doveva alzarsi per cominciare un nuovo giorno. Sorrise. Era felice. Felice della sua giovinezza, ancora più felice perchè era innamorata». Un bilancio di ciò che è stato arriva a quarant’anni per la giovane iraniana, Alaleh, protagonista del romanzo di Nahid Tabatabai. Ritaglia dal proprio passato fotografie determinanti: la gioia, l’amore, la giovinezza, ma anche il peso della guerra e della rivoluzione khomeinista, sentendo il cambiamento del proprio paese, passare sulla sua pelle e finendo per costruire una nuova immagine del proprio futuro. (Paola Zoppi)

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