Una piccola comunità, un testamento con delitto, uno scavo psicologico efficace ma non brutale. Ne “Il regno delle ombre” di Louise Penny torna il commissario Gamache, che assomiglia alla più famosa creatura di Simenon
Le indagini del commissario Gamache avvolgono il lettore con il fascino sottile di un ragionamento, di uno “scavo” psicologico, che sa essere spietatamente efficace senza risultare mai inutilmente brutale. Quel commissario somiglia a Maigret. E Louise Penny, la “mamma-scrittrice” di Gamache, ricorda George Simenon. Questo, però, è un giudizio del tutto personale: rappresenta solo un invito alla lettura del romanzo Il regno delle ombre (518 pagine, 15 euro), edito da Einaudi, che segue a un anno di distanza la fortunata traduzione italiana (sempre firmata da Letizia Sacchini) di Case di vetro, sempre per Einaudi.
Three Pines
Tra i paesaggi innevati del Québec in Canada, lì sonnecchia (ma non troppo) la piccola comunità di Three Pines. Uno dei suoi abitanti più illustri è Armand Gamache, comandante in capo della “Suretè” sospeso dal servizio dopo il mezzo fallimento di una precedente missione. A questa macchia nella carriera proverà a rimediare, proprio mentre si ritrova a sbrogliare la matassa di un testamento con delitto. Accanto a lui una sgangherata compagnia di artisti e poliziotti, magnificamente modellati dalla scrittrice che costruisce così un’opera corale. L’esatto opposto del soliloquio, noioso, di un superpoliziotto troppo solo per essere vero.
Ex giornalista tra premi e traduzioni
Nata a Toronto, residente con il marito in un paesino a sud di Montréal vicino al confine con il Vermont, Louise Penny ha un passato da giornalista e conduttrice radiotelevisiva. Un presente da giallista di successo. In bacheca tra gli altri il prestigioso premio “Agatha Award for Best Novel”, che ha vinto per quattro anni consecutivi, le sue opere sono state pubblicate in ventisei nazioni. In italiano, oltre “Case di vetro” e “Il regno delle ombre”, disponibili pure “La via di casa” e “L’inganno della luce” (stesso numero di pagine, 432, e identico prezzo, 15 euro) che dallo scorso anno sono nel catalogo Piemme Edizioni.
Lucarelli e il ragno
A consigliare i lavori di Louise Penny è anche il suo collega Carlo Lucarelli. “Non so – ha scritto sul Corriere – come si sentano le mosche invischiate al centro del bozzolo in attesa del ragno. Male, penso. Io invece mi ci sento bene. Perché i libri di Armand Gamache sono come una ragnatela. Belli”. Su La Stampa, invece, Massimo Vincenzi nella sua recensione di Case di vetro ha sottolineato che “il protagonista assoluto non è l’assassino e non è neppure Armand Gamache, che pure riveste il ruolo di capo della polizia canadese: il vero protagonista è l’atmosfera che ti cattura sin dalla prima pagina e non ti lascia andare sino al climax finale”.